“Le Fondamenta” dalle origini la nostra storia

 La storia riconsegnata ai Pisani – Nuovo spazio espositivo a Palazzo Blu 

Un salto indietro nel tempo. Se siete in città e volete viaggiare nel passato, vi consigliamo di scendere nel sottosuolo di Palazzo Blu, proprio accanto alle sue fondamenta. Da queste ultime prende infatti il nome la mostra permanente di archeologia medievale inaugurata lo scorso 24 aprile. Nella nuova sezione vi immergerete in uno spaccato di vita che risale all’anno Mille, nel quartiere di Kinzica abitato dai nostri antenati di allora.

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Dettaglio di bacino ceramico medievale. (Per gentile concessione di Marcella Giorgio)

Ogni primavera una nuova storia. Con l’esplosione di vita che la primavera porta con sé, si risveglia infatti ogni anno anche a Palazzo Blu il desiderio di raccontare con una nuova mostra le storie del passato di Pisa affinché non restino troppo a lungo assopite. E’una parte della vostra città, sarà sempre accessibile.

La storia riconsegnata ai pisani. E’ la vostra storia e potrete godervela gratuitamente, ogni volta che vorrete e con chi desiderate, dal martedì al venerdì dalle 10:00 alle 19:00 ed il sabato e domenica dalle 10:00 alle 20:00.

Tutto questo è stato possibile non solo grazie al duro sforzo degli archeologi che si sono avvicendati nelle tre campagne di scavo proprio qui protrattesi dal 2000 al 2009 facendo tornare alla luce pezzi di storia, ma anche alla Fondazione Palazzo Blu che ha permesso, per la prima volta alla città di Pisa, di raggiungre quello che dovrebbe essere il naturale punto di arrivo di tutte le indagini storico-archeologiche: riconsegnare la storia ai suoi cittadini e fargli scoprire e sentire più intensamente le loro radici col passato e far crescere il loro spirito identitario.

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Dettaglio della ricostruzione di Chinzica. (Per gentile concessione di Marcella Giorgio)

L’ideatre della mostra, la professoressa Monica Baldassarri (Università di Pisa), la quale capì fin dall’inizio delle prime indagini archeologiche le potenzialità informative di questo scorcio di Pisa, ci ha concesso gentilmente una breve intervista. Più avanti parleremo anche con Marcella Giorgio, la giovane archeologa che ci ha guidato nella presentazione della mostra.

Professoressa Baldassarri,per chi si è perso l’inaugurazione della mostra, possiamo ripetere quali sono state le sue linee guida?

Abbiamo voluto ricostruire la vita quotidiana tramite gli oggetti che la compongono per mostrare quanto in
realtà il passato sia così presente, così vicino a noi per gesti abitudini e problematiche quotidiane.”

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Monica Baldassarri (Università di Pisa)

Mi immagino la grande messe di interessanti reperti ritrovati. Che tipo di scelta avete deciso di operare?

I materiali erano davvero tantissimi e la gran parte di essi, dopo essere stati accuratamente studiati, sono ora custoditi in Soprintendenza che li ha concessi in deposito alla Fondazione. Purtroppo nell’allestimento di una mostra bisogna sempre sacrificare qualcosa, e le nostre scelte sono state indirizzate dal reperto stesso, cioè dalle sue qualità che dovevano rispondere ai precisi canoni scientifici che in esso cercavamo, ma anche a criteri di apprezzabilità e leggibilità per i non addetti ai lavori.”

Durante l’ inaugurazione è stato posto l’accento sulla speranza di richiamare in questa mostra specialmente l’attenzione dei giovani. Perché?

Purtroppo con il passare degli anni abbiamo notato un vero e proprio scollamento fra la fascia d’età che comprende i bambini e gli adolescenti e quella adulta intorno all’interesse per il nostro patrimonio storico ed archeologico. E’ proprio dai giovani che vogliamo dunque ripartire per tentare di colmare questo vuoto!”

La mostra è molto ricca e ben curata, ma abbiamo notato che mancano le traduzioni in inglese dei pannelli espositivi!

 Non ci siamo dimenticati dei turisti stranieri! Le altre sale di Palazzo Blu sono già fruibili e dotate di schede multilingue. Anche le tre sale della nuova mostra archeologica si stanno per conformare agli standard museografici presenti nel resto del palazzo. Prossimamente speriamo anche di inserire le più moderne tecnologie come i QR code per i principali devices!”

La messa in opera della mostra, come è stato detto, è stata molto lunga nascondendo dietro di essa il lavoro annoso di molti studiosi. Si ritiene soddisfatta del faticoso risultato finale ottenuto o cambierebbe qualcosa?

Si può sempre migliorare! Ma siamo molto contenti del buon lavoro di squadra compiuto il quale ha permesso, per la prima volta in questa città, a dei reperti provenienti da scavi urbani la loro giusta collocazione per essere goduti dal pubblico.”

La ringraziamo per averci concesso l’ intervista e complimenti per la bella mostra!

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La dottoressa Marcella Giorgio, archeologa.

Dietro le quinte di una mostra. Continuando ad esplorare la mostra seguiamo il percorso in cui ci guidano le ricche vetrine. Ci sembrava di vedere quei piatti così decorati pieni di ricche pietanze, e di sentire il tintinnio delle scodelle nella mensa di una numerosa famiglia della ricca Pisa del ‘300. Ma curiosi di conoscere quanto lavoro e chi si cela dietro all’organizzazione di un evento di questo tipo, decidiamo di chiarire i nostri dubbi intervistando una dei tanti giovani collaboratori “dietro le quinte”. Marcella Giorgio è una giovane archeologa, dottore di Ricerca presso l’Università di Pisa e Specialista n Ceramica Medievale e Post-medievale, che a seguito dell’inaugurazione ci ha guidato nella presentazione della mostra.

Ciao Marcella, grazie della interessante e briosa guida! Di cosa ti sei occupata nello specifico in questa mostra?

Grazie a voi! Ho offerto delle consulenze sia per la selezione del materiale più idoneo da esporre che per individuare la sua corretta datazione, scegliendo quello che era più funzionale alla narrazione della mostra. “

Quanto lavoro si cela dietro all’allestimento di una mostra?

E’ stato un lavoro davvero lungo poiché sono stati messi insieme i dati confluiti da ben tre campagne di scavo, dalle campagne reperti e dai numerosi studi pregressi, senza l’aiuto dei quali non sarebbe stato possibile ricostruire la storia di quest’area.”

Eravate una equipe numerosa?

Si, ci sono stati tanti altri giovani studiosi che oltre a me hanno messo in campo la loro esperienza offrendo consulenze scientifiche: dal lavoro degli archeologi, dei restauratori impegnati in laboriosi incollaggi di ceramiche, ai realizzatori delle splendide ricostruzioni a volo d’uccello sul quartiere di Chinzica dello studio InkLink, al contributo degli storici e degli storici dell’arte. Speriamo di avervi trasmesso questa ventata di giovinezza anche nelle scelte espositive!”

Ho notato con molta simpatia che l’ultima vetrina è tutta dedicata al mestiere dell’archeologo. Credi che ci sia ancora confusione intorno a questa professione?

Per mia personale esperienza posso dire di sì. Questo potrebbe essere un punto di partenza per iniziare a parlarne e a cancellare un po’ di falsi stereotipi che  si sono creati intorno alla sua figura. Nonostante la disciplina si sia molto evoluta si continua ad immaginare l’archeologo come un audace avventuriero che si inoltra in luoghi esotici e misteriosi o come un novello “Schliemann”! Capisco che tentare di spiegare anche l’altro aspetto, quello dello studio dell’immateriale dell’archeologia, non sia una cosa semplice. Per questo motivo chi ha curato la progettazione scientifica della mostra ha deciso di avvicinare le persone alla comprensione del nostro mestiere con dei pannelli e delle ricostruzioni.”

Ti ha dato soddisfazione la realizzazione di questa mostra?

E’ stato per me un grande traguardo perché è proprio da questo scavo che ho cominciato la mia carriera universitaria ed è qui che ho concluso un percorso potendo mettere a frutto le mie conoscenze e la mia, nel frattempo maturata, esperienza.”

Marcella grazie del tuo tempo ed un grande “in bocca al lupo” per il futuro!

Soddisfatti o rimborsati? Decisamente soddisfatti, e speriamo lo siano anche il resto dei cittadini pisani che hanno già visitato o visiteranno presto questa piccola ma significativa mostra, che ci ha davvero trasmesso dei positivi segnali di un rinato e virtuoso senso di valorizzazione della nostra storia cittadina. Delle più solide fondamenta anche per noi dunque, per un futuro che veda riconsegnare sempre più spesso, come è giusto che sia, il patrimonio storico ai suoi legittimi eredi: i suoi cittadini.

Daniela Farina

 

 

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