PISA – sabato 10 settembre Metarock ha concluso la sua 31° edizione con un concerto esplosivo: sul palco si sono esibiti I Ministri, rock band milanese attiva da più di 10 anni, attualmente in tour con l’ultimo album, Cultura Generale, uscito a settembre 2015.
Ad aprire la serata sono stati i livornesi Liv Charcot, che già si erano fatti conoscere sul palco di Aspettando Metarock ad aprile scorso. La giovane band ha scaldato l’atmosfera proponendo brani dal recente disco d’esordio, La Fuga (prodotto, registrato e missato da Ivan Antonio Rossi); e ha saputo tenere il palco con grinta ed entusiasmo, in particolare per pezzi come La pineta, Cosmonauti perduti e Non mi basterà, pezzo che è passato su Virgin Radio, come è stato annunciato durante il live.
Terminata l’esibizione dei Liv Charcot il pubblico ha iniziato ad acclamare I Ministri. Appena saliti sul palco sono stati accolti da un boato degno di un vero concerto rock e, tra gli applausi di un pubblico in delirio, la band ha fatto un inizio col botto: Cronometrare la polvere ha dato il “la” ad un live che si prospettava energico in ogni momento. A seguire la band ha proposto altri due grandi pezzi: Comunque e Gli alberi, decisamente più coinvolgenti e entusiasmanti sentiti live che su disco, mentre la folla, sempre più numerosa, ballava e si scatenava.
Il concerto è proseguito con un momento di pausa in cui il chitarrista Federico Dragogna, ha introdotto Idiota, il pezzo successivo, dedicandolo a tutti quelli che si sarebbero lamentati dei volumi troppo alti del festival. Ad un’affermazione del genere il pubblico è impazzito, e da quel momento il concerto si è trasformato in uno show rock con pogo selvaggio e cori da stadio.
L’atmosfera era ardente, carica fin quasi a scoppiare: i pezzi eseguiti alla perfezione, la presenza scenica ottima, la band non si è fermata un attimo, Dragogna gocciolava di sudore sin dal secondo pezzo, aveva le mani bagnate ma non ha mai sbagliato una nota. Pezzi come Sabotaggi, Spingere, Non mi conviene puntare in alto, sono stati eseguiti con un entusiasmo incredibile, e Michele Esposito (batteria) ha decisamente contribuito alla riuscita adrenalinica del live, con una carica e una concentrazione assolute.
Davide Autelitano (basso e voce) ha poi richiamato l’attenzione del pubblico ricordando il passato del festival pisano, i suoi tempi d’oro e i primi live ufficiali della band, dedicando a quei momenti il brano Lei non deve stare male mai. Con Noi fuori, altro pezzo rock che ha scatenato il pogo nelle prime file, I Ministri hanno salutato dei compagni di avventura toscani, gli Zen Circus, ribadendo il fatto che le band sono come delle piccole famiglie, arrivando così a creare un rapporto sempre più empatico con il pubblico. Con un’atmosfera sempre più scatenata la band ha proposto Tempi bui, dove il pubblico non ha mai smesso di battere le mani seguendo la cassa della batteria, ha proseguito con la malinconica Una palude, che ha momentaneamente smorzato l’aggressività rock dell’esibizione, fino a La piazza, dove Dragogna ha imbracciato una chitarra acustica e Autelitano ha sciolto il pubblico femminile.
Il concerto è arrivato verso la fine con un delirio rock tra pogo e crowdsurfing di Autelitano, che dopo Il bel canto si è lanciato sul pubblico durante Diritto al tetto. Inutile dire che il caos nella parte centrale del parco era incredibile: la gente pogava in massa, volava da una parte all’altra, spintoni e spallate erano la regola, mentre la tensione esecutiva era ai massimi livelli.
Giunti alla fine I Ministri hanno chiuso con un pezzo nomen omen: Abituarsi alla fine. Eh si, ci si sarebbe dovuti davvero abituare, perché il pubblico voleva tutto meno che la fine di un concerto del genere. Quasi due ore di adrenalina continua, tra terra, fumo e sudore.
Alla fine, per chiudere in bellezza, Autelitano si è rilanciato in un narcisistico tuffo sudato sulla folla, è stato inghiottito e poi è riemerso tra gli applausi e i cori, mentre il gruppo tirava il live verso una conclusione tesissima con un giro di accordi che richiamava inevitabilmente Eye of the tiger. Degna chiusura ed esperienza corporea oltre che musicale, sicuramente da rivivere, perché I Ministri sanno tenere bene il palco e condurre un concerto rock in maniera eccellente, dove principalmente si ascolta e poi si viene coinvolti a guardare e a sentire col corpo.
Virginia Villo Monteverdi
Galleria a cura di Ilaria Soriani
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