Nuove forme digitali del narrare all’IF2015

IF2015 – Sabato 10 Ottobre 2015 –

Stazione Leopolda ore 10:00

Mattinata intensa quella che si è svolta stamani alla Stazione Leopolda di Pisa nell’ambito dell’IF2015 Internet Festival 2015. L’evento in questione recitava il seguente titolo “Web documentary e digital storytelling”. Dalle ore 10 alle 13 si sono alternati sul palco della Leopolda interventi di Marco Pratellesi (giornalista), Agnese Fontana (produttrice), Alberto Lastrucci (direttore del Festival dei Popoli), Roberto Malfagia (direttore artistico della scuola La Jetée), Mandy Rose (co-direttrice di I-Docs) e Jeff Soyk (art director, media artist e designer).

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Il tema su cui verteva questa tavola rotonda comprendeva tutti gli argomenti riguardanti il nuovo mezzo preso in considerazione (il web-documentary), analizzando alcuni esponenti di spicco, dando voce a realtà nuove e di prospettiva.

Inizialmente Marco Pratellesi ha introdotto il tema della contaminazione crossmediale tra i linguaggi ed ha individuato l’elemento di rottura tra un “prima” ed un “dopo”, ovvero tra l’avere uno schermo come punto di riferimento di fruizione anziché i giornali, la radio e anche la TV. Questo cambiamento ha portato ad una contaminazione dei linguaggi ed anche il documentario e le varie forme del narrare (il cosiddetto visual storytelling) hanno acquisito nuovi contenuti e creato a sua volta nuovi spettatori. Così vengono citati en-passant i web-doc curati dalla testata per cui Pratellesi scrive (L’Espresso) come quello creato per la commemorazione dei 20 anni dal genocidio in Ruanda, un altro sulla scolarizzazione in Etiopia oppure sul web-banking ed il suo utilizzo nell’industria agricola del Kenya.

Mandy Rose, docente, direttrice del Digital Cultures Research Centre dell’Università di Bristol e co-direttrice del team I-Docs, ha invece parlato di tre importanti artisti che hanno la scelto la via del web-documentary come mezzo espressivo. Il primo nome che è stato fatto è quello di Alexandre Brachet (ed il suo gruppo UPIAN). Di lui sono stati citati i lavori più interessanti come Thanatorama, Gaza/Sderot e Prison Valley, mentre il più recente Alma – una storia al femminile su violenza tra gangs in Guatemala – è stato un progetto creato appositamente per i tablet. La seconda web-documentarista citata è la canadese Katarina Cizek ed il suo lavoro più celebre, High Rise, storie suburbane di vita in grattacieli dimessi nelle periferie di grandi città. Jonathan Harris è invece il terzo artista trattato dalla Rose. Harris è un informatico che utilizza la rete e la sua mappatura per realizzare delle “poetiche dei dati”. I suoi lavori più celebri sono I Love Your Work e We Feel Fine dove si può scrutare che la sua poetica dei dati si allontana dalla classica narrazione lineare, tant’è che si può parlare più di offuscamento di confini che di contaminazione dei linguaggi.

L’intervento di Alberto Lastrucci invece ha indirizzato la discussione verso un’interessante riflessione su come il documentario, soprattutto negli ultimi anni, abbia acquisito elementi di soggettività che prima erano messi in secondo piano ed impensabili per opere del genere, mentre la produttrice Agnese Fontana ha parlato della differenza che esiste tra l’avere a disposizione una quantità di mezzi e risorse non paragonabile a quella del passato e alle conoscenze che ugualmente servono per adoperarle. «Avere degli strumenti che ci costano molto meno – racconta la Fontana, anche con una verve polemica che ho apprezzato – non fa di ognuno di noi qualcuno in grado di raccontare una storia. Saperla raccontare è ancora più difficile». Roberto Malfagia ha puntualizzato che giustamente non tutti siamo narratori di professione ed ha introdotto in modo sintetico il fatto per il quale l’immagine sia tornata ad avere il primato sulla parola, una lotta che è andata avanti per migliaia di anni e che negli ultimi decenni sta pendendo dalla parte della visualità. Tante le questioni affrontate in queste tre ore di un sabato mattina piovoso, c’è anche tempo per un intervento extra di Lorenzo Garzella, noto regista di documentari pisano.

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Tomas Ticciati
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