Dici borgo e pensi a un piccolo paese, poche persone, aria buona, mangiare sano, vita lenta e piacevole. Ma piccolo quanto? Porre un limite quantitativo a un concetto sentimentale è sempre un’impresa difficile. Eppure si deve fare. Si accetta che un borgo sia un piccolo paese di non più di 5 mila persone? Troppe? Troppo poche? Certo è che in Italia può essere piccolo un Comune con 15 mila abitanti e che, d’altro canto, resistono ancora Comuni con poche decine di residenti.
Quindi meglio lasciar perdere i numeri e guardare ai sentimenti, alle sensazioni. Intimo è bello. E di questo fare punto di resistenza sociale e di politica territoriale; molte zone d’Italia hanno bisogno di un’idea di rilancio sociale ed economico. Spesso i Francesi hanno avuto idee brillanti in materia. Nel 1982, proprio in Francia nacque l’associazione Le Plus Beaux Villages de France, per iniziativa di Charles Ceyrac, sindaco di Collonges-La-Rouge, paesino situato nel dipartimento della Corrèze nella regione della Nuova Aquitania. Nel giugno 2001 Antonio Centi, come Presidente della Consulta Turismo dell’ANCI e dell’ANCI Abruzzo, presentò la proposta di costituire l’Associazione dei Borghi più Belli d’Italia, dichiarando: “Il nostro obiettivo oltre a consentire ai comuni di svolgere il ruolo di promozione del loro territorio, è quello di valorizzare la grandissima ricchezza di culture, di tradizioni, di beni storici, artistici ed enogastronomici che possiamo incontrare in numerosissimi comuni italiani.
L’idea di costituire l’associazione I più bei Borghi d’Italia consentirà quindi il rilancio di un’Italia rurale, una ricchezza che chiede solo di essere valorizzata, e che può fornire opportunità economiche di rilievo. Oggi i borghi aderenti al Club sono 279 comuni con meno di 15 mila abitanti. Si può dire che l’idea di Centi era buona, e che abbia avuto successo, soprattutto come promozione turistica di aree meno frequentate. Nonostante la complessa e difficile situazione internazionale, che faceva paventare un calo del turismo verso l’Italia e l’indebolimento dello sviluppo locale delle comunità situate in zone meno turistiche, i borghi hanno dimostrato tutta la loro vitalità. Espressioni come Italia minore e Italia Nascosta, sono diventate sinonimo di ricerca di luoghi non solo piccoli, ma intimi.
Il bello dei Borghi più Belli d’Italia, è che nel loro insieme mantengono i propri residenti, sono in stato di equilibrio dall’inizio del terzo millennio, con una quota che anzi vede aumentare il numero dei residenti; in qualche caso sono i giovani che vanno a vivere nei piccoli centri, lasciando la vita della città. Il punto dolente resta il Meridione, dove il saldo è troppo spesso negativo.
Lo slogan scelto dai Borghi più Belli d’Italia per la propria Guida segnala un approccio che è anche una differente lettura del territorio: “Il fascino dell’Italia nascosta”. Sul modello dei Plus Beaux Villages de France anche il Club si è dato subito una Carta di Qualità, che vincola gli associati al rispetto di criteri stringenti e che è rimasta immutata fin dalla sua prima versione. La popolazione nel Borgo non deve superare i duemila abitanti e i quindicimila nell’intero comune; in secondo luogo il patrimonio architettonico o naturale deve avere un’estetica omogenea e sia certificato da una documentazione in possesso del comune o della Soprintendenza delle Belle Arti; terzo criterio è la qualità urbanistica del Borgo; infine il quarto requisito è che atti pubblici abbiano manifestato la volontà politica di valorizzare, sviluppare e promuovere adottando azioni tangibili e misurabili. I borghi italiani sono complessivamente molti di più di quelli aderenti al Club dei più belli. E sono, al di là della retorica delle parole, un vero museo diffuso, non organizzato da qualcuno ma reale. E’ fondamentale però che il ritorno dei residenti non sia trainato solo dal Turismo, e che siano soprattutto i giovani a stabilirsi nei piccoli centri, spinti da una nuova sensibilità verso i rapporti personali e nei confronti dell’ambiente. Un esempio importante è quello del castello di Solomeo, dove Brunello Cucinelli ha ricreato il concetto di borgo come fabbrica delle idee e delle innovazioni, e dove il e l’utile s’intrecciano meravigliosamente. E poi c’è Lierna, piccola frazione del Comune di Poppi, nella quale un terzo dei 158 abitanti totali ha meno di 35 anni e molti sono i bambini che qui trovano tutto lo spazio che vogliono per correre e giocare liberi. L’Onu ci fa sapere che nel 2050 i due terzi della popolazione mondiale vivranno nelle città, secondo una tendenza trainata principalmente da tre Paesi – India, Cina e Nigeria – con Delhi che a partire dal 2028 diventerà la metropoli più abitata al mondo. Oggi il primato spetta a Tokyo, capitale del Giappone, che ha 37 milioni di abitanti.
Che dire, se non che l’idea di andare a vivere in un borgo è un’idea di nuova resistenza sociale?
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