Ieri pomeriggio nella sala delle feste di Palazzo Bastogi a Firenze, nella sede del Consiglio Regionale della Toscana, Cesare Bindi ha presentato il suo libro Quel che resta del sogno, scritto con Laura Cinelli per i tipi di Angelo Pontecorboli Editore. Insieme agli autori c’erano Gianni Anselmi, presidente della Commissione cultura del Consiglio regionale della Toscana Giovanni Morandi, giornalista e scrittore, Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana. I nomi sono di persone impegnate nelle istituzioni, ma la comunanza di affetti ha fatto trasparire come autori e presentatori siano legati da profondi e antichi legami di amicizia.
Cesare Bindi è nato a Massa Marittima ma è fiorentino d’adozione, e il suo libro è non solo il racconto di un percorso artistico personale, ma soprattutto quello della storia di territori e generazioni che hanno affrontato con coraggio i mutamenti sociali avvenuti nel tempo. In pochi anni, solo cinquanta, è mutato il rapporto tra padri e figli, è cambiato il modo di fare scuola ed educazione, si è profondamente evoluto il modo con cui le persone si formano la coscienza personale e quella collettiva. Allo stesso modo è mutata la colonna sonora che fa da sfondo culturale alla nostra società, anche se la musica resta un mezzo fondamentale per raccontare le esperienze e gli incontri che capita di avere nel corso della propria esistenza.
Il libro è la sintesi dei cinquant’anni della vita artistica di un musicista e compositore di fama mondiale, che ha fatto dei suoni, delle note e del ritmo una ragione esistenziale. Flautista di fama internazionale, considerato l’erede di Severino Gazzelloni, Cesare Bindi ha attraversato professionalmente mezzo secolo di storia italiana, dagli anni Sessanta fino ad oggi, passando dalla musica pop a quella colta, dalle balere, dove suonava la batteria, ai teatri di mezzo mondo, dove i concerti con il suo flauto hanno conquistato il cuore e la mente dei più grandi intellettuali del periodo. Da Firenze, a Milano, a New York, all’Australia Bindi si colloca fra gli innovatori più interessanti degli anni a cavallo fra la fine del Novecento e il Duemila.
Il libro Quel che resta del sogno ripercorre le tappe musicali dell’artista, ma anche dell’uomo Cesare Bindi che con i suoi dolori, i suoi tormenti, le sue speranze è riuscito ad amare e a risollevarsi dai buchi neri e dalle difficoltà tragiche con cui spesso tutti noi dobbiamo confrontarci. La ricerca non è ancora finita, come la ricerca perenne dell’amore, che muove il mondo intero.
Bindi inizia l’attività musicale nel 1973 con tournée in Australia, Francia, Canada, Bulgaria, Germania, Svizzera, Lettonia, Croazia, Ungheria e Stati Uniti, ma conseguisce il diploma al Conservatorio Luigi Cherubini di Firenze nel 1978, scegliendo la via della musica classica, dopo aver praticato a lungo quella pop, come batterista.
Nel 1981 partecipa al filmato del documentarista francese Frederic Roussif L’Italia il cuore e la memoria, con Pavarotti, Abbado, Freni, I Solisti Veneti, l’Orchestra e il coro del Teatro alla Scala di Milano. Premiato nel 1985 a Firenze dal marchese Emilio Pucci come miglior flautista della sua generazione, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Esegue prime esecuzioni assolute e collabora con compositori come Berio, Testi, Nono. Ha collaborato con la New Music Consortium della New York University, nel 1987-88 è invitato a suonare alla Carnegie Hall e al Lincoln Center e nei Festival più prestigiosi del mondo collaborando con le più importanti orchestre. Ha registrato per Rca, CGD, WEA, Fonit-Cetra e Target.
Autore di musica per Teatro, ha collaborato in recital con attori come Giulio Bosetti, Arnoldo Foà, Riccardo Cucciolla, Giulio Brogi, Massimo Popolizio e Fiorenza Marchegiani. È stato commissario del concorso Ciani, all’Accademia musicale Chigiana di Siena.
Ospite in numerosi programmi televisivi Rai e Radio 1 Rai, ha scritto e interpretato per Rai 3 la sigla del programma “Bellitalia”. Ha vinto il premio “Flauto d’oro 2001” dedicato a Severino Gazzelloni. Da settembre 2008-2016 ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Scuola di Musica di Fiesole.
Cesare Bindi parlando di musica ripete sempre: Musica “leggera”, “pesante”, “colta”… credetemi di musica in fondo ce n’è una sola, “quella buona”, e per fare un musicista, le tre stelle polari sono: talento, costanza, fortuna. Lui le ha viste queste stelle e, soprattutto, ha avuto l’animo di saperle seguire.
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