Pisa attraverso la grafica
Una città fantastica. L’immagine più antica della nostra città contenuta nella collezione Cai, è una stampa creata da matrice lignea (xilografia) datata al 1493. Estratta da un libro di cronache dello stesso secolo edito a Norimberga, l’immagine offre una visione della città del tutto fantastica e immaginaria dove si mescolano architetture e scorci urbanistici che rimandano ora a Troia, Tivoli o Ravenna. Pur nella sua totale idealizzazione l’immagine riscosse grande successo moltiplicandosi in svariate ristampe fino al 1553, quando Jacopo Foresti creò una delle prime vedute prospettiche della città dove si cominciò ad aggiungere un primo ingrediente di verosimiglianza con la presenza dell’Arno e dei palazzi che su di esso si affacciavano e della sua cara Torre.
Un modello per la cartografia Cinquecentesca. Grazie alla collaborazione fra il pittore Achille Soli e il calcografo senese Matteo Florimi si dette vita a una delle prime piante prospettiche “a volo d’uccello” più realistiche del tempo dove è possibile ammirare le zone più importanti della città: il Giardino dei semplici, la piazza del Duomo, la Sapienza e del placido fiume Arno solcato da piccole imbarcazioni. Questa felice immagine di Pisa ebbe grande successo e venne eletta a modello per tutta la cartografia cinquecentesca quasi senza subire modifiche.
Pisa “nelle mani” di un disegnatore francese. Fra il 1615 ed il 1620 il bulino passò in mano al disegnatore e incisore francese Jacques Callot il quale ebbe l’onore di ricevere a Firenze una importante commissione dal Granduca Cosimo II creando 16 tavole per rendere omaggio a Ferdinando (morto da pochi anni) mostrando il progresso dei lavori di costruzione dell’acquedotto che da Asciano si recano a Pisa. Qui scorgiamo una immagine unica di Pisa osservata dal suo contado, un po’ isolata ed avvolta fra le sue alte mura al di fuori delle quali emergono ben identificabili solo i suoi gioielli simbolo (la Torre, il Battistero ed il Duomo).
La città fra giochi e festeggiamenti. Una visione di certo più mondana di Pisa venne offerta dai numerosi incisori del 1600 che amarono raffigurare la città durante uno dei suoi giochi tradizionali più famosi, ovvero il Gioco del Ponte. Uno fra tanti, Stefano della Bella fu interprete di questo nobile gioco nel 1643, mentre il suo coetaneo Ercole Bazzicaluva fra le sue tante opere ci ha lasciato una Pisa inedita avvolta dall’aria dei festeggiamenti per il matrimonio di Vittoria della Rovere ceduta in sposa a Ferdinando II. Carri figurati, una parata assimilabile ad un trionfo e personaggi variamente vestiti coi costumi dell’epoca si recano verso la dimora dei Medici passando per l’odierna Piazza Carrara che appare molto diversa dai giorni nostri.
Le famose incisioni del Werner e la querelle Settecentesca. Familiarissima e arci nota agli occhi dei pisani è l’incisione di Friederich Bernhard Werner dove la visione di Pisa del tutto innovativa ed estremamente realistica viene presa dal suo accesso fluviale. Questa e moltissime altre città italiane ed europee ebbero l’onore di essere immortalate dall’autore. Ma a dominare il vedutismo pisano della prima metà del XVIII secolo sono i nomi di Ranieri Grassi e Bartolomeo Polloni, pienamente immersi nell’allora acceso dibattito illuminista intorno all’ esigenza di oggettività della rappresentazione. Non più scorci e dettagli architettonici fantasiosi o collage di ritagli prospettici di città ma estrema aderenza al vero grazie all’uso della camera ottica. Il Grassi si impegnò nella riproduzione stereotipata , precisissima e instancabile mentre il Polloni offrì angoli inediti e scorci suggestivi guardando la città con occhi sinceri.
Dall’Ottocento a oggi. Nell’Ottocento l’aumentata folla di visitatori rese florida e apprezzatissima la produzione e la stampa di vedute acquerellate della città in piccolo formato della città colta nei suoi aspetti architettonici più tradizionali ma anche meno noti. Ancora ai giorni nostri lo strumento dell’acquaforte resta il prediletto ed il più espressivo mezzo per molti artisti che come l’artista Franco Anichini si sono dilettati nel proseguire questa grande tradizione e forma d’arte per eternare la nostra amata città.
Daniela Farina
Bibliografia: Luca Tosi, Pisa e il suo territorio: tra cartografia e vedutismo dal XV al XIX secolo, Dalle origni agli incisori pisani del primo Ottocento. La raccolta di Valentino Ca,Pisa, Edizioni Plus, 2004.
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