Berthe Morisot, l’unica donna del gruppo

Ah, gli impressionisti! Cercarono di distruggere la pittura accademica, rifiutarono i temi storici e mitologici, scapparono in campagna, nei boschi e sulle spiagge per osservare cieli e nuvole, onde e tramonti, neve e pioggia, guardarono il mondo con occhi diversi, più aperti e liberi, ricrearono sulla tela i sentimenti che provavano di fronte alla natura, non riproducendola, ma filtrandola attraverso la loro sensibilità. E proprio questa sensibilità li portò ad accettare anche una donna nel loro gruppo: Berthe Morisot.

Berthe Morisot

 

Morisot fu una grandissima artista, ma non solo: fu la modella preferita del grande Edouard Manet, ne sposò il fratello Eugène, da cui ebbe Julie, unica amatissima figlia, e fu grande amica del poeta Stéphane Mallarmé.

Ma cominciamo dal principio. Berthe nasce a Bourgès il 5 gennaio 1841, in una famiglia alto borghese che, spostatasi nella capitale, non ostacolerà mai le inclinazioni artistiche della figlia, anzi delle figlie, perché Berthe ha due sorelle, Edma e Yves, e anche Edma ha inclinazioni artistiche.

Edma e Berthe hanno come primo insegnate Joseph–Benoit Guichard, e seguiranno poi anche le lezioni del grande Camille Corot, ma è soprattutto frequentando il Louvre, copiandone i capolavori e incontrando altri artisti che si forma la loro personalità. In quegli anni le donne non sono ammesse alle scuole d’arte ufficiali, ma probabilmente è proprio questa educazione non ufficiale e libera da accademismi imposti che le avvicina alla modernità.

Nel 1864 partecipano entrambe al secondo Salon des Refusés.

Nelle sale del Louvre conoscono Henry Fantin-Latour, che ne resterà affascinato e in seguito le presenterà a Edouard ed Eugène Manet, lodandone le qualità artistiche e umane, non ultima la loro bellezza.

Nel 1868 Berthe inizia a frequentare lo studio di Manet, di cui diviene modella e amica, e forse anche amante per un breve periodo. Sarà la protagonista di alcuni stupendi dipinti, da Il balcone, dove Berthe è la bellissima donna vestita di bianco, che seduta si appoggia alla ringhiera verde, a Berthe con il mazzolino di violette, uno dei più intensi ritratti femminili di Manet, in cui il bellissimo volto chiaro di Berthe risalta fra gli abiti neri del meraviglioso e unico nero di Manet, che si stagliano sul fondo bianco intriso di luce. Manet non si limita a ritrarla, ma la consiglia, la stimola e ne sviluppa il talento.

Così Berthe si lega spontaneamente agli artisti indipendenti. Monet, Pissarro, Degas, Sisley e Renoir la rispettano, e assieme espongono alla mostra che si inaugura il 15 aprile 1874 nello studio del fotografo Nadar. Si tratta della mostra per la quale viene coniata con intento dispregiativo la definizione, poi divenuta universale, di Impressionismo, e Berthe vi espone ben cinque dipinti a olio, tra cui la Berceau, uno dei suoi dipinti più famosi, e Cache-Cache, assieme a tre pastelli e due acquarelli. Berthe non è la signora borghese che si diletta col disegno o l’acquarello, è una vera artista, che vuole e deve vivere del suo lavoro e della sua arte. Dipinge in maniera personalissima, incurante dei giudizi spesso poco lusinghieri dei critici del tempo: usa pennellate lunghe, vibranti, colme di luce, e la sua pittura a olio ha la freschezza dell’acquarello e la fragranza delle mattine di primavera. Ama dipingere i giardini, l’acqua, le nuvole, i ritratti femminili e infantili, e tra questi soprattutto la piccola Julie, nata nel 1878 dal suo matrimonio con Eugène Manet, il melanconico fratello di Edouard.

La critica dell’epoca mal sopporta tutta la pittura impressionista, ma la presenza di una donna è quasi intollerabile, e così nel 1876, in occasione della seconda mostra degli impressionisti organizzata a Parigi alla Galleria Durand-Ruel, il critico Albert Wolff scrive su Le Figaro: «Cinque o sei alienati, tra i quali una donna, un gruppo di disgraziati, vittime della follia dell’ambizione si sono dati appuntamento per esporre le loro opere…». Questi «disgraziati» sono i pittori che noi ora veneriamo, quelli per cui facciamo ore di coda pur di ammirare i loro dipinti dal vero.

Altri critici, apparentemente più benevoli, si soffermano sulla delicatezza della sua tavolozza e avvicinano la sua opera a quella di Fragonard, ma finiscono per svilirla nel confronto, riconducendo la presunta leggerezza dei suoi dipinti alla sua natura femminile, quasi che vi fosse insita un’innata incapacità di forza espressiva.

Quanta cecità e arroganza maschile in questi giudizi! Sono proprio la delicatezza e il tocco pittorico fremente a rendere grande la sua pittura, e a fare di Berthe forse la più impressionista degli impressionisti, quasi anticipatrice d’istanze informali nella freschezza di certi suoi non finiti. Ma la grandezza di Berthe sta anche nella sua capacità di vivere la sua vita personale con dignità e libertà dai pregiudizi. Diventa un modello per le donne che verranno dopo di lei, e a tutte indica una via nuova, quella di chi aspira a una realizzazione artistica senza per questo voler rinunciare ad avere una famiglia e dei figli. La sua vita non è attraversata da tragedie, Berthe non è l’artista maledetta, ma riesce a conciliare il suo lavoro con la famiglia, molto prima che questo fosse non solo possibile, ma anche pensabile.

Sono proprio i soggetti familiari quelli più affascinanti nella sua opera, e dalla nascita dell’amata figlia Julie Berthe crea una sorta di elegiaco tributo alla sua crescita: vediamo Julie piccola con il padre e la tata, poi sola in giardino, sul mare sempre un po’ più grande, fino a bei ritratti dell’adolescenza. Purtroppo Berhe non vedrà mai sua figlia adulta, muore infatti dopo una breve malattia nel febbraio del 1895. Dopo la sua morte sarà scritto di lei: «… La sola donna che abbia vittoriosamente provato, in quel secolo, che la donna può diventare un pittore di grande talento».

Édouard Manet

Se ora vi è venuta voglia di vedere i quadri di Berthe Morisot e i dipinti di Manet che la ritraggono, avete un’occasione rara per l’Italia: si è infatti appena aperta al Palazzo Reale di Milano la mostra Manet e la Parigi Moderna. Di Manet in mostra troverete i ritratti di Berthe con il mazzolino di violette, imperdibile, e Berthe con il ventaglio, dov’è ritratta di profilo, con lo sguardo lontano e il nastro di velluto nero che segna il suo collo bianchissimo, e ancora Il balcone, dove Berthe è così bella e dominante che gli altri due personaggi sembrano perdersi nel fondo del quadro, solo lei è lì a farsi ammirare dopo quasi 150 anni.

Di Berthe invece potrete ammirare uno dei suoi dipinti più belli, Giovane donna in abito da ballo, dove la ragazza ritratta guarda lontano in una sinfonia di bianchi e di verdi.

Claudia Menichini
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