Pisa: una passeggiata da San Rossore a Centrale nei luoghi della musica

Una cordiale avvertenza: la nostra passeggiata è indirizzata ai luoghi di Pisa in cui la musica colta ha lasciato una chiara orma del proprio passaggio. Se prediligete altri generi musicali o se non siete in grado di distinguere un violino da una frattaglia di pollo, lasciate perdere.

Per iniziare questa passeggiata, o se preferite “escursione musicale”, è sufficiente salire sul primo treno che fermi alla stazione di Pisa San Rossore, dirigere i propri passi verso il relativo sottopassaggio, percorrerlo fino all’uscita, salire le scale, girare a destra all’ingresso della stazione e proseguire finché non ci si ritrova con lo sguardo fisso sul profilo romanico del Duomo di Santa Maria Assunta che, invero, costituisce la nostra prima tappa.

Prima tappa: Duomo di Pisa. Il soffitto a cassettoni dorati del Duomo è il silenzioso testimone di storiche esecuzioni, in cui i più virtuosi musicisti si sono esibiti come toreri sulla cruenta sabbia dell’arena. Gli occhi dell’impassibile Cristo pantocratore, creati dalla squisita mano di Cimabue, si sono in recenti anni posati su quello che è indiscutibilmente il più prestigioso festival musicale cittadino, vale a dire il festival Anima Mundi. Questa, che è ben più di una rassegna di musica sacra, è in data odierna affidata a Sir John Eliot Gardiner, una delle più aristocratiche bacchette partorite dalla perfida Albione, ed è stato in grado di convogliare nel capoluogo le orchestre e le corali di più alto profilo della scena musicale globale, compresi i “suoi” English Baroque Soloists e Monteverdi Choir che solo l’anno scorso hanno donato al pubblico la Passione secondo Matteo di Johann Sebastian Bach. Di questa esecuzione esiste anche un CD. Per quanto sia invero difficoltoso riuscire a trovare i biglietti per Anima Mundi, questi sono gratuiti e consentono di accedere a esecuzioni del più alto livello.

Lasciandosi alle spalle l’ombra del Cattolicesimo, si può proseguire per un breve tratto di Via Roma e poi, procedendo a sinistra, costeggiare il muro perimetrale dell’Orto Botanico cittadino. Pur non avendo alcuno scopo musicale, può essere piacevole visitare il più antico orto botanico universitario al mondo, al costo di un euro.
Avanzando nella passeggiata, a questo punto ci si ritroverà in Via Santa Maria: proseguendo in linea retta come un cavallo perseguitato da un falco con una frusta negli artigli si incontreranno nell’ordine Via dei Mille, Piazza Francesco Buonamici, l’adiacente Via Corsica e infine Piazza dei Cavalieri.

Seconda tappa: Piazza dei Cavalieri. La stessa Piazza dei Cavalieri è un luogo molto affascinante, in cui, con la presenza del massiccio Palazzo dell’Orologio che in tempi remoti ospitò la Torre della Fame, si respira molto l’odore di città «vituperio delle genti». Tuttavia, nonostante essa sia effettivo fulcro di vita musicale, ci interessano due istituzioni che qui hanno sede, per prima la Scuola Normale Superiore. Ebbene, da cinquantun anni la Normale persegue la nobile attività di presentare al pubblico di conterranei un blasonato festival concertistico che ha sede nell’altrettanto nobile Teatro Verdi. Però c’è da credere che, col tempo, anche il palazzo della Normale diventerà un’importante santuario della musica dato che il nuovo direttore artistico del festival, Carlo Boccadoro che succede al signorile M° Jeffrey Swann, ha meritoriamente deciso di organizzare dei concerti dall’impronta particolarmente cameristica nell’opulenta cornice della Sala Azzurra.

L’altro punto di questa seconda tappa è legato a doppio filo con la Normale e da questa dista solo pochi passi. Si tratta della Chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri, in cui avviene tradizionalmente il commiato dei Concerti della Normale con un’esecuzione firmata dal Coro Vincenzo Galilei, tra i riflessi dorati e i fieri stendardi che un tempo garrivano nelle vittoriose imprese dei Cavalieri di Santo Stefano, oggi maestosa memoria nell’omonima Chiesa. Ad ogni modo, in questo sacro spazio esiste un tesoro musicale dal valore ben maggiore: i due antichi organi, in particolare il superlativo organo costruito da Azzolino Bernardino Della Ciaia, racchiuso in una cassa lignea dorata progettata da Giorgio Vasari, un’opera unica di cui «del Bardo persin la prodigiosa rima non può narrar che la di lei assenza e ciò che ella non è». Si tratta di un progetto monumentale, principiato il 28 novembre 1734 e terminato nel’agosto 1739, che alla fine ha prodotto uno strumento con ben cinque manuali, pedaliera e più di sessanta registri. Purtroppo la consolle originaria andò distrutta nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ne fu approntata una nuova (più modesta, a tre manuali e pedaliera) dall’organaro Giovanni Tamburini.

Prima di proseguire con la successiva tappa, chi vuole può allungare il percorso per acquistare sul lungarno, svoltando a destra una volta giunti in Piazza Garibaldi e arrivando alla Gelateria De’ Coltelli, la miglior granita al limone della città per €3, tornare sui propri passi e rivolgere i medesimi alla volta di Via Palestro.

Terza tappa: Teatro G. Verdi. Se si parla di sedi storiche per quanto concerne la vita musicale a Pisa, un pellegrinaggio al Teatro Verdi è senz’altro doveroso, soprattutto nell’anno in cui questa gloriosa istituzione vede il centicinquantesimo anniversario della propria fondazione. La solida costruzione ottocentesca fu solennemente inaugurata il 12 novembre 1867 con il Guglielmo Tell di Gioachino Rossini, le cui note torneranno a risuonare nella sala grande questo 24 settembre. Ci permettiamo di non aggiungere altro sulla più importante istituzione musicale pisana, dato che sarà l’argomento di un nostro futuro speciale ad essa integralmente dedicato. È quindi il caso di fare ritorno a Piazza Garibaldi per assumere la direzione finale della nostra passeggiata: Corso Italia.

Quarta tappa: Corso Italia e Piazza della Stazione. Anche la strada più commerciale di Pisa può riservare un’inattesa quanto affascinante sosta: dopo aver dilapidato sudati risparmi alla Feltrinelli, è possibile scegliere di ristorarsi un poco nella fresca penombra della Chiesa di Santa Maria del Carmine. In questa, che un tempo fu la dimora di numerose e mirabili opere del Masaccio, è possibile ancor’oggi ammirare il monumentale organo costruito da Andrea Ravani nel 1613. Il nobile strumento era fino a pochi anni fa seriamente deteriorato e sostanzialmente inutilizzabile, finché un privato benefattore decise di sovvenzionarlo integralmente con una donazione di €120.000. Tuttavia questa ostentazione di plutocratica sicumera non ha portato ai risultati sperati: a causa dei continui e ripetuti rimaneggiamenti nel corso nella sua secolare esistenza, dell’antico organo non è rimasto quasi nulla e l’organaro autore del restauro non ha potuto far altro che intonarlo secondo il temperamento ottocentesco, imposto dall’antecedente revisione di Bartolomeo di Marco Tronci del 1823. Del bel suono secentesco non resta più nulla.


L’ultimo luogo da visitare prima di salire per l’ultima volta sul treno è uno spazio quasi nascosto, raccolto, e a molti ignoto: il Cinema Teatro Nuovo, cui si accede direttamente da Piazza della Stazione. Questo curioso luogo, in cui l’entità ibrida di cinema e teatro è ancora concreta e vitale, sta svolgendo un ruolo chiave nella vita sociale di questa peculiare zona della città: attraverso l’organizzazione di concerti, di cui vi abbiamo già parlato in passato e cui abbiamo assistito, si sta tentando di infondere nuova linfa, nuovo ardire a una zona già attanagliata dal degrado. 
È con la lieta memoria dei concerti uditi qui nella stagione invernale che obliteriamo il nostro biglietto, saliamo sul primo treno e concludiamo la nostra passeggiata. Signore e signori, buonasera.

lfmusica@yahoo.com

Luca Fialdini
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