PISA – Vai spesso a teatro? In che occasioni hai frequentato il Teatro Verdi? Che spettacoli hai visto e che ricordi hai di questa realtà? Queste sono alcune delle domande che abbiamo rivolto ad un campione di persone tra i 20 e i 65 anni per capire cosa ha rappresentato per essi il Teatro Verdi, quando e quanto lo hanno frequentato e la loro opinione su alcuni spettacoli e sulla programmazione, al fine di raccogliere alcune opinioni e frammenti di vissuto. Chiaramente questo articolo non vuole essere un sondaggio statistico con validità scientifica, ma una semplice raccolta di piccole storie di amatori e frequentatori, con tutti i limiti legati a delle interviste fatte in estemporanea.
I giovani si avvicinano al Teatro tramite i suoi laboratori (Fare Teatro) e tramite le iniziative delle scuole che portano e hanno portato in scena alcuni spettacoli, ma non sono in molti a seguire la programmazione. Ilaria, 20 anni è una di quelle che ha preso parte ai corsi tenuti dalla Fondazione: «Io frequento il Teatro Verdi nell’ambito dei corsi di Fare Teatro. Sono ben strutturati a vari livelli. Mi sono trovata bene, gli insegnanti sono bravi e disponibili, ti preparano da un punto di vista fisico con esercizi sul corpo e sulla voce. Ogni anno prepariamo uno spettacolo, ad ottobre andrà in scena lo spettacolo del gruppo del primo livello, mentre a maggio andrà in scena quello del livello più avanzato. Non vado spesso a vedere gli spettacoli, mi piace più fare teatro che seguirlo».
Giulia, 28 anni ricorda di essersi avvicinata al Teatro per curiosità attraverso le scuole superiori: «Io frequentavo il teatro Verdi quando facevo le scuole superiori. Non da spettatrice ma come parte di alcuni spettacoli che venivano organizzati dalla compagnia amatoriale del mio liceo tra il 2005 e il 2009. Con alcuni dei miei compagni di classe ci dedicavamo ai costumi e alle scenografie. Era sempre un’emozione quando dovevamo allestire tutto, quando facevamo le prove generali e il teatro sembrava essere tutto per noi. E poi quando andava in scena lo spettacolo e vedevamo la platea piena era sempre una specie di sogno! Ora è molto che non vado a teatro l’ultimo spettacolo che ho visto è stato il Don Giovanni nel 2014. È importante però che i giovani si avvicinino al teatro e che non si perda questa cultura».
Valeria, ha 24 anni e tra i giovani che abbiamo intervistato è una delle poche che segue assiduamente la programmazione e la realtà del Verdi: «Mi piace davvero molto andare a teatro e frequento il Verdi con una certa costanza, anche grazie alla sua politica economica, che lo rende una vera alternativa al cinema/serata in pizzeria a portata di studenti. Soprattutto concerti, ma talvolta anche opera e prosa. Tralasciando i concerti a cui ho preso parte grazie al Coro Unipi, ho assistito come spettatrice a molti concerti della Normale (troppi per poterli richiamare tutti!) e tre della Fondazione Arpa, ho visto alcune opere liriche (Aida, Andrea Chenier, Mefistofele, Manon Lescaut), due spettacoli di prosa e un one man show (Fiorello, L’ora del Rosario). Sicuramente il Teatro Verdi offre una programmazione interessante ed “erudita”, all’insegna della diffusione culturale, proponendo non soltanto grandi classici universalmente noti e apprezzati, ma anche opere quasi dimenticate. L’anno scorso si è addirittura avuta la prima rappresentazione mondiale de Il ghetto – Varsavia, un’opera del Novecento composta e vissuta fino a quel momento nella sola dimensione cartacea. Il tabellone della prossima stagione è forse il più particolare e ambizioso degli ultimi quattro anni, ma confido che anche stavolta il pubblico ne verrà incuriosito e si registrerà una risposta molto positiva all’offerta del Teatro».
Interessanti sono state anche alcune testimonianze raccolte da chi invece ha vissuto il teatro in particolare negli anni 70. Manuela, 60 anni, dice: «Quando facevo il liceo e l’università frequentavo il Teatro e spesso aspettavo gli artisti all’uscita. Allora mi ricordo seguivo la Compagnia dei Giovani, ero una groupie e amavo il teatro pirandelliano! Mi ricordo che per un ultimo dell’anno andai a vedere uno spettacolo e Tino Buazzelli mi disse: “Brava chi viene a teatro l’ultimo dell’anno continuerà a venirci sempre”. Poi però ho smesso! Sono anche stata nel camerino di Rossella Falk. Comunque non sono un abituè del teatro in generale, ho visto alcuni spettacoli al Teatro Era ma del Verdi ho molti ricordi belli di gioventù.
All’epoca molti facevano la coda di notte per prendere i biglietti per i posti migliori come ha detto Gilda, 65 anni: «Quando ero all’università frequentavo tantissimo il teatro. Facevo la coda dalle quattro di notte per prendere i biglietti ed entrare la sera perché una volta il loggione non era numerato e c’era la calca, costava poco ed era il posto migliore per ascoltare. Facevamo i turni per non stancarci. All’epoca nel loggione vendevano la zuppa per la gente che doveva stare in fila e non riusciva a mangiare per tenere il posto. Seguivo molto la lirica e i balletti. Quando ero giovane eravamo tantissimi a partecipare alla vita del teatro, c’erano tantissimi spettacoli, la scelta era variegata. Vidi anche Gaber, il coro dell’Armata Russa, erano per me spettacoli all’avanguardia». Fiorella, 62 anni: «Andavo sempre in loggione perché costava poco e c’era sempre un gran freddo. Andavo con i miei amici, ci piaceva molto, molti studenti lo frequentavano all’epoca i nostri insegnanti ci spingevano ad andare. Mi ricordo andai a vedere La freccia nera di Reggiani. Lo accompagnai ad un ristorante con degli amici, ero emozionatissima lui mi piaceva molto, era un divo. Fu un’esperienza unica vedere Linsday Kemp, un grande, fu per noi una cosa nuovissima! Ora non vado più a teatro purtroppo perché non ho più tempo».
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