MARINA DI PISA – Fabiano Corsini, marinese di fatto e nell’anima, ex amministratore pisano, laureato in sociologia, autore di libri (l’ultimo Da Pisa andata e ritorno) animatore culturale, membro di Slow Food, amante del mare e della buona cucina, presidente del Circolo Il Fortino e sopratutto ideatore e realizzatore insieme ai suoi collaboratori di Marina Slow, giunta quest’anno alla sua settima edizione.
Torna Marina Slow, il convivio di fine agosto, giunto ormai alla sua settima edizione. Il Festival eco gastronomico del pesce povero e del Mediterraneo organizzato dal Circolo Il Fortino e dalla Condotta Slow Food. Fabiano Corsini, presidente del Circolo Il Fortino, cosa rappresenta oggi questo evento per Marina di Pisa?
«Un appuntamento ormai tradizionale, verso la fine della stagione, dove, quando si comincia ad abbassare il tono del frastuono vacanziero si ricomincia a sentire e apprezzare i colori, gli odori e i sapori delle cose vere».
Fabiano Corsini, lei prima di essere presidente del Circolo Il Fortino, membro della condotta Slow Food, autore di romanzi, è sopratutto un amante di Marina di Pisa, del suo mare, del salmastro, dell’aria che vi si respira, del vento e delle burrasche che la sconquassano. Perché ha voluto così fortemente questo festival? Che cosa rimane, secondo lei, a Marina di Pisa e ai marinesi, di questo Festival, perché è importante per il territorio?
«Penso che siano molti, marinesi e amanti di Marina, ad aver capito l’importanza di questa festa, dove si esaltano le tradizioni della nostra cucina e dove ogni cosa pare pensata per ricordarci che Marina è mediterraneo, che noi siamo mediterraneo, siamo mangiatori di pesce e di speranze, amanti del salmastro e sognatori. Ogni anno Marina Slow è anche un momento dove insieme si ragiona di come cambia il nostro turismo e il nostro modo di accogliere i turisti. Si fa solo qui, lo faremo durante tutta la settimana e in modo particolare parlando del libro di Antonio Ghionzili Pionieri del Litorale».
Entriamo nel merito del Festival, partendo dalla definizione, nella locandina leggiamo “convivio di fine agosto”. Perchè amate chiamarlo convivio, un termine quasi desueto, e certamente un termine che non aiuta il marketing?
«A giudicare dal numero delle presenze, nel tempo, penso che anche il marketing abbia capito e gradito il richiamo al convivio e alla convivialità, cioè all’arte del saper vivere: buon mangiare, stare in compagnia, accompagnare il cibo con l’arte e la parola. Per questo i nostri amplificatori non sono mai troppo alti, perché le persone parlino tra loro».
L’altra definizione è Festa eco-gastronomica. Cosa significa e come nasce questa definizione?
«I giornali storpiano sempre in enogastronomica, ma non ci dispiace troppo perchè anche il buon vino fa parte di un ambiente sano. La festa invece è eco-gastronomica, per un mangiare che sia buono pulito e giusto, non distrugga l’ambiente, in questo caso mantenga il più possibile la sostenibilità della pesca».
Parliamo del programma. Solitamente ogni anno viene scelto un tema portante. Quest’anno di cosa parlerà Marina Slow?
«Di tante cose, sette giorni sono lunghi. Il titolo di questa edizione comunque è Pisae, Pisa porto di mare, crocevia di popoli e di culture. Per chiarire forse basta citare il programma del primo giorno, mercoledi 22: dopo un dialogo con studiosi come Fabrizio Franceschini e Antonino Caleca, dedicato alla Pisa del ‘300 e a quella meraviglia rappresentata dal ciclo degli affreschi di Bonamico Buffalmacco in Camposanto: e a seguire lo spettacolo dedicato al ’68 pisano, con Marco Azzurrini. Ecco, parleremo di questa città straordinaria, della sua capacità di integrare culture, e ovviamente di Marina e del litorale, che di Pisa sono parte integrante».
L’impalcatura del festival è: alle ore 18,00 presentazione libri, poi a seguire degustazioni e cena (o all’osteria del Fortino, o agli stand) e dopocena due appuntamenti: alle ore 21,00 un primo appuntamento più “culturale” (dibattiti, presentazioni, incontri) e alle 22,00 spettacolo. Un bel ritmo da tenere per una settimana, sia per gli organizzatori che per gli spettatori.
«Per fare una cosa come questa l’anno scorso ci sono voluti 60 volontari. Io credo che il fatto più significativo importante e..miracoloso, sia l’esistenza di un numero così alto di persone disposte a sacrificare il loro tempo, spesso le loro ferie, per mettersi al servizio di un progetto: per sentirsi utili e aiutare questo posto dove viviamo».
Un festival diciamo un po’ in controtendenza. Da un lato strizza l’occhio al radical chic (filiera corta, slow food, km. Zero, piatti poveri, libri, cultura) ma da l’altro non disdegna il nazional popolare con spettacoli comici, vernacolo, ballo in piazza. Perchè questa scelta?
«Perchè questa è la nostra natura, la natura delle associazioni che organizzano l’evento: radicate nella storia antica, popolare e perfino plebea delle case del popolo. E attenta a quello che accade oggi, alle necessità del presente e del futuro. Libri cultura e cibo intelligente non sono cose “radical chic”, sono il pane quotidiano della cittadinanza consapevole».
Parliamo di contributi. Solitamente è un tasto dolente. Anche per voi è così? Dallo scorso anno, però è nata una collaborazione con Unicoop Firenze. Su quali basi? Ed è importante per voi e per il Festival?
«Le istituzioni destinano i loro contributi alle organizzazioni economiche e imprenditoriali, dunque noi siamo incredibilmente fuori dagli schemi. Unicoop Firenze è presente alla festa con una sua installazione, dedicata alla lotta alle plastiche abbandonate in mare e parte di un piu complessivo programma di difesa ambientale. La pasta che usiamo è pasta prodotta in Italia, con grani prevalentemente italiani: è quella della Linea Fior Fiore di Coop, un prodotto di alta qualità. Noi speriamo che nel prossimo futuro altri produttori impegnati sul fronte della qualità e delle ecogstronomia partecipino a Marina Slow e la sostengano, come fa Coop».
Qualcuno sui social, di recente ha paragonato Marina Slow a una piccola Capalbio, voi come vi sentite? Vi rispecchiate in questa definizione?
«Non scherziamo. Il fatto che non ci siano più luoghi dove nelle feste si fa anche cultura fa sembrare particolare e strana la nostra manifestazione. Ma una volta tutte le feste popolari erano così. A Capalbio non ci sono mai stato.»
Per finire, che cosa vi aspettate dall’edizione di quest’anno e sopratutto se dovesse consigliare un pisano serata imperdibile quale suggerirebbe? Ed invece a un turista?
«Io consiglierei di venire tutti i giorni. Chi viene nei primi giorni troverà meno ressa, e apprezzerà di più il mangiare. Ma perdersi “Mamma li turchi” (sabato sera) e Francesco Bottai (la domenica) lo sconsiglierei a turisti e pisani.»
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