PISA- Giovedì 7 e venerdì 8 settembre si è tenuta la 33° edizione del Festival Metarock presso il campo sportivo dell’Abetone. Era prevista anche una data per il 9 settembre con i Canova ma a causa mal tempo il concerto è stato rinviato al 21 settembre.
La prima serata ha visto l’esibizione di Dub FX insieme ai fiorentini Earth Beat Movement, attualmente in tour con il loro ultimo disco uscito a marzo. Serata all’insegna dell’immancabile reggae. Il pubblico era meno numeroso rispetto all’anno precedente e la location sicuramente più d’effetto. Dub FX, all’anagrafe Benjamin Stanford, musicista, producer e anche ottimo cantante è riuscito da solo a tenere il pubblico incollato alla sua esibizione che è stata un vero e proprio live su loop station, un’ottima esecuzione tra ritmi reggae, dub, hip hop e drum ‘n’ bass associati a delle melodie che non possono che richiamare lo stile EDM, insieme ad una grande padronanza del beatboxing. Degna di nota l’esecuzione di alcuni brani del suo ultimo album Thinking Clear.
Il ragazzone italo-australiano (sua madre è di Lucca e l’accento del nostro spesso cadeva in qualche toscanismo tra un’anglofonia e un’altra) ha fatto ballare in molti e ha saputo interagire molto bene con il pubblico, in modo a volte retorico e sentimentalmente coinvolgente, non dimenticandosi mai di far riferimento alla cultura australiana ancestrale a cui deve molto (aveva con sè anche un digeridoo che ha presentato al pubblico e ha utilizzato con le loop station). Quella sera si è creata una situazione a metà tra concerto e rievocazione pop della cultura aborigena: Dub FX, a volte come un dj da club, di cui ha sicuramente rielaborato gran parte del body language e del look, a volte come uno street artist che porta il pubblico a legarsi con lui in un tutt’uno, ha invitato il parco dell’Abetone a perdersi nel “dream time” aborigeno in un modo assolutamente pop e danzereccio, ricollegandosi a quell’augurio di unione e fratellanza (fisica e spirituale) che è tipico della cultura reggae a cui lui si ispira. Verso la fine del concerto ha invitato tutti in un “get down low” che poi è esploso in un salto quasi all’unisono del pubblico non appena il pezzo di chiusura si è aperto. Che dire, Dub FX è riuscito perfettamente a rendere credibile la sua immagine di artista ibrido, ha fatto ballare incessantemente il pubblico e ha tenuto benissimo il palco (su cui ha chiamato anche un ospite a duettare). Sicuramente merito degli anni passati a fare musica in strada da solo. Fondamentali.
La seconda serata di Metarock invece ha visto sul palco i Pop X nella loro ultima data del tour estivo. Aspettavamo questo momento di follia, dopo un po’ di reggae non poteva mancare il pop/punk di questa “non band” dal gusto Dada che è ormai sulla cresta dell’onda. Prima dell’esibizione dei Pop X sul palco sono saliti i VZ1 (Emilio Resa Zito & Gigi Tone) , rapper viareggini dal sapore anni 90 per scaldare l’atmosfera. I Pop X hanno iniziato tenendo il pubblico (quella sera più numeroso della precedente) un po’ sulle spine: hanno chiesto una ventina di minuti di ascolto dei alcuni esperimenti sonori creati utilizzando Figure, un software di creazione di musicale che permette di realizzare musica dal proprio cellulare e chiedendo direttamente al pubblico di esprimere pareri a riguardo. Provocatorio? Sicuramente, come se si volesse criticare la facilità e la superficialità con cui si può fare musica negli anni 10, direttamente da un dispositivo mobile che ne permette la velocissima condivisione con un mondo virtuale infinito. Dopo i 20 minuti di “figure” e video proiezioni vintage e MS-DOS, insieme ai soliti bonari insulti del pubblico, a son di “froci froci”, i Pop X hanno iniziato il vero concerto. Ormai li conosciamo e non c’è molto da dire sulle loro performance: irriverenti, divertenti e sopra le righe, punk e dislessici con stile, hanno proposto i brani del loro ultimo disco Lesbianitj insieme a vecchi successi, da Cattolica, a Secchio passando per Io centro con i missili e Madamadorè. Luci da attacco epilettico e grafiche 3D da “pastasciutta con l’oki” hanno accompagnato buona parte del live. Panizza se la godeva, tenendo il microfono come chi non l’ha mai tenuto in mano, cantando tra un bicchiere di vino e qualche sigaretta, incitando più volte l’accensione delle strobo.
In trip da autotune (dopo un po’ l’effetto utilizzato da Panizza iniziava a dare il mal di testa) il pubblico era scatenatissimo. Sottopalco si pogava, ma era un pogo gentile, una forma punk con una fisicità pop, per il gusto della stupidera adolescenziale che si può provare in questo tipo di concerti, una discoteca tra toga party, soluzioni punk per sopravvivere e la musica di Gigi D’Agostino. E anche qui il parco dell’Abetone ha avuto il suo momento disco, un pubblico giovanissimo, composto prevalentemente da maschi si è abbandonato a quell’ultimo residuo dionisiaco su un beat che andava quando queste persone avevano probabilmente pochi anni di vita. Non sono nemmeno mancati i wall of death tra un brano e l’altro quando il live prendeva la piega da dj set delirante. Le video proiezioni hanno giocato un ruolo fondamentale come sempre e hanno costituito un gancio interattivo con il pubblico: si potevano mandare sms live al numero in “sovrimpressione” per poi vedere il tutto pubblicato sullo schermo alle spalle del gruppo.
Ed ecco comparire “isis merda” e “w la normale panizza e giordano bruno”, mentre l’addetto video introduceva didascalicamente alcuni momenti del live in un capslock dislessico “ora facciamo secchio e io centro con i missl non vi preocoupure”, il tutto seguito dirette Facebook e condivisione in diretta. Un bel gioco sull’errore condotto in modo trash ma artistico e creativo per soddisfare le aspettative di chi era lì per divertirsi. Sul maxi schermo passava di tutto: Paesaggi 3D, scritte come “visittrentino.it”, alla stregua di un’agenzia viaggi provinciale, miscellanea psichedelica, corpi distorti, missili, strade e cose a caso che sembravano disegnate da un bambino delle elementari. Non è nemmeno mancata l’animazione con fumogeni multicolori e le corse pazze tra il pubblico, fortunatamente non sono calate mutande, ma la mutanda in vista è sempre rimasta un marchio di fabbrica del gruppo capace di influenzare lo stile dei fan.
Pop X dal vivo è sicuramente un’esperienza goliardica più che musicale, come vedere un collettivo di YouTuber e intrattenitori performativi. Un momento divertente ma anche con la sua personalità artistica provocatoria fatta di trash, pop italiano cantabilissimo (ma cantato male), revival intelligente che osa e quella voglia di scherzare e fare gli imbecilli senza sentirsi giudicati. Punk ma con voglia di amarsi.
La terza sera, come accennato all’inizio, Metarock ha voluto sfidare il mal tempo; sembrava tutto perfetto dalle comunicazioni Facebook quando sul palco sono saliti Dome la Muerte e La Polvere ma un nefasto nubifragio (in cui la sottoscritta ha rischiato di lasciarci la macchina) ha imposto l’interruzione del Festival. Aspetteremo di vedere i Canova a Pisa il 21 settembre, ma comunque Metarock anche quest’anno è riuscito a cogliere l’onda degli artisti di maggior successo in circolazione nel pop, giocando sta volta molto sull’aspetto scenico e sulla piega da dance floor.
Guarda la gallery, foto di Maria Ferri e Sara Mariani
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