Super Size Me: il docufilm più visto e discusso

Super Size Me – Il cibo spazzatura

Super Size Me (Super Size Me, Morgan Spurlock, 2005)

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L’enorme e altrettanto discussa fiera dell’Expo di Milano è finalmente iniziata. Il tema dell’alimentazione, di nuovi prodotti gastronomici provenienti da tutte le parti del mondo ci accompagnerà in un gustoso viaggio fino alla fine di ottobre. E’ bello pensare che la buona e sana cucina venga ancora utilizzata, ma quanti di voi almeno una volta al mese escono di casa, in famiglia o tra amici, per andare a cena in un bel ristorante per assaporare sfiziosi prelibatezze? E quanti invece optano per un più economico ma di gran lunga meno salutare fast food alla McDonald’s?

Ebbene, non serve entrare nel mondo dell’Expo per capire che il fast food stia prendendo sempre più rapidamente il monopolio della consumazione del pranzo o cena giornalieri. Chiedetelo a Morgan Spurlock che nel 2004 ha deciso di fare un esperimento a discapito delle sue ottime condizioni di salute. Super Size Me non è altro che la dimostrazione della gravità del cibo spazzatura che ci propongono tutti i fast food; non parlo solo di McDonald’s, che da solo è responsabile di oltre 30 mila ristoranti sparsi in 100 Paesi sui sei continenti con 46 milioni di clienti giornalieri, ma anche Burger Kings, KFS, Wendy’s, Popeyes, Taco Bell e così via. I fast food sono ovunque, centri commerciali, grandi magazzini, stazioni ferroviarie, stazioni di servizio, aeroporti, parchi di divertimenti e si, persino negli ospedali, che dovrebbero essere le prime istituzioni a vietare una simile alimentazione.

In America nel 2002 cominciarono le prime cause giudiziarie ai fast food accusandoli di essere responsabili della sempre più veloce diffusione dell’obesità. E’ stato reso noto un caso specifico relativo a due ragazze una di 14 anni, alta 1 metro e 47 che pesava 77 kg, l’altra di 19 anni di 1 metro e 70 che pesava 121 kg, le quali sostenevano che i loro cospicui problemi di peso e di salute fossero dovuti ad una scorretta alimentazione causata appunto dal “cibo spazzatura” venduto dai McDonald’s. Questa causa la persero perché il giudice constatò che le due adolescenti non avevano alcuna prova specifica che dimostrasse il fatto che i loro problemi fossero effettivamente legati al fast food. Ed è proprio qui che entra in gioco Morgan Spurlock: per 30 giorni intraprende quella che viene definita “McDieta” che corrisponde nel mangiare tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena) al McDonald dimostrando così che effettivamente questo tipo di cibo crea innumerevoli problemi salutari diffusi in enorme scala soprattutto sul territorio americano (nello stato del Mississipi una persona su 4 è obesa). Morgan si fa seguire da 4 medici in modo tale da tenere sempre sotto controllo l’attività e la reazione del proprio corpo di fronte ad uno stravolgimento della sana e corretta alimentazione che fino a quel momento stava conducendo. I risultati sono chiari ed evidenti: prima dell’inizio di questa schifosa avventura pesava 83,5 kg, nel giro di una settimana è ingrassato di 4 kg, a fine esperimento è arrivato a pesarne 94,5. Per recuperare il peso forma iniziale ha impiegato 5 mesi per perdere 9 kg, e altri 9 per perdere i rimanenti. Per 8 settimane ha dovuto seguire una dieta vegetariana che riportasse i valori del fegato e del colesterolo a livelli normali.

Morgan

«Curatevi del cliente e gli affari si cureranno da soli»

sandwichCosì parla Ray Kroc, il fondatore di McDonald’s. A questo punto mi chiedo: è così che ci si prende cura del cliente? Causando un ingrossamento del fegato, facendo salire inesorabilmente i valori del colesterolo, raddoppiando il rischio di malattie cardiovascolari e di conseguenza le possibilità di avere un infarto? Bella cura! Il cibo del McDonald’s crea dipendenza, è come il fumo, una volta iniziato è difficile smettere. Si prova una certa soddisfazione nel mangiare porcherie, non sappiamo nemmeno di cosa siano fatte eppure il sapore sul nostro palato risulta così delizioso che ci porta a rientrare in un fast food anche più di una volta a settimana. Certo, è vero, nessuno ci obbliga a fare la McDieta, nemmeno Spurlock avrebbe voluto farlo se non per testimoniare il fatto che si tratti della principale causa di obesità in America e non solo. Il fatto è che siamo costantemente bombardati da insegne, pubblicità e soprattutto attrazioni per bambini: il McDonald’s in particolare, rispetto agli altri fast food, offre molti svaghi per i più piccoli come zone di gioco, zone di gioco al coperto, organizza feste di compleanno e poi c’è il clown, il marchio di questo “ristorante” su cui hanno creato anche una mini serie animata che trasmettono sui canali televisivi americani. Insomma, la gente, le famiglie soprattutto, si avvicinano al McDonald’s anche per questo, come momento di svago mentre s’ingozzano creando dipendenza non solo a loro, ma anche ai propri figli. Tutto ciò porta ad un’inconscia assuefazione: una volta divenuti adolescenti, i ragazzi tornano volentieri dal McDonald’s perché in testa hanno il ricordo positivo del luogo, si stava con mamma e papà, si giocava, ci si divertiva insomma. D’altro canto se il fast food fosse legato ad un ricordo non del tutto roseo, probabilmente il ragazzo non entrerebbe di sua spontanea volontà. E’ una sorta di droga, no? Prima di provarla non hai idea di come ti faccia sentire e poi finisci per non riuscire più a farne a meno, ne senti il bisogno. Nel suo esperimento, Morgan, ha appurato che nonostante mangiasse molto, in breve tempo sentiva la necessità di un altro panino, aveva sempre più fame e si sentiva quasi sempre esausto.

Super Size Me venne dapprima presentato al Sundance Film Festival nel 2004 vincendo il Directing Award Documentary; l’anno successivo fu candidato all’Oscar come miglior documentario. Di fronte ad un budget di 65 mila dollari, il docufilm diretto da Spurlock ha incassato oltre 20 milioni di dollari in tutto il mondo diventando uno dei più grandi successi documentaristici di sempre. Dopo la proiezione e successiva vittoria al Sundance, i McDonald’s hanno deciso di ritirare dal mercato tutte le confezioni super size, offrendo al cliente porzioni più equilibrate, negando, tuttavia, che questo repentino cambiamento fosse legato alla forte critica lanciata dal docufilm.

I fast food saranno forse una soluzione economica, ma non sono di certo una soluzione salutare. Meglio salvaguardare la salute del nostro cuore e del nostro corpo, o soddisfare semplicemente il nostro palato?

Lorenzo Talotti

Tomas Ticciati
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2 comments to “Super Size Me: il docufilm più visto e discusso”
  1. un film brutto e senza alcun senso se non quello di fare un pacco di soldi seguendo luoghi comuni.
    un tizio non fa altro che gonfiarsi di cibo-spazzatura e poi dire che sta male. capirai.

    se invece mi ingozzo di cibo salutare, senza mai variare nulla, proprio come fa lui nel documentario, allora divento pieno di energie e bellissimo, no? no. alla fine mi fa male lo stesso. quindi di che parla il documentario? di cazzate.

  2. Il film in realtà è stato creato per dimostrare la gravità del cibo venduto dai fast food, la loro tossicità e la loro propensione indiretta nel creare dipendenza. Tuttavia, Spurlock non ha deciso di mangiare dal McDonald per un mese solo per questo, ma per dare una spiegazione alla causa relativa alle due adolescenti che citarono il McDonald in tribunale dichiarando che i loro problemi di salute e di peso erano legati alla malnutrizione dei fast food. La causa la persero perché prive di prove che testimoniassero la loro tesi.

    Col documentario ha reso noto il problema dell’obesità diffuso in larga scala negli Stati Uniti.

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