Come già anticipato da Tuttomondo, il 15 dicembre al teatro Lux di Pisa gli attori della compagnia BitQuartet hanno portato in scena una versione per cinque attori della Visita della vecchia signora di Friedrich Dürrenmatt.
La prima cosa di cui è doveroso rendere conto è la capacità che gli attori (tutti giovanissimi) hanno di stare insieme sul palco. C’è un unico respiro, un movimento fluido e ben coordinato. In scena ci sono cinque attori, tre cubi e una finestra, tuttavia lo spettatore riesce a vedere il treno che arriva i personaggi che si parlano da un binario all’altro, i gufi, il vento e le porte che cigolano.
Gullen è una cittadina caduta in rovina in cui l’economia ristagna e la crisi dilaga. I cittadini sembrano risvegliarsi quando arriva la notizia del ritorno di Claire, una donna, ormai vecchia e miliardaria, espatriata molti anni prima. La speranza è quella che la Signora porti finalmente una ventata di benessere.
La storia però prende rapidamente una piega diversa poiché la donna chiarisce subito il motivo del suo ritorno: vuole vendetta. Molti anni prima è stata cacciata a causa di un processo ingiusto, perché, rimasta incinta senza essere sposata, aveva chiesto ad Alfred Ill, l’uomo con cui aveva una relazione, di riconoscere il bambino. Alfred Ill invece di assumersi la sua responsabilità pagò due ubriaconi per giurare di aver avuto rapporti con Claire. La giovane fu costretta all’esilio e la sua bambina venne data in affidamento ad una casa di accoglienza. La piccola morì dopo un anno mentre Claire per sopravvivere cominciò a fare la prostituta. Dopo aver fatto innamorare un vecchio miliardario e averlo sposato, Claire cambia radicalmente vita. Eredita un patrimonio sconfinato, sposandosi e divorziando per sette volte, sopravvivendo con tenacia a un incidente aereo. Il motore della sua forza è la sete di vendetta, alimentata da un dolore irreparabile quale la perdita di un figlio. “Il mondo mi ha reso una puttana e io lo rendo un casino”.
La Signora arriva a Gullen con mille bagagli, una pantera e una bara: vuole la morte di Alfred Ill e sa che per averla dovrà corrompere i concittadini dell’uomo. Tuttavia, alla sfrontatezza e all’immoralità della proposta, il popolo risponde con un duro, certo e ostinato rifiuto.
In scena gli attori sono sempre presenti. Oltre ad Alfred e alla Signora compaiono alcuni concittadini. La scelta di BitQuartet è quella di individuare alcune figure di particolare importanza: il borgomastro, il parroco e un carabiniere. I passaggi sono chiari, le alternanze facilmente comprensibili. Gli attori riproducono i suoni necessari per rendere i cambiamenti di spazio e tempo. Il risultato è un lavoro pulito e preciso, forse troppo essenziale. Per quanto la capacità degli attori appaia evidente e certamente apprezzabile, la gestione delle luci è infatti minimale e, talvolta, penalizzante.
La storia prosegue e la Signora riesce nel suo intento. Gli abitanti di Gullen crollano uno dopo l’altro e cedono alle lusinghe e ai lussi. Alfred invece è sempre più solo e spaventato. Cerca conforto senza successo nelle forze dell’ordine e nel borgomastro, poi, sfinito, si rivolge al parroco che tenta di rassicurarlo, fin quando la conversazione viene interrotta dal potente suono di una nuova splendida campana: tutti sono stati corrotti.
Il cambiamento a questo punto è particolarmente interessante poiché la richiesta di Claire viene trasformata in un appello di equità: la morte di Alfred Ill non è il prezzo da pagare per risanare l’economia, è un atto dovuto per rendere giustizia.
Le luci si spengono e gli attori si ricompongono silenziosi, quasi intimoriti, in attesa del giudizio. La pièce è finita. La sensazione è quella di aver assistito a uno spettacolo dove tecnica e capacità attoriali sono le vere protagoniste, la storia sembra essere stata prestata a questo servizio. Il risultato è comunque gradevole e il pubblico incuriosito esce soddisfatto dalla sala.
Giulia Contini
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