Giovanni Lindo Ferretti

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Partitura per Voce, Cavalli, Incudine con Mantice e Bordone

Già dal titolo si intuisce che quello che succederà al Parco la Cittadella il 7 settembre 2014 non è un evento consueto: Giovanni Lindo Ferretti, leader storico dei CCCP, ritorna dopo una lunghissima pausa con uno spettacolo nuovo, originale ed inaspettabile.

Torna dopo 30 anni a suonare alla cittadella: era il 1984 quando Lindo Ferretti si esibì nel parco assieme ai suoi CCCP. Lo ricorda lui stesso, a inizio concerto, al seguito di un’esortazione all’abbandono dei telefoni cellulari, almeno per la durata dello spettacolo, e a una richiesta di rilassamento e distacco dal precedente concerto degli Afterhours. Giovanni Lindo chiede al pubblico una mezzora di pausa per potersi concentrare.

Il pubblico è libero di andare quando vuole, continua Ferretti, noi siamo qui a fare uno spettacolo per il cielo, la terra e noi stessi, chi non vuole rimanere è libero di andarsene quando vuole, lasciando subito intuire che lo spettacolo che verrà di li a poco non sarà uno show per “raccattare” le masse.

E’ infatti una “Visione”, come lui la definisce; ma le visioni non sono intrattenimento, non sono audience, richiedono il tempo della gestazione, dell’elaborazione, della maturazione di un determinato concetto.

Ci sono i cavalli, maremmani, dei quali viene raccontata la storia, vengono chiamati per nome, sfilano, trottano, si siedono e rampano, uno dietro l’altro, seguendo il moto delle parole e delle cantilene di Giovanni Lindo Ferretti.
“La prima volta che un uomo montò a cavallo fu il primo grande progresso dinamico dell’uomo, l’accelerazione del tempo, dello spazio, la simbiosi naturale del potere.”

Suoni antichi quelli che riecheggiano nello spettacolo: una ghironda suona, coi suoi lunghi bordoni, sui quali le cantilene di Lindo Ferretti si articolano, sembrando uscire da un tempo passato. Un tempo dove c’erano i cavalli, le incudini e i martelli; dove l’uomo traeva dalla natura stessa il suo potere; quando ancora non aveva dimenticato se stesso.

Uno spettacolo che esalta la semplicità, il ritorno all’essenza, la via della decrescita, l’evoluzione di un processo artistico sempre estremista, ma anche coerente, a dispetto delle diverse critiche rivolte a Ferretti dopo la sua conversione.

Una fede che, dopo il crollo del muro e del colosso sovietico, a parer mio inevitabilmente doveva nascere, perchè bisogna credere in qualcosa, e quando la speranza sovietica si rivelò per quel che era, il ritorno all’essenza e alla semplicità francescane, ma anche così chiaramente professate dal Cristo, è a mio avviso uno sviluppo corretto e coerente, sempre estremista, come del resto ci si aspetta da un artista eclettico come Ferretti.

Bernardo Sommani
 

Foto : Luca Passerotti

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