A Pisa La Madonna di Sotto gli Organi

L’avvio delle feste natalizie e della loro calda 367px-Berlinghiero_o_pittore_bizantino._Madonna_col_Bambino._I_quatro_del_XIII_secolo,_Pisa,_Cattedrale.atmosfera è scandito da sempre con la celebrazione dell’Immacolata Concezione e l’aprirsi della Seconda domenica di Avvento, ovvero di attesa del Natale. Per questa vicina occasione, abbiamo pensato di scuotere la polvere dall’immagine della più famosa Immacolata dei Pisani, da secoli custodita gelosamente nel Duomo.

Parliamo della Madonna di Sotto gli Organi, così chiamata per la sua collocazione dentro al Duomo (sotto agli organi per l’appunto). Dopo la croce pomellata e l’aquila nera, possiamo forse dire che la Madonna rappresentava – non sugli stendardi, ma nel cuore dei suoi cittadini – il terzo simbolo di Pisa. L’icona tanto amata finì anche sul rovescio di un testone pisano, moneta d’argento di valore e di grande modulo dal peso di più di 8 grammi, che spesso ospitava sul recto il ritratto del principe governante di turno. lI reale capoccione,  apparendo così tanto grande rispetto a quello delle altre monete di più piccolo modulo finì per dare il buffo nome alla moneta. La particolarità di alcune monete o carta moneta conferisce tutt’oggi un soprannome ad esse che viene molto usato nel linguaggio colloquiale come nel caso dei “verdoni” o dollari.

Ci ricordiamo ancora di questa nostra Madonna? Incasellati nei rigidi orari di visita a pagamento del Duomo, siamo forse portati a dimenticarcene (https://www.tuttomondonews.it/racconto-delle-pietre/). L’unica occasione in cui viene esposta pubblicamente (in passato accadeva molto spesso) è durante la processione che si tiene in suo onore ogni 22 ottobre, ovvero il primo giorno del triduo di preghiera a lei dedicato.

Nel corso della sua storia Pisa fu votata al culto di molti santi. Fu nel momento della massima espansione militare e marittima che la devozione popolare si indirizzò maggiormente verso quei santi locali simbolo di comunione e coesione sociale (si pensi a Bona, Ranieri, Ubaldesca e tanti altri). Il culto di questi veneratissimi personaggi mai soffocò quello della Madonna, alla quale sarà solennemente consacrata la chiesa madre della città il 10 Gennaio del 1497. Proprio da questa data in poi, lo scoprimento dell’icona venne deliberato solo in occasione delle urgenti necessità del momento.

Perché questo quadro è tanto importante per i Pisani? Una lunga storia d’affetto e riconoscenza lega i cittadini alla sua Madonna. Molte leggende ruotano intorno alla tavola: come quella del suo trafugamento dal castello di Lombrici in Versilia nel 1225, oppure quella che la mette in collegamento con la nobile famiglia degli Upezzinghi. Quel che è certo, poiché le fonti scritte ce ne parlano, è che il suo culto pubblico risale allo scorcio del XV secolo quando la città venne gioiosamente liberata dal dominio fiorentino (in cui cadde nel 1406) con la discesa in Italia del re di Francia Carlo VIII. A nulla valsero le tonanti parole pronunciate nel salone di Palazzo Medici Riccardi dal senatore fiorentino Pier di Gino Capponi che, in presenza del sovrano, stracciò furibondo i deleteri accordi sanciti per Firenze dicendo: “Se voi sonerete le vostre trombe noi soneremo le nostre campane”. Pisa era finalmente libera dal giogo fiorentino, e alla Madonna venne riconosciuto a quel punto lo storico appellativo di “Madonna delle Grazie”. Nei secoli a venire fu sempre a Lei che si rese grazie per il suo pronto e prodigioso intervento, specialmente in occasioni di grandi calamità naturali.

Il problema delle piogge e delle rovinose alluvioni per esempio, è stato un problema ricorrente anche nella Pisa del ‘600 e non solo quella dei giorni nostri.Le fonti ci ricordano infatti il caso delle incessanti e rovinose piogge che si abbatterono più volte nel corso della prima metà del 1600 e che devastando il centro urbano e le campagne. Protetta sempre più gelosamente da una spessa coltre di veli che le guadagnarono da quel momento il nuovo nome di “Madonna Occulta”, venne finalmente scoperta per volere del granduca Pietro Leopoldo con un decreto del 1790. Ripulita e restaurata con grande cura, tornò ad essere finalmente visibile allo sguardo devoto dei suoi fedeli che incisero nel tabernacolo destinata a contenerla la breve supplica “Protege virgo Pisas”, ovvero “Proteggi, o Vergine, Pisa!”

La storia di questa icona si lega a episodi celebri della storia della Toscana, ma del suo effettivo autore e della sua provenienza in realtà poco o nulla si sa. C’è chi parla di provenienze lontane e chi invece di una tavola originariamente destinata al culto privato. Quel che sembra molto probabile è che l’icona, in pieno stile bizantino, fosse accompagnata da altre figure per via della presenza di una cornice centinata. Si trattava infatti di un espediente usato per dare maggiore risalto al personaggio principale contenuto nei trittici a sportelli, nei quali la tavola principale era unita a due laterali incernierate a essa e richiudibili sul pannello centrale.

La dolce mamma, coperta da una tunica purpurea arricchita d’oro tiene in braccio il bambin Gesù dai tratti somatici che si discostano molto dalla nostra idea di bimbo, bello, sorridente, sano e pasciuto come quelli della reclame da pannolino! L’apprezzamento della pittura medievale per molti è cosa ardua: lo fu anche per me quando da piccola osservavo questi Bambin Gesù a dire il vero tanto bruttarelli…

I capelli così increspati e quella ruga, decisamente di troppo sulla fronte di un bambino, mi spiegarono che altro non erano che gli stilemi che un uomo medievale attribuiva naturalmente a un bambino Gesù, perché esso era bimbo ma era anche Dio, e come tale, possedeva la saggezza di un vecchio anziano. Se ci si sforza di riprovare a parlare quel linguaggio delle immagini, possiamo anche andare oltre il comune senso estetico che si è formato nella nostra mente, e provare ad apprezzare più profondamente quest’arte.

Tradizionalmente la tavola viene attribuita per confronti stilistici alla mano del pittore lucchese Berlinghiero degli inizi del 1200. La cronologia della leggenda della tavola come preda bellica nel castello di Camaiore di Lucca (datata al 1225-1226) ben si sposerebbe con gli anni di fertile attività del pittore, ma rimane comunque incerta l’attribuzione.

Pur priva di radici e di un sicuro nome paterno, i pisani hanno voluto darle una confortevole dimora in Duomo e una calda affettuosità, adottandola come eterna protettrice della città. Non potendola più venerare o semplicemente osservare se non in occasione degli orari liturgici, credo che ben si potrebbe tornare a chiamarla “Madonna occulta”! Nell’attesa di un nuovo decreto granducale, TuttoMondo vi augura un buon inizio delle Festività!

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Daniela Farina
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