PISA – Con velocità futurista correte a vedere la mostra che si sta concludendo a Palazzo Blu a Pisa. Avete tempo fino a domenica 9 febbraio per godervi una mostra di altissima qualità, con opere che spaziano dal primo Futurismo ai Balli Plastici di Depero, alle Parolibere, ai progetti architettonici di Sant’Elia fino all’Aereopittura.
Alla fine della mostra uscirete più colti (la mostra, con ben cento opere di altissima qualità, è molto interessante e con molti pannelli esplicativi) e con un senso dello spazio più libero, e vi sarete divertiti leggendo le Parolibere, ascoltato le roboanti declamazioni di Marinetti e le affermazioni tuonanti dei vari manifesti del Futurismo. Insomma, conoscerete meglio questo breve ma intensissimo periodo culturale che ha attraversato la prima parte del ‘900.
Per gli artisti che aderirono al Primo Manifesto Futurista del 1910 tutto andava cambiato, la pittura, l’architettura, la sintassi, persino la cucina. Si scagliavano contro il culto del passato, inneggiavano alla vita moderna ed esaltavano le fabbriche e le centrali elettriche, la velocità e il dinamismo e la loro rappresentazione.
Per i Futuristi tutto è nuovo, tutto corre e gli artisti devono saper catturare con le loro opere questa velocità, amandola e rappresentandola con forme e modi nuovi. Basta con la staticità, con la mera rappresentazione della realtà: se tutto si muove tutto cambia, i corpi si compenetrano nello spazio, le gambe si moltiplicano, i piani si intersecano, le linee si fanno vorticose e lo spazio, così come è stato sempre rappresentato, non esiste più.
Nella grande voglia di cambiamento dei Futuristi finirono anche le parole, i verbi e la sintassi. Basta con gli aggettivi e la punteggiatura! Ecco allora le parole in libertà, che si rincorrono, si mettono di traverso, vanno dal basso verso l’alto e viceversa; le parole prendono il volo sulla carta, accelerano, frenano, girano, si incrociano, non esiste più la logica sequenza della frase. I testi, arricchiti anche dall’uso dei segni matematici e musicali, diventano così molto belli da vedere, ma non semplici da leggere. Le prime parolibere sono quelle pubblicate da Marinetti e Soffici con grande successo nel 1913, nella rivista d’avanguardia Lacerba.
Anche l’architettura deve cambiare, basta decori e ornamenti e avanti solo con vetro, ferro e cemento. Prevalgono le linee verticali, nell’esaltazione della città che non si ferma mai, abitata da una folla sempre vorticosamente in moto, e nella mitizzazione dell’elettricità, che illumina nella notte edifici e volti che non avranno più i colori tradizionali ma saranno mutati dalla “violenza delle lune elettriche”. Nella loro voglia estrema di cambiare il mondo i Futuristi pensarono che la guerra, “sola igiene del mondo”, servisse allo scopo, e furono veementi interventisti, creando opere con traiettorie di obici, tricolori e paesaggi guerreschi. Molti partirono volontari, alcuni se ne pentirono, Boccioni e Sant’Elia non tornarono.
Potrete riprendervi da questo cupo momento di guerra con le divertenti opere di Depero, pittore e geniale creatore di giocattoli, abiti, grandi arazzi coloratissimi in pannolenci a intarsio, fiori futuristi in legno, buffi personaggi meccanici, campagne pubblicitarie modernissime e oggetti che ancora sono in uso, come la tipica bottiglietta del Campari. In questa parte della mostra tutto è lieve, allegro e coloratissimo.
Dagli anni ’20 in poi per il Futurismo si apre una nuova stagione: nel 1922 gli artisti firmano il manifesto Arte Meccanica, in cui esaltano i bulloni, le ciminiere, l’acciaio, l’ansare delle locomotive, l’urlare delle sirene, lo stridere delle ruote dentate. La macchina era sempre stata amata dai futuristi, ma in questa stagione ispira agli artisti opere più astratto-geometriche.
Una delle più affascinanti sezioni della mostra è quella dell’Aeropittura. I Futuristi erano sempre stati attratti dal volo e dagli aeroplani, ma solo nel 1931 esce un vero e proprio manifesto, firmato da Marinetti, Prampolini, Depero, Balla, Benedetta, Dottori, Fillia e Tato. I dipinti in mostra sono entusiasmanti, come lo straordinario Prima che si apra il paracadute di Tullio Crali. La visione della terra dall’alto e la vorticosità delle linee catturano l’osservatore. Qui, come nelle coloratissime opere di Gerardo Dottori, sembra di essere veramente in una cabina di pilotaggio o di aspettare di gettarsi nel grande vuoto, mentre nelle opere di Prampolini, Fillia e Benedetta si avverte una ricerca più spirituale dei misteri del cosmo.
Uscendo potete divertirvi a creare un vostro ritratto sovrapponendo il vostro volto alla riproduzione di Marinetti Soleil, il coloratissimo dipinto di Rougena Zátková dedicato al fondatore del movimento Futurismo.
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