Trovare una definizione precisa di cosa sia la satira, soprattutto oggi, sarebbe come pretendere di spiegare scientificamente l’anima o i sentimenti. La satira, per usare un’espressione di Giorgio Forattini, è “la più alta espressione della libertà e della democrazia”. Per altri è una maschera, dietro la quale si cela il pensiero della gente comune, che, impossibilitata a esprimere liberamente il proprio pensiero riguardo determinati argomenti “delicati”, si esprime attraverso canzonette, opere di vario genere, e caricature grottesche.
Esistono tanti tipi di satira con cui si possono comunicare cose diverse. Partendo dal tipo “carnevalesco” (giusto per rientrare nel clima di questo mese) che dietro la burla scherzosa cela una denuncia di carattere principalmente politico, si arriva a quello “comico”, con cui si ridicolizzano fatti e persone nella loro descrizione. Ci sono poi il “sarcastico” che critica con amarezza e mette in discussione ogni autorità costituita, e il classico “umorismo”, che produce spunti di riflessione morale con esempi paradossali.
Un capitolo importante della storia italiana riguarda il rapporto della satira con il fumetto, un rapporto che si è costruito in particolare dalla fine della seconda guerra mondiale, quando vari disegnatori vennero assunti da giornali settimanali per pubblicare nei loro numeri delle vignette esilaranti. Altri disegnatori sono riusciti a creare una vera e propria rivista, come Il Male, fondata da Pino Zac (nome d’arte di Giuseppe Zaccaria) nel 1977 a Roma e diventata una delle più importanti riviste satiriche italiane. All’inizio non ebbe un grande successo, anzi, i direttori ne passarono di tutti i colori tra censure e ritorsioni. Particolarità di questa rivista era la “ripresa” delle prime pagine dei quotidiani: i falsi risultavano credibili grazie all’ottima somiglianza dell’impaginazione e della grafica con gli originali.
I titoli erano assolutamente demenziali, ma il giornale divenne famoso soprattutto per le sue vignette “feroci”, alcune delle quali furono pubblicate sotto pseudonimo per evitare denunce. A questa rivista diede una partecipazione fondamentale Vauro Senesi, celebre vignettista ancora attivo sulla scena mediatica nazionale. Con lui, altri importanti nomi, come Andrea Pazienza, Jacopo Fo e Vincenzo Sparagna. A causa della dissacrante ferocia il giornale subì più di 100 sequestri e varie accuse, tra cui “vilipendio” e “diffusione di materiale osceno”. Chiuse nel 1982, tornando a rivivere in circostanze speciali, come la discesa in campo di Berlusconi. Nello stesso anno sorse il Vernacoliere, che oggi rappresenta una delle più popolari riviste satiriche. Lo schema è molto simile a quello del Male ma usa il linguaggio dialettale toscano (per la precisione livornese), il che rende ancora più intrigante la lettura di questo giornaletto pieno di idiozie di ogni genere. La cosa divertente è che “Il Vernacoliere” è pubblicamente esposto insieme ai quotidiani ufficiali, e strappa un sorriso amaro a
Tornando invece ai fumettisti, nominarli tutti sarebbe un po’ come leggere l’elenco del telefono. Tra i maggiori esponenti, escluso il già citato Vauro Senesi, menzioniamo Altan (Francesco Tullio Altan) e Leo Ortolani. Il primo, oltre ad avere creato Linus e Pimpa, fumetti destinati ai bambini, è famoso per le collaborazioni con i più importanti giornali italiani come “L’Espresso”, “Panorama” e ultimamente anche “La Repubblica” in cui si concentra su una satira di carattere politico. Leo Ortolani è conosciuto per la serie di fumetti Rat-Man, in cui, ispirandosi a fumetti, serie televisive e pellicole di successo, ritroviamo una comicità sottile che ridicolizza all’estremo la condizione umana e riesce a ribaltare ogni situazione.
I motivi e gli obiettivi della satira sono molteplici: questo articolo ci piace concluderlo con una celebre frase di Ugo Tognazzi per giustificare una beffa ordita con la rivista Il Male:
Rivendico il diritto alla cazzata!
Giuseppe D’Agata
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