Freschi, (auto)ironici, elegantemente travolgenti. Il quartetto delle Luci di Wood si è presentato sulla scena musicale in punta di piedi e – ne sono e ne siamo convinti – avranno molto da dire. La scena, intanto, se la sono presa con RGB, un disco asciutto (da intendersi come qualità), concreto e allo stesso tempo sognante, senza riempitivi, denso. In una parola: qualità. È una scelta di campo, netta, che pagherà.
La banalità li rifugge, loro la schifano. Ma si concedono per un’intervista «surreale ma bella», per dirla con Hugh Grant in Notting Hill. Anche se non sarà pubblicata su Cavalli&Segugi. Purtroppo.
Le Luci di Wood sono così composte: Virginia Monteverdi (voce, tastiere), Alessio Raccis (basso), Andrea Liut (chitarra), Daniele Buffoni (batteria). Foto di Francesco Donati.
Il titolo RGB. Cosa vuol dire?
Virginia: «RGB è Red Green and Blue, i tre colori base che si usano anche nei programmi di elaborazione grafica. Indica l’idea di inizio, un partire dalle basi. Le tre basi per rievocare l’idea della luce già inserita nel nome».
Perché un Ep?
Virginia: «È un processo che si fa normalmente. Il produttore artistico di Phonarchia Dischi, Nicola Baronti, ci ha detto che intanto è bene partire con un Ep per capire quello che funziona e quello che non funziona nel sound e nella band. L’ Ep è un primo esperimento».
Quali generi affrontate?
Alessio: «Provocatori, i Renato Zero, i Donatella Rettore del nuovo millennio, Daft Punk, Die Antwoord. Una reinterpretazione sessuale e sensuale della realtà in chiave moderna. Siamo un soft porn 2.0».
Com’è nato il disco?
Virginia: «Il percorso è stato molto lungo, iniziato a novembre 2015. Canzoni scritte da me, con e da un autore, Alessandro Antonacci. Il produttore deve conoscerti bene e bisogna trovare una sintonia e scoprire il sound giusto. Servono mesi e in questi piano piano impari cosa vuol dire scrivere canzoni e arrangiare i pezzi. I pezzi nascono chitarra e voce o piano e voce, poi si fa una selezione col produttore. Poi la pre-produzione dove si arrangiano in studio, e la registrazione a Montecchio, nel comune di Peccioli presso lo studio La Tana del Bianconiglio. Un processo lungo fatto di infinite modifiche. Tutte le canzoni di RGB suonano molto diverse rispetto a come sono nate».
La canzone preferita di ciascuno.
Daniele: «Domenica».
Alessio: «Indie».
Virginia: «Domenica, forse perchè è il primo pezzo che ho scritto da sola».
Andrea: «Indie».
Una parola per descrivere gli altri tre componenti.
Daniele: «Alessio creativo, Virginia tosta, Andrea tecnologico».
Andrea: «Alessio pittoresco, Virginia è l’elemento forte, Daniele casinista».
Alessio: «Andrea geniale, Daniele ha fiuto, Virginia un Ferrero Rocher, croccante fuori, morbida dentro e ripiena di cioccolato». Virginia: «Alessio sopra le righe del pentagramma, Andrea puntiglioso, Daniele tecnicamente preciso».
Ci sono collaborazioni extra nel disco?
Virginia: «A parte l’autore Alessandro Antonacci e Nicola Baronti, nessun’altra».
E la cover? Perché proprio Brivido di Donatella Rettore?
Virginia: «La Rettore è un riferimento che ci ha dato il produttore coerente con la mia voce e immagine. Provocatoria ma non volgare, un po’ punk, un po’ anni ottanta ma sexy e ironica. Brivido è venuta fuori durante la produzione. Inizialmente c’erano Delirio, sempre della Rettore, e Teardrop dei Massive Attack, e poi Brivido l’abbiamo fusa con Robot Rock dei Daft Punk ed è venuta una bomba, funziona».
Virginia, la stampa ti definisce una diva anti-diva. Come rispondi?
Virginia: «Quale stampa? (ride, ndr) no vabbè, diva come “prima donna” direi di no. Il termine diva lo acquisisci nel tempo. Anche anti-diva, sì, sul palco faccio un po’ la vamp, la sensuale. Però non voglio far passare un’immagine cristallizzata, ma coinvolgere il pubblico e fare un po’ di scena. Anti-diva anche per l’autoironia che ci metto e che mettiamo tutti».
Quali reazioni stanno arrivando, sia rispetto al disco che ai live?
Alessio: «Abbastanza bene, abbiamo fatto un po’ di live, e avuto riscontri positivi. Ottime recensioni da riviste specializzate come Indie Eye, Cambia Parte Segue e Oca Nera Rock. A mia madre piacciono le canzoni, mia nonna non ci ha capito un tubo, quindi va bene così. A volte non si ricorda come mi chiamo, speriamo si ricordi almeno i pezzi».
Andrea: «I live finora erano in una fase di rodaggio. Ora abbiamo una scaletta, si sono aggiustati tanti dettagli, ma funzionano».
Daniele: «Qualcosa di negativo è arrivato, ma ci sta, è sano che ci sia».
Prossimi appuntamenti?
Alessio: «Ci manca la masturbazione di gruppo, rimedieremo».
Virginia: «Giusto. Comunque il 27 marzo siamo a Riserva Indie una radio FM a Carrara, con un live acustico».
Andrea: «Poi iscrizione a concorsi come Arezzo Wave, Capitalent di radio capital e più avanti qualche apertura a band di Phonarchia».
Virginia: «Senza dimenticare l’iscrizione al concorso Musica da bere».
Alessio: «All’inizio fare serate complete è ancora difficile, non abbiamo abbastanza inediti».
Lo vivete come un punto di partenza o di arrivo?
Alessio: «Anni fa avrei detto un arrivo, ma ora no, decisamente una partenza. C’è voglia di andare avanti».
Andrea: «Anche per trovare la vera identità. Questo è un primo passo solido».
Avete anche fatto un video del vostro primo singolo, La Zanzara. Di cosa parla? Vorrei anche qualche dettaglio sul backstage.
Virginia: «Il pezzo è stato scritto interamente da Alessandro Antonacci. È un po’ alla Rettore ma più languido e tranquillo. La zanzara è la metafora del desiderio (sessuale) che ti ronza nell’orecchio. Il desiderio cerchi di cacciarlo via o di appagarlo.
All’inizio il video doveva essere legato soltanto al concetto del desiderio. Poi quando il produttore ha ascoltato il pezzo in versione finale, dopo la registrazione, ha detto che dava l’idea della masturbazione proprio per il modo in cui l’avevo cantato. E così è nata la proposta del video provocatorio e ammiccante, ma non spinto all’eccesso. Il video è stato girato a casa mia con Saiara Pedrazzi, che lavora al management dell’etichetta e si occupa anche di video. Eravamo io e lei, io ero al primo video e non ero mai stata davanti a una telecamera. Ero un po’ imbarazzata. E per renderla realistica beh, ho fatto proprio quello che ci si immagina…».
E il futuro?
Alessio: «Io sarò, tu sarai, egli sarà».
Virginia: «Nuove canzoni e altri live. Mi raccomando, non mancate!».
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