Ars Litterae, intervista a un calligrafo
Nell’era della stampa digitale, questo mese vogliamo parlarvi di chi ancora impugna il pennino e si sporca le mani di inchiostro. Un mestiere affascinante quello del calligrafo, che abbiamo voluto indagare meglio intervistando chi ha deciso di fare della “bella scrittura” la propria professione.
Grazie signor Nando Torelli del suo tempo e per averci concesso questa intervista epistolare! Gliela scrivo in formato digitale e con un font Times New Roman. Può andar bene lo stesso?
Il font va benissimo: è quello che uso quasi sempre anch’io… corrisponde alla grafia umanistica e italica (inclinata).
Ci racconti brevemente di lei!
Sono un geometra ma non pratico la professione; tuttavia ho fatto innumerevoli ripetizioni di costruzioni per geometri e, alcune volte, di topografia, fisica e matematica. Sono un teorico, un pensatore avverso al lavoro dipendente, autodidatta come tutti i ricercatori. In diversi periodi, ho potuto studiare quello che mi interessava (dalla musica alla programmazione di pagine web) e, il più delle volte, solo per interesse culturale.
La prima domanda che mi sorge spontanea è dove ha imparato questa splendida arte e quando ha pensato di poterne fare un lavoro diventando un calligrafo?
Ho sempre avuto l’attitudine alla scrittura e non mi è servito studiare molto da autodidatta per poter scrivere in calligrafia. L’idea di poter fare un lavoro della calligrafia mi è venuta in seguito ad una visita di una mostra di opere e lavori calligrafici; alcuni anni dopo, ho studiato l’html e ho fatto la prima pagina del mio sito, cioè ARS·LITTERAE.
Quanti siete in Italia ad esercitare questa affascinante professione?
Molti sono interessati alla calligrafia ma i calligrafi saranno certamente molti di più di quelli che compaiono nel web. Non saprei dirle quanti siano in totale, neanche in modo approssimativo.
Quanto tempo si è esercitato per diventare calligrafo?
Non molto: a parte gli scritti che facevo per provare gli inchiostri medioevali, mi sono esercitato durante i lavori calligrafici stessi… posso dire che ora scrivo meglio per esperienza acquisita ma anche i miei primi lavori erano ben apprezzati.
Ma un calligrafo la lista della spesa… la scrive col pennino in corsiva inglese?
Io la scrivo in grafia italica; ma non uso il pennino. Si tratta comunque di una scrittura molto più spedita e meno ordinata rispetto a quella che potrebbe comparire in uno scritto calligrafico. Due esempi si trovano nel mio sito: “Corsiva epistolare, documentaria e commerciale, tipica dei secoli XV e XVI” e “Corsiva epistolare, documentaria e commerciale, tipica dei secoli XVII, XVIII e XVIIII”.
Quali sono i suoi strumenti di lavoro?
Uso quasi sempre l’inchiostro medioevale, detto atramentum, che è più adatto alla calligrafia: ne deriva un tratto più bello e definito. Viene prodotto prodotto secondo una tipica ricetta medioevale, con galle di quercia, vitriolo romano, gomma arabica e vino bianco. L’inchiostro è nero su carta o pergamena, ma può presentare una tendenza al marrone più o meno percepibile nel corso del tempo; il liquido presenta una nota violacea se è guardato in trasparenza o se viene diluito con acqua.
Un altro tipo di inchiostro è quello ferro-gallico: può avere una viscosità molto diversa da quella caratteristica dell’inchiostro medioevale, specialmente se si usa con penne stilografiche, per cui deve risultare molto fluido e privo di impurità; diversamente dal medioevale, è generalmente costituito da acqua distillata molto poco addensata e non da vino bianco, può contenere zucchero, glicerina, acido fenico o altre sostanze che non esistevano nel medioevo.
Per la scrittura degli indirizzi, ossia il lavoro più frequente, uso le buste scelte, acquistate e spedite a me dal cliente. La qualità della carta è comunque molto importante per la scrittura in calligrafia poiché gli esiti della scrittura sono diversi a seconda delle differenze fisico-chimiche dei supporti stessi. La scelta dei supporti scrittorî dovrebbe essere quindi effettuata in base ad una possibile congruenza con le grafie storiche adottate, giacché queste non si sarebbero mai evolute nelle forme attualmente note se fossero state usate su supporti diversi da quelli storicamente attestati; vale a dire che non avremmo mai avuto una grafia Beneventana, come ora è conosciuta, se si fosse usato ancora il papiro, oppure risulterebbe assurda una Corsiva Inglese o Cresciana su pergamena, data la sua dinamicità ed il suo sviluppo nel tempo in cui la sostituzione della pergamena con la carta era quasi del tutto avvenuta.
Quanto tempo impiega mediamente per la stesura di un biglietto?
Dipende da molti fattori quali la lunghezza, la dimensione, il tipo di grafia ecc. Per quanto riguarda gli indirizzi su buste in corsivo inglese, impiego una mezza giornata per scriverne una trentina, dopo di che mi devo fermare per “sfinimento”. È da notare che il lavoro comprende anche la tracciatura delle linee guida con matita e la cancellazione finale di tali linee con gomma.
Perché, secondo lei, nell’era del digitale un cliente desidera ancora un biglietto scritto a mano?
Nella nostra epoca, un biglietto, o un indirizzo scritto a mano, diversamente da una stampa digitale, è unico e, siccome necessita di una certa accuratezza, indica una maggior considerazione della persona cui si rivolge; inoltre uno scritto digitale è formale e poco pregiato perché costa poco ed è ripetibile in più copie identiche; quello a mano è personale, più confidenziale e più costoso. Inoltre il galateo prescrive che la scrittura degli indirizzi sulle buste, che contengono inviti o partecipazioni di nozze, deve essere eseguita a mano, almeno con una penna stilografica se non con un pennino.
Molta gente si rivolge a lei?
Spesso ricevo telefonate ed e-mail per richieste di informazioni; a volte mi accordo per qualche lavoro da fare.
Quando il calligrafo è diventato un mestiere vero e proprio?
Nell’antichità i libri venivano scritti dagli scriba, che generalmente erano servi non pagati; nel Medioevo regnava l’analfabetismo e solo i frati amanuensi si occupavano di scritture sacre e delle trascrizioni delle opere antiche non ricevendo alcun compenso e la loro attività era un’opera di pia penitenza. I primi calligrafi, che scrivevano dunque per mestiere, comparvero solo durante il Rinascimento con l’aumento dell’alfabetizzazione e la necessità di una maggiore produzione di codici; ma la loro professione era destinata a scomparire presto quando la stampa, economicamente più vantaggiosa, sostituirà definitivamente l’amanuense professionista.
Conosce giovani curiosi e vogliosi di intraprendere la sua stessa strada o pensa che questo mestiere sia destinato ad estinguersi?
Vi sono molti giovani interessati; alcuni mi hanno chiesto informazioni su eventuali corsi, sul modo di procedere da autodidatti e sui testi utili; ma non credo che attualmente la calligrafia sia un mestiere proficuo, perché, come tutto ciò che è artigianale, anche la scrittura comporta prezzi che di solito risultano incomprensibili a chi non conosce le tecniche e il lavoro necessario: nessuno si stupisce se la consulenza di un idraulico costa 50 euro, mentre molti rimangono esterrefatti per un preventivo di 150 euro per 100 indirizzi…
Nelle scuole dei nostri nonni si tenevano corsi severissimi di calligrafia perché la “bella scrittura” era ritenuta di grande importanza mentre oggi è diventata del tutto assente nei programmi scolastici. Cosa ne pensa?
Ma che scuole sono quelle attuali? Tutta l’istituzione dovrebbe essere riconsiderata… attualmente gli studenti calano i pantaloni ai professori, li filmano con il telefonino e li piazzano su YouTube!… Cosa ci si dovrebbe aspettare da tali premesse?…I programmi ministeriali delle scuole attuali sono ridotti al minimo; ciò si può osservare confrontando qualche testo attuale con qualche altro di cinquanta anni fa…
Ma alla fine dei conti, secondo lei, avere un’ottima calligrafia è solo un vezzo o dona un qualche valore aggiunto alla scrittura?
Non è indispensabile avere un’ottima grafia; ma si dovrebbe considerare che la propria personalità si esprime anche con la forma della scrittura, e uno scritto bello nella forma, armonioso ed elegante, sarà letto più volentieri e tenuto in maggior considerazione…
Un’ultima domanda dal tono scherzoso ma serio allo stesso tempo: non pensa che i medici dovrebbero fare un corso di calligrafia per il bene comune e la salute di tutti?
Non credo! perché dovrebbero fare un ulteriore corso dopo essersi esercitati così tanto nella cacografia?
Per chi volesse rivolgersi a lei come la può contattare?
Il modo migliore è per telefono (334 1482923), oppure attraverso la pagina dei contatti del sito
Signor Torelli, la ringraziamo infinitamente per averci donato il suo tempo e le facciamo i migliori auguri per la sua preziosa e affascinante attività!
Daniela Farina
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Il signor Torelli è un saggio che ha capito tutto e non solo della calligrafia; cosa che può essere fatta solo ed unicamente da un professionista “dilettante”, sarebbe a dire da un esperto che trae diletto dallo studio continuo della sua arte