“Love”. Al Chiostro del Bramante di Roma l’arte incontra l’amore

L’amore declinato in tutte le sue forme o i mille modi in cui interpretare l’amore oggi. Un coinvolgimento a tutto tondo dell’arte museale per vivere pienamente il concetto di ‘open access’. Così la mostra LOVE – L’arte contemporanea incontra l’amore organizzata a Roma dal Chiostro del Bramante in collaborazione con Arthemisia Group, a cura di Danilo Eccher.

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L’esposizione prova a rispondere a vari interrogativi che da sempre affliggono l’umanità: cos’è l’amore? Come l’arte risponde all’amore? Odi et Amo, è veramente così? Ogni visitatore ha però il compito di ricercare la sua personale risposta nelle opere esposte al Bramante, anche attraverso l’audioguida che preferisce. Si può infatti scegliere fra 5 partner: la focosa Amy, l’affascinante David, la modaiola Cocò, il giovane John o i cagnolini Lilli e Biagio. Saranno le loro voci a intrigare, divertire e commentare tutte le opere contemporanee esposte.

Più che una mostra è quindi un’esperienza a tuttotondo: non ci sono barriere nella fruizione multimediale di quasi tutte le opere. Anzi, si invita il pubblico all’interazione, a fondersi, fotografare, immergersi. È possibile avvicinarsi, ascoltare, osservare nel dettaglio. Tutto ciò grazie anche ai linguaggi fortemente esperienziali proposti che consentono al visitatore di costruire la propria e personale visione dell’amore. Esposti molti artisti fra i quali Tom Wesselmann, Andy Warhol, Robert Indiana, Gilbert&Geogre, Marc Quinn, Francesco Clemente e Joana Vasconcelos.

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Di certo, l’opera più famosa è la fusione di sculture, specchi e dipinti dell’artista giapponese Yayoi Kusama All the eternal Love I have for the Pumpkins. Sì, un vero e proprio moltiplicarsi all’infinito di zucche gialle a pois neri dentro un labirinto di specchi. Posta alla fine del percorso, è l’opera più fotografata della mostra. Molto apprezzata anche l’inglese Tracey Emin con le sue scritte luminose al neon You Saved Me o My forgotten Heart che raccontano gli aspetti più estremi dell’amore come il tradimento e la gelosia. Particolare e intrigante anche la degenerazione dell’amore raccontata dall’olandese Mark Manders con il suo linguaggio scultoreo. Non passa inosservato neanche lo stile degli italiani in mostra Francesco Vezzoli e Vanessa Beecroft.

 

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Amor-Roma così l’amore non poteva andare in scena in nessun’altra città, almeno se ci si attiene alla linguistica dei palindromi. Ma cosa resta di Love? Dopo la visita rimane sicuramente la sensazione un viaggio piacevole, che sfiora il banale ma resta originale e permette allo spettatore di essere protagonista. È un prodotto ben confezionato che riesce a far passare quasi due ore all’insegna della spensieratezza. A funzionare è proprio l’esperienza di fruizione più che il materiale esposto. Si possono scrivere frasi sui muri, fare foto con oggetti, toccare le opere. Un po’ come in una storia d’amore si alternano sorrisi a emozioni più meste. Una vera novità nel panorama capitolino che odora d’internazionale e coinvolge grandi e piccoli. Per visitarla (e innamorarsi) c’è tempo fino il 19 febbraio 2017.

Alessio Foderi
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