Quando gli strumenti musicali diventano armi: il duello al pianoforte

Una scena de “La leggenda del pianista sull’oceano”

Tutti ricordiamo La Leggenda del Pianista sull’Oceano, lo splendido film di Giuseppe Tornatore, e in particolare l’emozionante scena del “duello al pianoforte” tra il protagonista – Novecento – e il pianista jazz Jelly Roll Morton. Eppure, molti non sanno che quella del duello alla tastiera è una pratica reale e che – nonostante oggi sia caduta quasi totalmente in disuso – per molto tempo ha intrattenuto il pubblico d’ogni tipo, dalle corti imperiali ai salotti borghesi. Le regole di questa particolare forma di duello sono molto semplici: due pianisti, un pianoforte e sfide senza esclusione di colpi basate sull’arte dell’improvvisazione, mentre il giudizio finale è lasciato al pubblico. Naturalmente i pianisti che si affrontavano non puntavano unicamente sulla capacità di improvvisazione ma sfoderavano il proprio repertorio tecnico per meravigliare e sorprendere il pubblico, cercando di portarlo dalla propria parte: ottave spezzate, arpeggi furiosi, velocissimi passaggi di terza, note ribattute, incrocio delle mani, trilli, glissandi e tutte le ornamentazioni possibili immaginabili; qualsiasi arma era lecita per strappare un applauso.

Wolfgang Amadeus Mozart

La naturale tendenza dell’uomo a competere con i propri simili ci ha regalato molti memorabili duelli al pianoforte, ad esempio quello tra Daniel Steibelt e Ludwig van Beethoven, oppure il leggendario duello tra due pianisti indemoniati come Sigismund Thalberg Franz Liszt; tuttavia nella memoria degli appassionati di musica esiste solo un duello al pianoforte, quello disputato da Wolfgang Amadeus Mozart Muzio Clementi il 24 dicembre 1781 alla presenza dell’Imperatore Giuseppe II. A onor del vero non era un duello preparato perché i due pianisti non sapevano di doversi affrontare, sono venuti a conoscenza della competizione solo dopo essere arrivati a corte. Sui particolari della vicenda ci vengono in soccorso gli epistolari dei due compositori. Ecco cosa ci racconta Clementi: «Dopo pochi giorni che ero a Vienna, venni invitato dall’Imperatore a suonare per lui sul fortepiano. Appena entrato nella sala di musica, vi trovai un tale che per l’elegante aspetto pensai fosse un camerlengo dell’imperatore; ma, appena attaccato discorso, passò subito a questioni musicali e ci riconoscemmo come colleghi – come Mozart e Clementi – salutandoci cordialmente».

Muzio Clementi

Ben più lapidario il commento di Mozart: «A tavola, l’altro giorno l’Imperatore mi fece le maggior lodi, accompagnate dalle parole:” C’est un talent, décidé” e che l’altro ieri, il 24 dicembre, io suonai a corte. Un altro pianista, un italiano di nome Clementi è arrivato qui. Anche egli era stato invitato a corte». È sempre il compositore salisburghese a descriverci i termini della sfida: «L’imperatore stabilì che avrebbe suonato per primo lui. La Santa Chiesa Cattolica! disse, perché Clementi è romano. Egli preludiò ed eseguì una sonata. Allora l’imperatore mi disse: “Allons, fuoco!”. Preludiai a mia volta e suonai delle variazioni; la Granduchessa tirò fuori delle sonate di Paisiello (disgraziatamente copiate da lui stesso) delle quali io dovetti suonare gli Allegri e Clementi i Rondò. Scegliemmo poi un tema da quelli e lo sviluppammo su due pianoforti. La cosa buffa fu che sebbene io avessi scelto il pianoforte della Contessa Thun, suonavo su quello soltanto quando ero solo; l’altro strumento era stonato e tre tasti fuori uso – ma tale era il desiderio dell’Imperatore che disse: “Non importa” conoscendo la mia abilità e la mia conoscenza della musica e volendo mostrare particolare cortesia verso uno straniero».

Ad oggi non conosciamo l’esito del duello; è tradizione sostenere che sia finito in parità, ma per avere una certezza in questo senso bisognerebbe chiedere al buon Giuseppe II. Quello che è certo è che ciascuno dei due compositori trasse da questo episodio un’impressione totalmente opposta a quella del collega. Clementi non mancò di apprezzare il celebre collega, riportando queste parole: «Non ho mai udito fino ad oggi suonare in maniera così intelligente e aggraziata. Più di tutto mi hanno impressionato un adagio e molte delle variazioni da lui improvvisate il cui tema scelto dall’imperatore, dovevamo variare a turno, mentre l’altro accompagnava».

Dal canto suo, Mozart non dimostrò particolare simpatia per il compositore romano, anzi:  «Clementi è un bravo clavicembalista e con questo è detto tutto. Suona bene per ciò che riguarda la mano destra, il suo forte sono i passaggi di terze. Per il resto non ha un filo di sentimento o di gusto, – in una parola è un semplice mechanicus».

lfmusica@yahoo.com

 

Luca Fialdini
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