Riceviamo e volentieri pubblichiamo le parole di un nostro lettore. «Qualche giorno fa, in un momento oggettivamente difficile da un punto di vista emozionale, stavo ascoltando “Exile on Main St.” (forse l’album più triste e più bello dei Rolling Stones) e per caso ho visto la pubblicità di un nuovo modello di auto: marchio storico, esemplari in dotazione ai Carabinieri e un meraviglioso pastore tedesco in falso primo piano. Erano troppi gli input ed è stato difficile trattenere le lacrime: ognuno di noi dentro ha almeno un mostro e tanti mostri sacri». E proprio di questi ultimi parliamo da oggi a TuttoMondo.
Per Marcel Proust è l’odore del biscotto “madeleine”; per il bambino che ha perso il padre in riva al fiume è la foto di quel picnic maledetto; per il “figlio dei fiori” ormai invecchiato è una goccia di fango che riporta al festival bagnato degli anni Settanta. E così via: ognuno ha il suo pantheon personalizzato.
Poi ci sono i mostri sacri universali, che sono comunque un bel condominio affollato: già solo restando agli anniversari tondi ci sono da ricordare il 500° dalla prima pubblicazione dell’Orlando Furioso e il 400° anniversario della morte di William Shakespeare. Se ci soffermassimo anche sugli anniversari quasi tondi, ci sarebbe da perdere la testa; eppure merita il 751° dalla nascita di Dante Alighieri, perché a qualcuno ha ricordato che il 750° non era stato celebrato abbastanza: così si rimedia con una festa posticipata.
Parlare di mostri sacri è un rischio:
- è stato già scritto tanto ed è difficile trovare qualcosa di nuovo;
- può diventare il pretesto per scrivere altro, un po’ come il tema “Vi parlo di…” che alle elementari era il salvagente per gli alunni più svogliati;
- quasi sempre si guarda solo al passato, perché chi siamo noi per giudicare sacro qualcuno di contemporaneo? (Visto che Il cinque maggio è un altro anniversario “vicino”, giova ricordare la lezione di Alessandro Manzoni: «Ai posteri l’ardua sentenza»).
Pertanto abbiamo cercato di stringere il campo di indagine; per esempio, proviamo a vedere i mostri sacri raccontati da altri mostri sacri: come un grande regista (o un grande pittore) ha reinterpretato un suo predecessore altrettanto illuminato e/o si è fatto influenzare da lui?
Oppure, altra traccia per sviluppare il tema negli articoli che seguono: il segno che i mostri sacri hanno lasciato a Pisa e dintorni. Questo perché nell’universale c’è la vita di tutti i giorni. E perché TuttoMondo è una rivista culturale toscana. I numeri crescenti di lettori ci lusingano, ma ci ricordano che ogni viaggio importante ha sempre un punto di partenza e i mostri sacri non lo hanno mai abbandonato, se non costretti.
Nel nostro piccolo, restiamo fedeli a questa lezione e a quest’impostazione. Incoraggiati dal vostro gradimento. Grazie