Iniziate bene l’anno, andate a vedere la mostra di Escher a Palazzo Blu a Pisa

PISA – Vi restano solo ventiquattro giorni per perdervi nell’onirico mondo di Maurits Cornelius Escher.

Non aspettatavi la solita mostra, è molto di più, è una sorta di percorso iniziatico nella sua opera, un’avventura dell’occhio.

Appena entrati sarete attirati in una sorta di oscura cripta, dove, in spazi che si intersecano tra  loro, avanzano alcune ombre bianche, monaci o fantasmi, che si palesano e si dissolvono tra strane colonne su cui poggiano volte crociate. Rintocchi di campane rendono l’atmosfera molto gotica e straniante, siete a Palazzo Blu o in un altro mondo tenebroso?

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Proseguendo nel buio vi sentirete osservati da un enorme occhio. E’ l’occhio ingigantito di Escher che vi guarda, e più avanti troverete l’originale: all’inizio non capirete perché sia così inquietante, ma avvicinandovi vedrete che riflesso nella pupilla c’è un teschio, che osserva proprio voi, ma non vede l’aspetto che avete oggi, ma quello che avrete dopo la morte!

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Ora, con qualche brivido, siete pronti a immergervi nel mondo di Escher, folle, geniale, oscuro e perturbante. Escher non è quello che è sembrato per anni: un genialoide che disegnava strani mondi, le cui opere servivano a stupire ed erano perfette per poster, puzzle e altro merchandise da camerette di adolescenti. Dagli anni ’80 del ‘900 è stato troppo visto, troppo banalizzato, troppo sfruttato, mentre questa mostra ci introduce invece alla sostanza profonda della sua opera.

Escher è un disegnatore finissimo, incantato dal mondo e dalle sue infinite trasformazioni. E’ un illusionista, un mistico, un creatore di mondi paralleli, con una mente naturalmente analitica e matematica che vede oltre il visibile, legato a un mondo per noi impercettibile che si palesa solo al suo sguardo interiore. Ecco che cosa scrive per spiegare la genesi delle sue opere: “Mentre disegno mi sento un Medium, controllato dalle figure  che sto evocando. E’ come se esse stesse scegliessero la forma con cui apparire.

Tutto è inafferrabile nelle sue opere e nelle sue architetture fantastiche, nei suoi soggetti in continua trasformazione e nei suoi animali chimerici, e anche nelle visioni reali: nei suoi paesaggi c’è sempre qualcosa d’inquietante e d’illusorio.

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Le sue creazioni a tassellature, che vanno dal piccolissimo all’infinito, ci stupiscono e a volte ci inquietano, e seguono leggi matematiche complicatissime che l’artista diceva di ignorare. Sembra che durante la sua travagliata vita scolastica non avesse mai preso la sufficienza a matematica!

La mostra, curata dallo storico Stefano Zuffi, grande conoscitore di Escher, e molto ben progettata dall’architetto Cesare Mari, è suddivisa in nove sezioni: Volti, Animali, Oggetti e Riflessi, Geometrie e Ritmi, Paesaggi, L’artista, Architetture Fantastiche, Nature e Autoritratti.

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Le didascalie presenti in mostra vi aiuteranno a seguire la successione delle varie fasi della vita e delle opere, dalle prime incisioni, dal tratto più semplice ma già molto belle, alle opere straordinarie degli anni della maturità.

Continuando la visita vi troverete in una stanza scura in cui campeggia la grandissima riproduzione di Metamorfosi II, del 1939. Potete appoggiarvi o anche sdraiarvi sul grande pouf che si trova in mezzo alla stanza, e sarete avvolti dal suo incredibile gioco virtuoso: la scritta metamorphose diventa attraverso la sua geniale matita un mosaico di quadrati bianchi e neri, che si trasformano in lucertole che diventano celle esagonali che contengono larve da cui nascono api, che si tramutano in farfalle che a loro volta diventano pesci che si cambiano in uccelli, che diventano cubi che si trasformano in case affacciate sul mare, che diventa una tavola da scacchi che si trasformerà ancora nella scritta iniziale: metamorphose. Capite perché è meglio sdraiarsi per contemplare tutta questa esuberanza creativa!

Nella litografia Marcia dei rettili del 1943 resterete stupiti dalla capacità di Escher di trasformare la bidimensionalità di un disegno in tridimensionalità: i rettili raffigurati, che in realtà sono piccoli draghi, si alzano dal disegno sul foglio. Tutto in quest’opera è rimando e illusione: sul foglio viene disegnato un foglio sui cui sono disegnati dei rettili a incastro, che improvvisamente si animano e diventano corporei, salgono sui libri e poi su un prisma, sbuffano vapore dalle grosse narici come fossero felici di essere vivi, e poi  ritornano sul foglio per essere ancora solo un segno, ma poi il gioco ricomincia, senza fine, per il nostro stupore.

La mostra vi farà scoprire anche l’amore di Escher per l’Italia e per il suo paesaggio, che ritrasse in bellissimi fogli raffigurando soprattutto paesaggi del Sud (Castrovalva, Amalfi, Sorrento, i paesini dell’Abruzzo e della Calabria), molti dei quali in mostra.

Escher venne in Italia la prima volta nel 1922, e l’anno seguente conobbe a Ravello Jetta Umiker, svizzera, che sposò nel 1924 a Viareggio. Insieme si trasferirono a Roma, dove vissero fino al 1935 e dove nacquero i loro figli, per abbandonare poi l’Italia per insofferenza al regime fascista. Si trasferirono così in Svizzera, poi in Belgio e infine in Olanda, dove l’artista era nato nel 1898 e dove morì nel 1972.

In ogni sezione v’innamorerete di qualche opera, e troverete anche oggetti antichi posti a rimando, come la bella tarsia marmorea proveniente dal Duomo di Pisa, che richiama gli incredibili incastri geometrici del nostro. Ma soprattutto vi perderete dentro cubi, dodecaedri, nastri magici, riflessi negli specchi, e il vostro occhio impazzirà fra concavi e convessi, scale senza uscita né entrata, strisce di Moebius, giochi ottici dove le immagini riflesse servono a evocare mondi simultanei: alla fine scoprirete un artista non catalogabile, unico, che lavora sulle strutture matematiche, sulle simmetrie e sull’illusione ottica ma che, nonostante la perfezione del segno, dell’incastro e dell’ossessività delle strutture, non è mai freddo né distante. Anzi, sotto la perfezione impeccabile di ogni linea si celano fuoco, mistero e inquietudine.

La mostra Escher, oltre il possibile, curata da Stefano Zuffi e progettata da Cesare Mari, è organizzata da MondoMostre e Fondazione Palazzo Blu, con il contributo della Fondazione Pisa e la collaborazione del Gemeentemuseum Den Haag, di Arthemisia e della M.C. Escher Foundation, e resterà aperta fino al 28 gennaio.

PS. LA MOSTRA E’ PROROGATA FINO A DOMENICA 11 FEBBRAIO

Claudia Menichini
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