Obiettivo principale del Futurismo, movimento d’avanguardia nato nel febbraio del 1909 con la pubblicazione del suo primo manifesto sulla rivista francese Le Figaro, fu quello di rinnovare tutti gli aspetti della creazione artistica e della vita quotidiana, dalla pittura alla scultura, dalla musica alla cucina. Non deve dunque stupire l’interesse del movimento per il campo scientifico. Nel 1940 venne pubblicato il Manifesto della Matematica, intitolato “Calcolo poetico delle battaglie. La matematica futurista immaginativa qualitativa”, redatto da Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento, in collaborazione con il matematico Marcello Puma e il poeta futurista, nonché chirurgo, Pino Masnata.
Viene esplicitamente affermato che «Il Futurismo italiano rinnova oggi anche la matematica La verità scientifica non è unica quindi è variabile il suo spirito cercatore […] La nostra matematica antifilosofica antilogica antistatica è cosciente fuoco di artificio delle ipotesi guizzanti nelle tenebre della attonita scienza».
Si parla di una matematica di qualità, non di quantità: ovvero una matematica valorizzata nelle sue eccezioni, avversa alla simmetria e ai calcoli equazionali, lanciata nel discontinuo e nel raro: «Questa matematica farla entrare direttamente nella vita facendo vivere accanto a noi respiranti tutte le ipotesi respiranti Ognuno applichi il soggettivo tutto proprio calcolo delle probabilità». Il discorso futurista si spinge ancora più in là, arrivando a ipotizzare una soluzione alla morte, o quanto meno un modo per sopravviverle: «Quando potremo valutare con la precisione di una aritmetica poetica le qualità dei massimi grandi uomini e isolarle potremo ricostruire qualitativamente un Dante un Napoleone un Leonardo Una matematica qualitativa abolisce la morte che è quantitativa».
Oltre a una nuova matematica, viene proposto un diverso concetto di geometria: una geometrica poetica, soggettiva, basata sulla misurazione astratta delle forme e dei dinamismi contenuti nelle immagini. Questa idea si collega al concetto di intuizione, considerato dai futuristi come lo strumento che, insieme all’istinto e all’irrazionalità, permetterà all’uomo di imporsi sulla realtà trasformata dai nuovi mezzi tecnici, situandosi dunque in un posto privilegiato rispetto alla ragione e la razionalità.
«Matematici affermiamo l’essenza divina del CASO e dell’AZZARDO Applichiamo il calcolo delle probabilità alla vita sociale Costruiremo città futuriste perché architettate mediante la geometria poetica»: gli stessi matematici sono invitati ad amare nuove e diverse geometrie.
Questa predilezione dei futuristi per la matematica e la geometria è visibile già nei primi anni di vita del movimento con il manifesto “Lo splendore geometrico e meccanico e la sensibilità numerica” del 1914, dove si afferma l’intenzione di creare una nuova bellezza sostitutiva di quella attuale, passatista, ritenuta romantica, simbolista e decadente: questa nuova bellezza è chiamata appunto «splendore geometrico e meccanico». Il vedere la nuova bellezza nella geometria, nei numeri e nella meccanicità, riporta al culto della macchina e del dinamismo, che fu sempre una delle tematiche chiave del movimento.
In questo secondo manifesto, Marinetti afferma chiaramente : «l’Amore della precisione e della brevità essenziale mi ha dato naturalmente il gusto dei numeri, che vivono e respirano sulla carta come esseri vivi nella nostra nuova sensibilità numerica. Es.: invece di dire, come qualsiasi scrittore tradizionale: “un vasto e profondo rintocco di campana” (notazione imprecisa e perciò inefficace) […] io afferro con precisione intuitiva la potenza del rimbombo, e ne determino l’ampiezza, dicendo: “campana rintocco ampiezza 20 kmq.”. Io do così tutto un orizzonte vibrante e una quantità di esseri lontani che tendono l’orecchio al medesimo suono di campana. Esco dall’impreciso, dal banale, e m’impadronisco della realtà».
Con il Futurismo, il manifesto diventa il mezzo di espressione privilegiato, riuscendo a raggiungere un alto livello di significazione letteraria senza perdere la sua funzione pubblicitaria di diffusione di nuove idee. In quanto forma letteraria, fu anch’esso coinvolto nel rinnovamento della letteratura promosso da Marinetti, secondo il quale, dal momento che le nuove scoperte scientifiche e i nuovi mezzi di comunicazione stavano trasformando il modo in cui l’uomo percepiva la realtà, la letteratura e le arti plastiche andavano modernizzate in modo da riuscire ad assecondare nella maniera migliore questa nuova sensibilità.
Questo rinnovamento della letteratura si basa innanzitutto sulla distruzione della sintassi, dunque sull’abolizione degli aggettivi, degli avverbi e della punteggiatura, sostituita dai segni matematici (+ – =), nonché sull’uso del doppio sostantivo e del verbo all’infinito. Lo scopo era quello di creare un linguaggio più dinamico e flessibile, che assecondasse il dinamismo costante della realtà, ma anche di eliminare ogni elemento di soggettività. È da qui che deriva il concetto futurista di “parole in libertà”.
Nel manifesto dedicato alla matematica, assistiamo alla messa in pratica di queste idee, diversamente dal manifesto del 1914, ancora realizzato secondo le norme letterarie tradizionali.
Elisa La Pietra
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