La vita delle donne a Il Cairo, una città nella quale esse sono oggetto di molestie verbali a sfondo sessuale per le strade
Nove storie, nove ragazze. Le muse di Sarah Seliman, con o senza velo, arabe o europee, hanno tutte un carattere in comune: sorridono.
Una mostra itinerante e internazionale, partita da Il Cairo, passata per Amburgo e ospitata a Palazzo Vitelli, dove resterà fino al 10 febbraio 2017. Le foto, dell’artista egiziana Sarah Seliman, ci danno uno spaccato della vita delle donne a Il Cairo, una città nella quale esse sono spesso oggetto di molestie verbali per le strade. «Gli uomini sono abituati a rivolgerci complimenti espliciti sul nostro corpo o sul nostro aspetto – dice Sarah e continua -. Spesso dicono apertamente che vorrebbero venire a lette con te».
Questa situazione si riconduce a un più generale concezione della donna che è vista come soggetto più debole, riflettendo un rapporto tra i generi fortemente sbilanciato a favore del maschio. Perciò, non bisogna stupirci se lo stupro e la violenza sessuale sono state praticate anche dall’esercito o dalle autorità pubbliche come metodo di repressione dei movimenti femministi, o come mezzo di ritorsione per le ragazze che manifestavano in piazza Tahrir durante la rivoluzione.
«Il movimento femminista egiziano nasce alla fine dell’800 in correlazione con il montante nazionalismo egiziano. Fin dall’inizio, quindi, è un movimento di opposizione, prima al colonialismo poi ai regimi autoritari» dichiara Lucia Sorbera, lecturer all’Università di Sidney in Studi Mediorientali.
La mostra nasce da un workshop fotografico organizzato a Il Cairo nel 2015 da alcune ragazze europee, studentesse di Studi islamici. Tra di esse Maria Neubert che racconta: «Mi ero resa conto che avevamo principalmente amici maschi e era difficile conversare con delle ragazze. Così io e altre decidemmo di organizzare un workshop fotografico rivolto a sole ragazze». Questo ambiente, solo femminile, ha invogliato molte giovani a partecipare, proprio come Sarah Seliman che racconta: «L’idea di uno spazio femminile in cui potersi esprimere liberamente mi piaceva molto. Inoltre, nel mio percorso artistico mi ero avvicinata alla fotografia e quindi il workshop era proprio quello che cercavo».
Le foto in esposizione raccontano le storie di nove giovani e le loro sfide quotidiane per una presenza negli spazi pubblici. Nelle piazze, sui tram, per le strade i commenti dei maschi non mancano e ciascuna trova una strategia per sfuggirgli. Chi indossa le grandi cuffie per ascoltare la musica, chi lunghe sciarpe per coprire i seni abbondanti, chi utilizza giacconi e maglie lunghe per coprire i glutei: ognuna ha un proprio oggetto che diviene, negli spazi pubblici cairoti, lo strumento di salvataggio dalla molestia continua. Strumento con cui isolarsi da una realtà ostile.
Le foto, di tipo ritrattistico, ritraggono una porzione della meglio gioventù egiziana alle prese con la sfida della modernità e dell’affermazione della donna come essere autonomo e capace di autodeterminarsi. Le 9 muse di Sarah Seliman, con o senza velo, arabe o europee, hanno tutte un carattere in comune: sorridono.
Fonte: comunicato stampa
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