Fiorello, lo showman della televisione italiana compie 60 anni
Ospitiamo con piacere un ricordo di Stefano Bacci – cameramen rai – e ci associamo agli Auguri per uno dei più amati showman della televisione italiana: Fiorello
“Era il 1992 e fui contattato da una piccola società di produzione livornese per “un lungo contratto”, ovviamente saltuario, come sempre nel mondo di tecnici TV in appalto.
Ci fu una trattativa faticosa che condussi assieme a tre miei amici fraterni e colleghi: Paolo Taddei in arte Millo, Stefano Nannipieri detto “il Nanni” e Roberto Salusti, tutti cameramen come me e tutti pisani tranne Robi, da Follonica con furore, che però ormai era pisano di fatto e d’adozione.
“Si tratta di una produzione che durerà mesi, tre giorni la settimana, tre puntate in ogni location” ci spiegò l’allora titolare della società che si era aggiudicata l’appalto “La trasmissione si chiamerà Karaoke e la condurrà…” e disse un nome che a me e ai miei colleghi, per niente modaioli tranne Paolo, che però evidentemente frequentava altri giri, non significava assolutamente nulla. Quel nome era Fiorello, che oggi compie 60 anni. Io, oggi come allora, avevo un anno, quattro mesi e 3 giorni più di lui.
Trovammo l’accordo: un equo compenso su base giornaliera e soprattutto il diritto a muoverci con un’auto propria rimborsata, perché, come sanno bene i miei colleghi, se fai le produzioni itineranti a rimorchio dei mezzi della società che ti paga, di fatto finisci col fare una perenne tradotta militare.
Il lavoro era agile, divertente, e garantiva ben 3 giorni di impegno a metà settimana (martedì, mercoledì, giovedì), in un mondo professionale dove il weekend hai fin troppe offerte per riprendere eventi di sport e spettacolo, ma da lunedì e venerdì spesso ti giri i pollici.
Dopo qualche numero “zero”, o test-event, debuttammo a Alba, in Piemonte, davanti a una trentina di curiosi scarsi.
Il programma sembrava non “bucare” , faceva il 5 o il 6% di share (oggi non sarebbe malaccio) e le reti private come Mediaset impiegano un attimo a tagliare ciò che costa e non gira.
Già pensavamo che la pacchia non sarebbe durata, quando chissà come, un po’ come succede per certi locali della movida che da anonimi diventano di colpo di tendenza e fanno un costante pienone fino a notte fonda, Karaoke schizzò al 20-25% e fu boom di audience, le piazze strapiene, il mito di Fiorello, la sua consacrazione come animale da palcoscenico televisivo. Dopo tanta radio, anni di animazione nei villaggi turistici, un po’ di teatro e qualche provino e comparsata su reti nazionali.
Registrammo 242 puntate in una novantina di città e paesi su e giù per l’Italia, col Nanni che nel tempo libero ci spiegava, da laureato con lode in Storia dell’Arte, ogni chiesa, quadro, pulpito, palazzo, mura, piazza, fontana e statua sparse per il Belpaese. Andammo perfino a Malta, e se conosco l’Italia, le sue bellezze, la sua rete autostradale così bene è anche grazie a quel lavoro.
E com’era il giovane Fiorello al suo debutto da conduttore di un programma di prima serata (pre-serale, per l’esattezza) su una grande rete nazionale?
Bè, bravo, strepitosamente bravo, e non sarà certo il mio parere a stabilirlo.
Poi era allegro, gentile, educato con noi peones che lo mandavamo in onda, perfino affettuoso, e a fine tour ci regalò un ricordino personalizzato ciascuno.
Fuori dal palcoscenico era come se fosse sul palcoscenico e anche al bar imitava parlate e dialetti di chiunque con un talento che ha del soprannaturale.
Era sotto pressione, travolto da quella popolarità improvvisa e debordante, e sono noti proprio grazie a lui certi abusi legati all’esigenza di essere sempre su di giri, ma mai, mai, mai, non una volta lo riscontrammo arrogante, spocchioso, approfittatore, scorretto, approssimativo, pacchiano. Nel suo entourage, per dirne una, alcuni personaggi poco trasparenti si leccavano i baffi per il vasto bacino di rimorchio femminile che il successo della trasmissione garantiva, ma neanche lì lo vedemmo mai fare il marpione, e del resto la sua donna dell’epoca era più intelligente che bella, sebbene francamente bellissima, quindi fate voi.
Negli anni ho incontrato qualche volta Fiorello e gli ho ricordato quella stagione, ma capirete: un po’ ne dovrebbe tenere a mente mille di tecnici come me, e la vedo dura, poi ho scoperto che a molte celebrità di oggi non fa tutto quel gran piacere ricordare i tempi della gavetta, chissà perché.
Però, però, se posso finire con un una personale nota di orgoglio professionale, resta il fatto che la prima volta che il viso ormai familiare di Fiorello è entrato in primo piano nelle “case degli italiani”, bè, quel primo piano era mio.
Alla prossima, miscredenti.
E auguri di cuore al più grande talento dello spettacolo italiano contemporaneo.
Stefano Bacci
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