Palazzo Pitti trionfa monumentalmente alla sommità di piazza dei Pitti, a Firenze, ed è considerato uno degli edifici più prestigiosi della zona d’Oltrarno. Corredato dal giardino di Boboli, uno dei maggiori esempi al mondo di giardino all’italiana, nonché meta prediletta dai tanti visitatori della città, il palazzo attualmente ospita sedi amministrative quali la Soprintendenza al Polo museale fiorentino e quella per i Beni Architettonici, Paesaggistici e demo-etno-antropologici, nonché eventi e manifestazioni culturali. È, inoltre, sede della Galleria Palatina, della Galleria d’arte Moderna, del Museo degli Argenti, del Museo delle porcellane, del Museo delle carrozze e della Galleria del costume, quest’ultima la maggiore istituzione italiana dedicata alla moda.
Il museo, godendo di una collezione costituita da più di seimila manufatti tra accessori, abiti, costumi teatrali e cinematografici offre una dettagliata panoramica delle tendenze stilistiche che si sono susseguite negli anni, celebrando anche alcune creazioni dei principali stilisti italiani come Giorgio Armani, Emilio Pucci, Valentino, Gianni Versace e molti altri. Non a caso Firenze ospita ogni anno uno degli eventi dedicati alla moda più importanti a livello mondiale: Pitti Immagine.
La kermesse fiorentina si articola in una serie di iniziative tra cui sfilate, presentazioni, vernissage, mostre a tema, ognuno con sede dislocata in vari spazi cittadini, come la Fortezza da Basso, Piazza Santa Croce, Salone dei Cinquecento, con particolare occhio alla Sala Bianca di Palazzo Pitti dove ha avuto inizio la consacrazione della sartoria italiana. È proprio qui, infatti, che, agli inizi degli anni ’50, sono state organizzate le prime sfilate, facendo di Firenze una delle capitali della moda. Le ricche decorazioni del salone, con stucco bianco e lampadari in cristallo, contribuiscono a conferire all’insieme un’eleganza quasi sospesa nel tempo.
Giovan Battista Giorgini, nel 1952, la scelse come luogo in cui far conoscere al mondo l’abilità e la creatività di stilisti emergenti. La grandiosità dell’evento nella Sala Bianca ha avuto, negli anni, eco tale da far conoscere Firenze non solo come prestigioso emblema della cultura e dell’arte italiana ma anche come sinonimo di stile e cura della persona.
Pitti Immagine ha quindi radici ben consolidate e personifica la storia della moda italiana da più di mezzo secolo. L’ambientazione rinascimentale della
Sala Bianca si dimostra da subito uno spazio perfetto ad accogliere quel senso di bellezza e di lusso tanto desiderato dalla società italiana del dopoguerra, anestetizzata da anni di povertà e di conflitto bellico. Lo spirito innovatore e la volontà da parte delle maggiori case di moda italiane di utilizzare materiali preziosi, nonché l’allestimento della sfilata in un ambiente di prestigio ha contribuito a valorizzare la nobile origine del
Made in Italy.
La scelta di sfruttare gli ambienti di Palazzo Pitti come sede della prima sfilata si rivela particolarmente azzeccata: la struttura, infatti, costituisce un binomio fondamentale, riuscendo a sintetizzare la tradizione e la magnificenza. Nell’ atto stesso della sua progettazione, infatti, la dimora fiorentina è voluta essere simbolo di sfarzo e potenza e, in questo senso, può risultare utile spendere due parole sulla vicenda storica dell’edificio.
Intorno alla metà del Quattrocento Luca Pitti, acerrimo nemico dei Medici, aveva commissionato una residenza per la propria famiglia che superasse di gran lunga il progetto di Palazzo Vecchio. Pare, infatti, che il Pitti, considerando Cosimo Medici un uomo superficiale e vanaglorioso, volle farsi costruire un palazzo che facesse apparire quello del suo rivale del tutto insignificante. Sull’effettiva paternità del progetto gli storici ancora dibattono. Secondo una testimonianza vasariana, sembra che un’iniziale proposta di Brunelleschi per palazzo Medici non fosse stata considerata da Cosimo il Vecchio perché troppo sfarzosa, preferendole l’idea di Michelozzo, ritenuta più contenuta. La leggenda vuole che, quindi, i Pitti abbiano sfruttato il programma brunelleschiano destinato, ma scartato, dai Medici, esigendo che le finestre del piano nobile avessero proporzioni mai viste a Firenze e che non solo fossero paragonabili ai portoni d’ingresso dell’edificio mediceo, ma che il solo cortile interno fosse in grado di contenere l’intero Palazzo Strozzi. Per la prima volta, inoltre, in città viene riservato uno spazio adibito a piazza di fronte a un edificio privato e organizzato in maniera tale da consentire uno sguardo privilegiato verso il fondo, ossia dal basso verso l’alto.
L’ architetto incaricato ufficialmente dell’impresa fu Luca Fancelli, secondo alcuni allievo di Brunelleschi. Secondo altri, invece, fu collaboratore di Leon Battista Alberti, notando una certa vicinanza tra i principi strutturali e le teorie espresse nel De re aedificatoria. In ogni caso è evidente che a Firenze tale architetto non abbia costruito altro poiché i canoni stilistici e la grandiosità dei volumi, non sono riscontrabili altrove.
La facciata è caratterizzata da un modulo fisso che ritorna con regolarità: moltiplicando per due l’ampiezza delle aperture si ottiene l’altezza delle stesse e per quattro l’altezza dei piani, circa di 12 metri. La decorazione a bugnato, ossia le sporgenze in muratura, invece, lo accomuna ad altri palazzi cittadini, come, per esempio, il Medici Riccardi. Osteggiati dalla fortuna, o forse accecati dalla superbia, per dar vita a un cantiere tanto impegnativo i Pitti si indebitarono al punto tale da non poter portare a termine la progettazione.
Preso atto che le sorti finanziarie della famiglia non erano destinate a migliorare, Buonaccorso Pitti, a metà Cinquecento, decise di vendere il palazzo a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I Medici. Lei, essendo originaria di Napoli, preferiva vivere nella zona d’Oltrarno ritenendola più salutare, soprattutto perché affetta da problemi respiratori, rispetto a Palazzo Vecchio, soffocato nell’affollato centro cittadino.
Palazzo Pitti, vista sul Giardino di Boboli. fonte: wikipedia.org
Già dal 1551 venne cominciata l’organizzazione dei giardini che, sfruttando la naturale pendenza della collina, seguono un andamento che ricorda la forma ad anfiteatro. Il complesso divenne, quindi, la residenza privata dei Medici, collegato a Palazzo Vecchio, dal 1565, mediante il percorso privato, sopraelevato rispetto al piano di calpestio, conosciuto come
Corridoio vasariano. Sul finire del secolo, il palazzo subì una serie di opere di ammodernamento che lo portarono ad assumere dimensioni ancora più grandiose. Già residenza ufficiale del
Granducato di Toscana, all’inizio del XIX secolo,
Napoleone lo elesse come sua dimora durante i soggiorni italiani.
L’attuale aspetto sontuoso della Sala bianca si deve soprattutto ai Lorena, che la riservavano ai ricevimenti ufficiali della corte. Con Leopoldo II, intorno al 1830, alcune parti dell’edificio cominciarono a essere adibite a sede museale. Nella fase di agitazione politica precedente l’unificazione dell’Italia, dopo il passaggio della Toscana al Piemonte, il palazzo passò sotto la tutela dei Savoia che, di nuovo, fecero della Sala Bianca il luogo prediletto per gli incontri diplomatici: il re, infatti, rimase a Palazzo Pitti dal 1865, momento in cui Firenze fu eletta capitale del nuovo Stato, fino al 1871, quando, invece, lo divenne Roma. Dopo un attento processo di restauro, pur avendo cambiato destinazione d’uso, Palazzo Pitti rimane uno dei maggiori beni architettonici italiani, mettendo a disposizione i suoi ambienti per manifestazioni di varia natura. Nel generale clima di rinnovamento, che salvaguardia e celebra il patrimonio culturale, dal 1952 la Sala Bianca è, quindi, tornata a offrirsi come scenario per uno degli eventi italiani più conosciuti al mondo, tra i più attesi dagli amanti del bello.
Cristina Gaglione