La Città perduta. Storie e ritratti di Carrara e del territorio apuo-versiliese tra ‘800 e ‘900 di Rosaria Bertolucci.
PISA – La BFS Edizioni, negli ultimi giorni del 2020, ha dato alle stampe un’ interessante pubblicazione: La Città perduta. Storie e ritratti di Carrara e del territorio apuo-versiliese tra ‘800 e ‘900 di Rosaria Bertolucci. Oltre cinquecento pagine di storia, cultura e società che raccontano la città del marmo: l’anarchica Carrara.
A trent’anni dalla morte dell’autrice, il curatore ha chiuso un progetto ideato nella metà degli anni ottanta del secolo passato, quando Rosaria Bertolucci aveva pensato a una raccolta dei suoi articoli e saggi per proporre, all’attenzione dei carraresi, una pubblicazione complessiva sulla loro città e sul quel territorio che lei, romana di nascita, ha amato e raccontato con passione e intelletto.
Parafrasando De Andre’ potremmo definire il lavoro che BFS Edizioni ci presenta una “storia comune per gente speciale”, anche se questo volume, diversamente dal senso dell’opera del cantautore genovese, non ci “rende orfani”, ma ci fa riscoprire le nostre radici, le nostre strade, le nostre anime, le nostre diverse città perdute.
Rosaria Bertolucci, poetessa, scrittrice e giornalista, è stata una donna di “personalità animata da autentica passione e grande spirito di libertà” come viene definita nella prefazione del volume. Una donna del novecento che ha attraversato personalmente e intellettualmente le vicende del secolo breve; la sua vita si è intrecciata con i grandi eventi della storia come in quel 25 aprile del 1945, quando si trovava a Milano e la sua strada ha incontrato quella del futuro Presidente Sandro Pertini.
L’autrice in vita ha pubblicato molte opere, si è occupata di storia, di cultura, di società, di ambiente, ha scritto di Lorenzo Viani, di Sibilla Aleramo e dello stesso Sandro Pertini.
Pur essendo una donna del secolo scorso ha avuto intuizioni che hanno anticipato molte questioni e che hanno proiettato in avanti il suo pensiero. Di particolare interesse un suo articolo sull’energia solare come alternativa all’energia nucleare, pubblicato, nel 1980, su «La Nazione». Così come, in questo senso, vanno interpretati i vari articoli di denuncia sulla devastazione del territorio apuo-versiliese a causa di un processo di industrializzazione selvaggia. La Bertolucci ha saputo anticipare temi di estrema attualità sociale, soprattutto nel periodo che stiamo vivendo, tra questi il fenomeno della solitudine in cui vivono molti anziani. Anticipatore delle tensioni razziali che viviamo in questi anni, è sicuramente l’articolo che, prendendo spunto da un’inchiesta di quei giorni, indaga la condizione dei Vu cumprà, termine con il quale vennero definiti, negli anni ottanta, i giovani immigrati venditori in spiaggia di braccialetti e collane. La lucidità dell’autrice denuncia la tendenza all’intolleranza anche di quelle realtà, come le nostre, fortemente caratterizzate da una fitta rete associazionistica e solidale e ne preannuncia il declino e la frantumazione culturale.
La Città perduta, curata dal figlio, Franco Bertolucci, raccoglie, oltre ad alcuni testi inediti, sessanta articoli e saggi dedicati a Carrara, pubblicati tra il 1978 e il 1990 principalmente sui quotidiani «La Nazione» e «le Città» e in libri collettivi e riviste.
La prima parte del volume ci propone alcune delle lezioni tenute dall’autrice alla Università della libera età di Carrara, saggi che ricostruiscono puntualmente, con la capacità che si riconosce alla brava ricercatrice e all’attenta storica, le vicende della città del marmo. L’autrice ci racconta dell’unità d’Italia, dei fermenti repubblicani, della nascita dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori; entra con lucidità tra le pieghe della storia, recupera e rende immortale lo spirito ribelle del popolo di Carrara, che si anima nelle varie proteste e manifestazioni che accompagnano fatti di portata nazionale, tra queste le manifestazioni di protesta in solidarietà con i moti siciliani, le insurrezioni del 1898, la nascita della Camera del Lavoro, i fatti di Sarzana del 1921, fino ad arrivare al dramma del fascismo, alla Resistenza e alla rinascita democratica.
Un capitolo è poi dedicato al marmo, nella sua accezione più completa: ricchezza, commercio, cultura, bellezza, arte, sudore, lavoro, sfruttamento. E insieme al marmo Rosaria Bertolucci ci racconta le storie, le vicende legate a quello che a Carrara, con una espressione dialettale, si chiama il contro in testa: storie di persone testarde che non conoscono ostacoli, teste dure che offrono alla percussione la massima resistenza.
Ogni capitolo è corredato da un interessante inserto iconografico e il quarto, dal titolo “Ritratti”, è dedicato ai personaggi che con la loro biografia hanno contribuito a delineare l’immaginario storico e politico della città del marmo. Questi articoli, come un dipinto, mettono al centro del quadro il personaggio principale, immergendolo poi in uno scenario dove la storia della città, la società e i sogni legati a quelle vicende rappresentano un corredo di ideali e speranze.
Con un frase Rosaria Bertolucci ci aiuta a fare sintesi di questa pubblicazione:
La gente di Carrara e quella dei paesi a monte ha sempre dimostrato fierezza di carattere, spavalderia e spirito ribelle, conseguenza presumibile di un mestiere a rischio qual’è quello del cavatore per cui la vita è sempre appesa a un filo.
Spesso i libri che parlano di storia locale si limitano a raccontare episodi, senza offrire gli strumenti necessari per comprendere la complessità culturale e sociale del luogo che raccontano. Questa pubblicazione, invece, sempre prendendo in prestito parole misurate e mai banali, ci aiuta alla comprensione di quel posto strano e […] a volte difficilmente comprensibile che è stato ed è Carrara, così come ha scritto, dopo aver letto questo volume in fase di composizione, Paolo Finzi, amico cortese, modesto e geniale, mente lucida che ho avuto la fortuna di ascoltare.
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