Non siamo persone cattive, veniamo solo da un brutto posto.
Sissy e Brandon sono i protagonisti del secondo film di Steve McQueen, Shame, realizzato nel 2011.
In una plumbea New York si colloca la vita di Brandon. Un uomo di successo, molto riconosciuto dal suo capo in ambito professionale, indipendente e affascinante ma freddo, totalmente disinteressato alle relazioni affettive. La sua unica ossessione è il sesso: virtuale, occasionale, con prostitute, tramite materiale pornografico, sempre fine a se stesso. Sua sorella Sissy , una ragazza problematica che soffre di dipendenza affettiva, irrompe improvvisamente nella sua vita spezzando così la sua routine e costringendolo a fare i conti con il proprio stile di vita. Il rapporto conflittuale tra i due protagonisti è ben espresso dall’utilizzo della macchina da presa, dall’estenuante ricerca di fisicità di lei e dal rifiuto, dalla vergogna del fratello al solo contatto con la sorella. McQueen non ci dichiara espressamente le emozioni dei protagonisti, ma utilizza i loro corpi come in Hunger, seppur in modo più tenue, per parlarci della psiche. Straordinaria l’interpretazione di Michael Fassbender e di Carey Mulligan. Anche la città, la sua rappresentazione attraverso gli interni monocromi e moderni dell’appartamento di Brandon, sfarzosi ristoranti e hotel, anonimi uffici e vagoni della metropolitana ci mostra tante ipotetiche tane per Brandon, barriere che lo tengono lontano dal mondo degli affetti e dal sentire. Mentre Sissy, totalmente priva di protezione, vuole così penetrare nel mondo che le risulta impossibile non scottarsi.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Daniela Tessieri, psicologa, sessuologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, esperta in disfunzioni sessuali, di parlarci della dipendenza sessuale per comprendere quanto il film di Steve Mcqueen possa essere realistico.
Che cosa è la dipendenza sessuale?
«La dipendenza sessuale, spesso chiamata anche Ipersexual Disorder, porta chi ne è affetto ad avere un rapporto compulsivo con la sessualità. La vita di chi soffre di tale disturbo ruota attorno al sesso, instaurando con esso un rapporto malato, mosso da una spinta impulsiva ed incontenibile. L’individuo prova un’intensa fonte di piacere ed estingue angoscia ed ansia, non curante delle conseguenze per la propria vita e quella degli altri. Il dipendente usa infatti le persone solo come oggetti e per paura, si tiene a distanza da un reale coinvolgimento emotivo. Come ogni dipendenza sussistono aspetti come tolleranza, impulsività, e astinenza e spesso in uno stesso individuo, possono coesistere più dipendenze. In altri casi, il sesso può essere la risposta al bisogno di placare uno stato doloroso, più che dare piacere ed in questo caso si parla di compulsione.»
Da che cosa può nascere?
«Le cause possono essere molteplici, indubbiamente il contesto familiare è determinante, ossia un contesto rigido, anaffettivo o abusante rientra tra i principali fattori di rischio. Non si deve però trascurae altre esperienze di vita, quali lutti o gravi esperienze dolorose sul piano affettivo, che possono creare una vulnerabilità psicologica, causa della dipendenza.»
Sissy è l’unico elemento affettivo della vita di Brandon. Anche Sissy ha un rapporto con il sesso tormentato. Se Brandon lo cerca come se fosse una sostanza, la ragazza sembra abusarne per ottenere attenzioni e ricevere amore. Possono essere due aspetti della stessa dipendenza?
«Fratello e sorella hanno entrambi un rapporto malato con la propria sessualità e prendono due strade complementari nella dipendenza. Brandon sceglie una via decisamente compulsiva mentre Sissy ha un atteggiamento più dipendente-affettivo. Mentre lui rimane glaciale e distaccato nei confronti dei sentimenti, vivendo ogni suo atto sessuale quasi con dolore, ignorando il piacere e l’orgasmo appena raggiunto, lei ricerca come fosse ossigeno la presenza e le attenzioni dell’altro, come se queste le servissero a sentirsi viva e reale. »
Questa problematica riguarda più gli uomini o le donne?
«L’Ipersexual Disorder può essere presente in entrambi i sessi, ma è decisamente maggiore negli uomini.»
Reputa che il film dia una lettura piuttosto realistica delle conseguenze di chi soffre di questo problema?
«Trovo che il film sia estremamente interessante e rappresenta molto bene la sintomatologia in questione. La scelta di non spiegare al pubblico nulla dell’infanzia dei due fratelli, ci permette di immaginare uno scenario grottesco che tiene incollato lo spettatore davanti allo schermo per tutto il tempo, in attesa del colpo di scena».
Francesca Lampredi
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