Promemoria sull’esile confine fra verità e menzogna nell’arte
1984, ricorre il centenario della nascita di Amedeo Modigliani. Per l’occasione a Livorno, sua città natale, viene deciso di allestire una mostra per celebrare “Modigliani Scultore”. Viene inaugurata a maggio. L’allestimento è a cura di Vera Durbè (direttrice del museo d’arte moderna di Villa Maria) che si avvale anche della collaborazione del fratello Dario, sovrintendente della Galleria Nazionale di arte moderna di Roma. In questo periodo la figlia di Modigliani vive a Parigi, ma non viene interpellata.
A Livorno arrivano quattro sculture di Modigliani (su 26 riconosciute): la mostra è allestita con quelle, ma l’affluenza è modesta. Il Comune, spronato dalla curatrice Vera Durbè, avvia un’operazione di ricerca nei fossi di Livorno: una leggenda narra infatti che il giovane artista, tornato da Parigi, mostrò alcune sue teste agli amici livornesi e, deriso, in un momento di sconforto e rabbia, le abbia gettate nel fosso.
Il 16 luglio iniziano i lavori di dragaggio.
Il 24 luglio, di mattina presto viene ritrovata una testa. L’emozione è grande. Nel primo pomeriggio dello stesso giorno, ne viene estratta una seconda.
Il 9 agosto una terza testa viene “pescata” nel fosso reale della città.
Le tre opere vengono esposte alla mostra di Villa Maria e, in attesa di risultati e accertamenti che ne attestino l’autenticità, viene comunque approntato un nuovo catalogo della mostra, comprendente i ritrovamenti. Il catalogo viene presentato il 2 settembre.
Due delle teste ritrovate sono state realizzate, in realtà, da tre giovani ragazzi livornesi, in poche ore, con l’aiuto di un Black & Decker. La terza, invece, da uno scultore labronico dilettante.
Questi i fatti. Si raccontano in poche righe. Su tutto ciò che in realtà è accaduto dal 24 luglio 1984 a metà settembre dello stesso anno (50 giorni) sono stati scritti fiumi di parole. Oggi troppe coincidenze ci riportano alla mente quei caldi mesi estivi:
- tra poco più di quindici giorni inaugurerà a Palazzo Blu la mostra dedicata a Amedeo Modigliani,
- in questi giorni ricorrono trent’anni esatti dagli eventi narrati
- pochi giorni fa a Pisa c’è stato il concerto di Caparezza, che ai fatti ha dedicato una canzone “Teste di Modì”
Che cosa è successo dunque in quei cinquanta giorni? Come sono stati veicolati dai media quegli eventi? Che ruolo hanno avuto giornali e televisione nella vicenda ? I titoli dei giornali e gli articoli, quasi sempre a sei colonne, rendono l’idea.
Il giorno in cui iniziò il dragaggio erano già presenti troupe televisive nazionali, e fino al 24 luglio forse ci si limitò a questo. Dal 24 luglio le parole presero il sopravvento su tutto il resto.
Contrasti tra Sindaco di Livorno e Sovrintendenza di Pisa, esperti che senza ancora nessun risultato di analisi e dopo solo pochi giorni si lanciano in clamorose dichiarazioni: “anche la terza testa è convincente (…) scolpita con un tratto unico…” 1 “è un avvenimento magico che lascia sconvolti..”2
Gli esperti dicono che si, quelle sono di Modì Esporle qui, nel museo di Amedeo, oggi dì Dillo al tg
Giusto Caparezza, “dillo al tg” questo è il vero messaggio. Così arrivano i visitatori, turisti, la mostra che fino ad allora aveva avuto scarsi risultati, decolla. I giornali alimentano la leggenda “intanto le statue sono state pescate a due metri dalla banchina, a poca distanza l’una dall’altra, proprio nel punto in cui dovevano essere recuperate e cioè in asse con via Gherardi Del Testa, una strada che costeggia il mercato centrale e dove, secondo testimonianze, Modigliani aveva allestito il suo studio di artista” (Tirreno 25 luglio 1984).
Chissà, per il momento,come si divertono i tre ragazzi livornesi, conoscendo lo spirito labronico sicuramente se la spassano.
Visitatori a frotte, personalità dotte Specialisti a corte, raccontano già frottole
Non solo Vera e Dario Durbè, ma Argan, Ragghianti, Brandi, Carli: quasi tutto il mondo dell’arte plaude la scoperta.
Il gelo arriva il 3 settembre, quando esce su Panorama un’intervista ai ragazzi che confessano di aver realizzato le teste. Il problema è che il gelo dura per pochi istanti. La macchina comunicativa parte più potente di prima. Sui quotidiani adesso è “il giallo Modì” e i giornalisti si scatenano a raccogliere dichiarazioni a favore dell’una o dell’altra tesi.
Falsi o Veri. Vera Durbè si sente male e viene ricoverata. Gli esperti si dividono. E – secondo chi scrive – i livornesi ridono. Un altro giallo si aggiunge al primo: la figlia di Modigliani, a Parigi, cade e muore (nessuna autopsia verrà mai effettuata).
Il paradosso più grande è che molti non vogliono credere ai ragazzi, sebbene documentino le loro affermazioni con tanto di foto. A fronte della confessione, i più grandi esperti d’arte interessati al caso cosa decideranno di fare per accertare la Verità?
Si, io voglio essere così, come i ragazzi delle teste di Modì ed ogni volta che ti metto in crisi, con i miei sorrisi puoi chiamarmi testa di!
L’Italia intera decide che la Verità potrà essere provata solo attraverso la televisione. Così di fronte a milioni di telespettatori i ragazzi, in diretta, scolpiranno un’altra testa, per dimostrare che le teste sono false!
Solo una farsa poteva mettere fine ad una farsa.
Ed era solo il 1984: Internet, social, smartphone non erano neppure all’orizzonte. Così nel giro di pochi giorni dalla diretta tv, si allenta l’attenzione dei media e finisce una delle più grandi beffe del dopoguerra.
Si, io voglio essere così come i ragazzi delle teste di Modì, prendermi gioco di ogni tua certezza ma con leggerezza
Già, proprio vero Caparezza, prendersi gioco delle certezze. Nel mondo dell’arte poi, tutto questo è ancora più complesso. Da sempre il binomio vero-falso è una corda molto sensibile, qui più che in ogni altro settore.
Potremmo volendo iniziare qui un altro articolo su critici, autori, falsi d’autore, e magari storie di galleristi, collezionisti, musei, ma, forse ne parleremo in un prossimo articolo.
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La brutta faccenda delle sculture false pescate nei Fossi non ha insegnato nulla; infatti quando sono apparse quelle vere, le medesime istituzioni cheavevano prese per buone le prime, hanno dichiarato false le seconde ed io che le avevo autemnticate (le prime le avevo dichiarate subito false), sono stato processato, uscendone vincitore.
Ora alla Mostra di Pisa si continuano a citare e far parlare coloro che hanno aiutato Parisot a creare un Modigliani falso di infima qualità…e si mostrano solo quelle false.
Carlo Pepi
Non capisco come sia possibile che dopo l’arresto del falsario di Modigliani, Christian Parisot, peraltro presidente degli archivi legali Modigliani ossia colui che doveva tutelare l’immagine e l’arte dell’artista livornese, continuino ad imperversare dei falsi orribili che poi vengono tranquillamente esposti in mostre come quella di Arezzo tra pochi giorni. Ed altrettanto vile il fatto che a parte Pepi, TUTTA la critica italiana se ne stia altrettanto tranquillamente zitta! Proteggiamo la vera Arte! Spero che questo messaggio sia letto da Carabinieri e Guardia di Finanza che hanno il dovere di bloccare queste mostre e sequestrare e distruggere questi obrobri che niente hanno in comune con la vera arte di Amedeo Modigliani
Ringrazio Laura per il suo intervento. E’ vero, la critica ufficiale, gli espertoni, dormono sonni tranquilli o per incompetenza o per utilità economica. Infatti i falsi fanno fare soldi a tutti, i ptrezzi possono essere contenuti, sempre in relazione al presunto autore, e ce n’è per tutti. Un’opera autentica ha un prezzo di partenza elevato e non vi sono grossi margini per accontentare i molti famelici addetti ai lavori….Si fa spesso riferimento agli archivi degli artisti come nel caso di quelli di Modigliani e non si tiene conto dell’assoluta loro inattendibilità e bene sarebbe che fossero tolti di mezzo. Per questi motivi i falsi Modigliani continuano impunemente a circolare a modici prezzi (un disegno 200.000/300.000 invece di almeno un milione di € se fossero autentici).
Ringrazio Laura per il suo intervento. E’ vero, la critica ufficiale, gli espertoni, dormono sonni tranquilli o per incompetenza o per utilità economica. Infatti i falsi fanno fare soldi a tutti, i prezzi possono essere contenuti, sempre in relazione al presunto autore, e ce n’è per tutti. Un’opera autentica ha un prezzo di partenza elevato e non vi sono grossi margini per accontentare i molti famelici addetti ai lavori….Si fa spesso riferimento agli archivi degli artisti come nel caso di quelli di Modigliani e non si tiene conto dell’assoluta loro inattendibilità e bene sarebbe che fossero tolti di mezzo. Per questi motivi i falsi Modigliani continuano impunemente a circolare a modici prezzi (un disegno 200.000/300.000 invece di almeno un milione di € se fossero autentici).