Alfred Stieglitz è uno dei più importanti nomi nella storia della fotografia, celebre per la sua attività come fotosecessionista, per aver fondato Camera Work e la Gallery 291. Personaggio dalle grandi doti artistiche e culturali è però messo a dura prova dopo gli anni di formazione europei, quando nel 1890 decide di tornare nel suo paese di provenienza.
Americano di nascita, di Hoboken, nel 1882 si reca in Germania a seguito della famiglia quando è ancora adolescente. A Berlino trascorre gli anni della maturazione. I suoi studi sono incentrati sulle materie scientifiche, prima al Politecnico e poi alla Facoltà di ingegneria chimica. Pur non avendo mai terminato il suo percorso accademico la chimica si rivela essere proprio quel passaggio fondamentale, capace di avviarlo verso la passione per la fotografia.
E’ proprio il suo docente del politecnico Hermann Wilhelm Vogel, che conduce Alfred a trascorrere molto tempo nella camera oscura. Il fotografo americano sperimenta metodi innovativi di sviluppo dei negativi come le tecniche ortocromatiche. Ben presto si distacca però dalla visione della fotografia legata esclusivamente al suo processo scientifico e predomina il lato artistico.
La ricchezza degli anni berlinesi dona a Alfred molti stimoli; gli permette di lavorare a molte sperimentazioni, quelle in platino a cui poi aggiunge uranio e mercurio per ottenere una maggiore gamma cromatica e per diminuire il rischio di distruzione dell’immagine e la fotoincisione. Le prime fotografie sono caratterizzate da un accentuato effetto pittorico, a tal punto da essere lodato dai pittori che però guardano ancora con sospetto la macchina fotografica.
Nel 1890 Alfred torna nel nuovo continente perché il padre gli ha acquistato una parte della società Heliochrome. Il fotografo si definisce come Tannhauser dopo essere tornato dal Venusberg e sprofonda in un drammatico stato depressivo. Incapace di fotografare si dimostra intollerante a quella New York priva di amore per l’arte, simile a una landa desolata e deprimente.
Eppure una sera Alfred ha una rivelazione: nel bel mezzo di una tempesta ritrova l’istantaneità in un uomo che abbevera i cavalli e grazie a quella presenza umana ricomincia a fotografare. Realizza così i suoi scatti new yorkesi che rappresentano la città e i suoi abitanti in varie fasi. Così il fotografo inizia una rapida ascesa su suolo americano, grazie ai club fotografici della città, come il New York Camera Club e The Society of Amateur si ritrova in breve tempo a insegnare, cercare talenti, dirigere riviste che vengono divulgate anche nel vecchio mondo. Il passo con la promozione del pittorialismo fotografico con la Photo-Secessione è breve.
Così il ritorno di Alfred Stieglitz a New York non è altro che un difficile ma brillante nuovo inizio per la fotografia americana e lo sviluppo di un’identità made in U.S.A.
Francesca Lampredi
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