Storia del Teatro Verdi per chi ha fretta: i primi cento anni

Questa storia dura cento anni, ma impiegheremo solo due minuti per raccontarvela e quindi dovrete accontentarvi. Per essere pignoli, la storia del Teatro Verdi di Pisa inizia nell’anno 1865, quando se ne iniziò la costruzione. L’idea di un nuovo teatro era venuta a qualche megalomane autoctono che voleva in città un teatro simile alla Pergola di Firenze. L’area in cui sorge oggi il teatro doveva essere molto diversa da quella odierna e animata da frequentazioni assai differenti dato che le cronache dell’epoca narrano che fu necessario “bonificare” la zona da casupole e vicoli “sordidi” (sì, vuol dire esattamente quello: pieno di prostitute). 
Ai tempi, certo, non mancavano i teatri a Pisa: c’erano il Teatro Ernesto Rossi e il Politeama Pisano (di cui ci ha già parlato Piero Merli) e anche l’Arena Federighi. Però, dato che a Livorno esisteva già quel bel teatro che porta il nome di Teatro Carlo Goldoni, i pisani non hanno voluto esser da meno e hanno preteso un “fiore all’occhiello”: incaricato della progettazione fu il celebre architetto Andrea Scala, lo stesso che progettò il favoloso Teatro Massimo di Catania, ma poi il completamento fu diretto da Ranieri Simonelli: oltre ad essere titolare di una strada in città, Simonelli fu anche responsabile del rifacimento delle spallette d’Arno e dell’elevazione della Chiesa della Spina, esattamente nel punto dove la si può vedere ancora oggi. 
La costruzione dell’attuale Teatro Verdi avvenne abbastanza rapidamente. Il comitato promotore, la Società del Teatro, stabilì che il teatro «a somiglianza della Pergola, dovesse contenere 120 palchi divisi in cinque ordini, uno dei quali da riserbarsi al Re». Alla fine, le spese per la costruzione e la decorazione del teatro ammontarono a circa 800.000 Lire (qualcosa come 4.126.158,89 euro attuali). Arrivato il momento di battezzare il teatro, vennero proposti un sacco di nomi diversi: “Bellini”, “Rossini”, addirittura qualcuno propose “Galilei”. Alla fine Simonelli se ne uscì con una battuta: «Chiamiamolo “Teatro Nuovo”, almeno saremo originali!». E così fu. Anzi, per essere precisi grazie alla concessione di Vittorio Emanuele II, il teatro prese il nome di “Regio Teatro Nuovo“. Per l’intitolazione dal Maestro di Busseto, si deve attendere il 1904.

Locandina dell’inaugurazione del Regio Teatro Nuovo del 12 novembre 1867

Alla fine, tutto fu pronto per l’inaugurazione per il 1867 e per l’occasione si scelse il Guglielmo Tell di Rossini e, salvo imprevisti, si pensava di inaugurare il nuovo teatro il 9 novembre di quell’anno. Gli imprevisti ci furono e il teatro venne inaugurato il 12 novembre. Complice la bellezza del teatro, la “novità” e la presenza di un cast stellare, il Teatro di Pisa fece il suo primo tutto esaurito al prezzo di lire cinque le poltrone, tre i palchi.

Per arrivare ad avere l’aspetto attuale, tuttavia, il teatro dovette aspettare fino al 1935: in quell’anno la Società del Teatro si sciolse e il teatro passò al Comune di Pisa. Dopo il passaggio, vennero abbattute le pareti degli ordini quarto e quinto per creare così galleria e loggione. A seguito di questo intervento, tra l’altro, si ebbe pure un miglioramento dell’acustica. Oltre a questo, fu aggiunto il bar e fu rimossa l’ingombrante luminiera, sostituita dall’attuale rosa vetrata.

Nella vita tutto sommato tranquilla di questo grande teatro non mancò qualche turbolenza: la Seconda Guerra Mondiale e le sue bombe gli arrecarono alcuni danni tutto sommato (e per fortuna!) marginali, vennero riparati con tale velocità che l’attività lirica riprese già nel 1945. Questa attività venne poi potenziata negli anni ’50, difatti in quel periodo nell’ormai Teatro “G. Verdi” di Pisa avevano luogo ben quattro stagioni liriche: di Carnevale, di Quaresima, di Primavera e d’Autunno. Fino a questo punto al Verdi si parlava solo d’opera.
Sebbene l’ambito lirico sia quello che ancora oggi lo caratterizza, già dal 1954 gli spettacoli di prosa erano organizzati in vere e proprie Stagioni, grazie alla collaborazione tra il Comune di Pisa e l’Ente Teatrale Italiano. Questa collaborazione proseguì fino al 1972, anno in cui anche la stagione di prosa venne posta sotto la competenza dell’Assessorato alla Cultura.

In quel periodo, precisamente nel 1960, fu istituito il museo che tutt’ora raccoglie i cimeli del grande baritono Titta Ruffo e l’anno successivo il teatro ottenne il riconoscimento legale che detiene ancor’oggi, ossia quello di teatro di tradizione. Ultimo ma non ultimo, a completare il mosaico del Teatro Verdi come lo conosciamo oggi, c’è la costituzione dell’Associazione Teatro di Pisa (antenata dell’odierna – e quasi omonima – Fondazione), che all’epoca coinvolgeva il Comune di Pisa, l’Amministrazione Provinciale, l’Ente per il Turismo e i Comuni di Cascina e di Calci.

Ci sono ancora un sacco di cose da dire, ad esempio che in Puccini esplose l’amore per l’opera dopo aver visto l’Aida proprio nel teatro di Pisa (si pensa all’edizione del 1876) e che nello stesso teatro avvenne il debutto pisano di Puccini con Le Villi, però devo scusarmi ma devo proprio scappare.

lfmusica@yahoo.com

Luca Fialdini
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