Pokémon Go: solo un gioco, un fenomeno di costume o una nuova forma di intrattenimento culturale?
PISA – Pokémon Go. Quando un gioco si trasforma in fenomeno di massa o addirittura in una nuova forma di intrattenimento culturale? Che cos’è esattamente Pokemon Go? Qual’è la sua portata? E da cosa deriva il suo enorme successo?
Il Fenomeno
Cominciamo con un po’ di numeri, giusto per dare un’idea a chiunque della portata di questo nuovo fenomeno: 7.500 milioni di download soltanto negli Stati Uniti e soltanto nelle prime due settimane di uscita del gioco, circa 100 milioni ad oggi i download nel mondo. Attualmente è la prima app scaricata su Appstore (addirittura sopra Whatsapp). Una delle molte pagine Facebook di Pokémon Go ha quasi 2 milioni di “mi piace”, ma il dato è molto più alto perché, in realtà, ogni nazione ha la sua pagina dedicata e quindi i numeri salgono in modo esponenziale, stessa cosa per Twitter con oltre 1 milione e mezzo di follower solo ad una delle tante pagine. Oltre 35 milioni di dollari i guadagni generati dalle transazioni relative alle app (i dati sono ricavati dall’infografica realizzata dall’agenzia MY PR)
Il Gioco
In che cosa consiste esattamente il gioco?
Wikipedia riporta la seguente dicitura: «Pokémon Go è un videogioco di tipo free-to-play basato su realtà aumentata geolocalizzata con GPS, sviluppato da Niantic per i sistemi operativi mobili iOS e Android, creato con la collaborazione di Game Freak, The Pokémon Company e Nintendo». L’idea era già stata usata nel 2012 dal gioco Ingress ma l’interazione con i Pokémon è stata vincente. Proviamo a spiegare. Appena si scarica l’app il giocatore riceve un pokémon come dotazione iniziale. Lo scopo del gioco è catturare tutti gli altri. Il gioco finisce se e quando il giocatore li catturerà tutti. Dove sono i pokémon? In qualunque posto davanti a noi (ma li vediamo solo se giochiamo, ecco perchè si parla di realtà aumentata). Le altre regole del gioco sono le stesse del gioco dei Pokémon uscito negli anni novanta per la piattaforma GameBoy.
Ma, per chi non ci avesse mai giocato, diamo qualche informazione generica. Esistono 16 diverse specie di Pokémon e ognuno ha un diverso elemento che lo caratterizza e che servirà poi per farlo combattere (fuoco, acqua, magia, veleno, e affini ). Quando il giocatore cattura un pokémon riceve contemporaneamente anche “punti esperienza” che aumentano la sua potenza di giocatore. Potrebbe anche essere tutto qui. Abbiamo chiesto a giocatori esperti se e quanto sia divertente il gioco, e ci hanno confermato che non lo è, abbiamo anche scoperto che in realtà a pochissimi interessa lo scopo del gioco, cioè catturare tutti gli esemplari, perchè a nessuno interessa che il gioco finisca. Quindi il vero scopo di ogni giocatore è diventare sempre più potente ed avere una squadra fortissima. I pokémon, infatti, si potenziano, si evolvono e combattono tra di loro. A tali fini nel gioco esistono anche i Poké-Stop e le Palestre. Fino a questo punto niente di nuovo rispetto alle regole del vecchio gioco degli anni novanta. Quali le novità che hanno portato la viralità del fenomeno odierno? La novità principale sta proprio nel “GO“. Bisogna muoversi costantemente, in ogni modo possibile, macchina, bici, o a piedi. Ogni movimento ha i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, in macchina, si percorre più distanza e si incontrano più pokemon, ma a piedi e in bicicletta si fanno schiudere le uova, dai cui nascono ovviamente altri mitici mostricciattoli.
Pokémon Go a Pisa
Ecco un’altra novità: l’interazione con lo spazio urbano. Puoi catturare i Pokémon solo se ci sei davanti, e anche con le palestre e con i Poké-Stop puoi interagire solo se sei fisicamente lì di fronte. Le città quindi sono invase dai mostriciattoli e dai loro cacciatori, e Pisa non fa eccezione. I luoghi scelti come base per posizionare le postazioni (Poké-Stop e Palestre) sono gli stessi che per anni erano stati usati da Ingress e, qui un’altro colpo di genio, sono tutti luoghi significativi da un punto di visto storico-artistico della città.
Poké-Stop: Sono spazi (che sostituiscono i vecchi Market del gioco anni novanta) dove si trovano molti degli accessori indispensabili per poter progredire nel gioco come ad esempio le uova, le esche, le ball (pokéball, megaball, ultraball, che servono a catturare i pokémon), le bacchelampone, tutto ciò che serve per curare i Pokémon (pozioni, revitalizzanti ecc) e, ad ogni sosta puoi avere gli immancabili “punti-esperienza”. Alcuni dei Poké-Stop a Pisa: tutti i murales della città (da TuttoMondo al murales di SciàScià del Newroz, dai murales del liceo Buonarroti a quello dell’Exploit) tutti i dipartimenti e le facoltà dell’Università, le aule studio, ed anche al famoso Pub l’Orzo Bruno. Il Comune, tutte le Chiese, tutti i monumenti cittadini (statue, targhe, ceppi commemorativi) e sui tanti Palazzi Storici del Lungarno e della città. Le Palestre a Pisa sono numerosissime, sono gli spazi dove si possono allenare i pokémon e che vengono conquistati da una squadra (le squadre possibili sono tre: blu, gialla o rossa, che corrispondono rispettivamente a Saggezza, Istinto e Forza), e qui il giocatore può o sfidare la squadra che gestisce la palestra o entraci insieme. A Pisa nelle palestre prevale la squadra blu. Dove si trovano? Due in Piazza dei Miracoli, due al Giardino Scotto, una in Piazza Garibaldi, una al Cus, una sul Viale delle Piagge, una in Piazza Guerrazzi….
Ecco così che, dopo fiumi di parole scritte da pediatri, psicologi, medici che spiegavano tutte le controindicazioni dello stare ore e ore seduti davanti alla tv o ad un videogioco, e dell’importanza per la nostra salute fisica e psichica di fare attività fisica all’aria aperta, ecco appunto la risposta dell’industria del videogioco: Pokémon Go potrebbe essere considerato un fitness trainer. Si deve camminare tanto, e all’aria aperta. Da qui però emergono le immagini che hanno già fatto il giro della rete e anche dei telegiornali, con frotte di persone che camminano incuranti di ciò che succede intorno a loro, con lo sguardo fisso solo sullo schermo a caccia del fatidico mostro. Certo, si supera l’isolamento virtuale di cui hanno sempre sofferto i videomaker ma il prezzo è abbastanza pesante tanto da spingere il Codacons a chiedere di vietare il gioco su tutto il territorio nazionale per motivi di sicurezza (Codacons: attentato alla sicurezza).
Come tutti i temi che diventano l’argomento del giorno chiunque si sente in dovere di commentare, si passa così dai commenti di presunti intellettuali che non conoscendo niente del gioco e della sua filosofia si limitano a commenti superficiali e facili, commenti spesso veri, ma proprio per questo non applicabili ogni volta a ogni forma di distrazione/intrattenimento. Non mancano i commenti allarmisti secondo i quali andando in giro con il geolocalizzatore attivato, forniamo gratuitamente e spontaneamente a google dati sensibili che vanno ad implementare tutto quello che già esiste in tema di sorveglianza globale. Gli esperti, intanto, lo considerano un’innovazione incredibile che avrà ripercussioni profonde almeno nel settore tecnologico e della gamification. La parte del business è sicuramente importante e per niente trascurabile, perché, pur essendo tutto gratuito, come tutti i giochi free-to-play, progredire gratuitamente risulta molto lento e si deve giocare per tanto tempo. Di coseguenza chi vuole scalare le classifiche e accumulare punti più velocemente usa gli store-app dove si possono acquistare oggetti e elementi utili nel gioco che altrimenti si dovrebbero conquistare con molto tempo. Le cifre sono modeste si parte da 0,99 cent, ma moltiplicato per milioni di giocatori porta nelle tasche di Niantic circa 1,5 milioni di dollari al giorno. L’altro aspetto del business è sicuramente il più innovativo e in Italia ancora da esplorare e in via di sperimentazione. Praticamente le attività commerciali, e non solo, potrebbero richiedere, pagando, di diventare Poké-Stop o addirittura palestra, con tutti i benefici che si possono facilmente immaginare. Per concludere questa nostra riflessione abbiamo raggiunto Fabio Viola, indubbiamente il maggiore esperto italiano di gamification, e gli abbiamo chiesto che cosa pensa di questo nuovo fenomeno di massa. Viola ci conferma che: «PokémonGo rappresenta non soltanto un fenomeno video-ludico, ma anche tecnologico, economico e sociale. Fenomeno video-ludico perché mai nessun software o hardware tecnologico era mai riuscito in una impresa simile, per dare un termine di paragone Internet ha impiegato anni prima di raggiungere suddetta soglia. A impressionare non sono solo i dati quantitativi, ma anche il tempo medio speso che si assesta intorno ai 40 minuti giornalieri, raddoppiando il dato di social network blasonati come Facebook o Instagram. Fenomeno tecnologico perché sdogana la realtà aumentata, ad oggi rimasta una tecnologia prevalentemente di nicchia. E’ plausibile che nei prossimi mesi assisteremo ad una valanga di giochi ed applicazioni in generale che sfrutteranno questa forma di contaminazione tra reale e virtuale. Fenomeno economico perché, come avete accennato nel vostro articolo, si sta venendo a creare una “Pokemon economics”, i cui beneficiari non solo soltanto Niantic e Nintendo (sviluppatore e publisher del gioco) ma anche le numerose attività commerciali che hanno deciso di cavalcare l’onda. Fenomeno sociale perché basta guardare quello che accade nelle nostre città per renderci conto dell’influenza che questo gioco sta avendo sulle vite di numerosi individui. Qui una premessa è doverosa, io considero Pokémon Go semplicemente uno strumento tecnologico ed in quanto tale sta al buon senso degli individui saperlo utilizzare saggiamente e con moderazione, al pari di qualsiasi istanza nella nostra vita. Pokémon Go potrebbe diventare anche un grandissimo strumento di welfare».
Tuttomondo ha terminato la chiacchierata con Fabio Viola, chiedendogli il suo pensiero sull’aspetto che tocca più da vicino la rivista, ovvero le implicazioni culturali di questo gioco. Forse non basta far andare molte persone davanti ad un museo per trasformare un videogioco in intrattenimento culturale, ma a questo proposito Viola ha dichiarato che in ambito culturale Pokémon Go sta portando sicuramente un elemento di novità. Buona parte delle locations di gioco sono ubicate presso musei, piazze, monumenti ed altri luoghi di particolare pregio artistico, architettonico e culturale. Milioni di persone nel mondo stanno scoprendo che, magari a pochi passi da casa loro, esiste un luogo culturale (il gioco indica il nome). Da qui in poi è tutto nelle mani dei gestori culturali. Come è possibile intercettare nuovi pubblici e coinvolgerli come visitatori culturali? Le strategie fin qui adottate sono molteplici ed anche in Italia si moltiplicano i casi di musei che hanno compreso lo strumento e provano a calarlo nei propri obiettivi quotidiani.
Si chiuderà con le parole di Fabio Viola questo viaggio nel mondo di Pokémon Go, poichè il compito di una rivista culturale è quello di proporre spunti di riflessione, analizzare fenomeni di massa e/o di costume, e far pensare proponendo analisi che valutino qualunque argomento nella sua complessità senza necessariamente dare risposte.
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