Alessandra Favilli racconta il suo romanzo d’esordio.
Ci sono personalità creative che affondano la propria passione nella natura, attingendone a piene mani allo scopo di renderla non tanto ambiente e scenografia, bensì la vera protagonista delle loro opere. Alessandra Favilli è quel genere di persona. Residente a Calci, scrittrice, lettrice infaticabile di letteratura nordamericana e amica di ogni forma di vita a quattro zampe, le piacciono il rock duro, la cioccolata e sognare: <<Ma in senso proprio, non figurato>>. Alessandra presenterà il suo romanzo d’esordio presso il Voltapagina di Pisa, in via San Martino. All’organizzazione dell’incontro – fissato per il 14 dicembre alle 18,30 – prenderà parte anche TuttoMondo, in collaborazione con la casa editrice Factory – I sognatori.
In attesa di assisterla nelle vesti ufficiali di scrittrice, queste mese l’abbiamo incontrata per parlare un po’ di lei e del suo libro, Terra degli Orsi.
Ciao Alessandra. Grazie per aver accettato di presentare il tuo primo romanzo insieme a TuttoMondo. Vuoi presentarti ai nostri lettori? Da dove vieni, e quali sono le tue radici?
Grazie mille a voi, è un piacere. Sono nata 60 anni fa a Firenze perché mia madre si rifiutava di partorire in un’altra città. Però a Firenze non ho mai vissuto, perché mio padre era un militare. Dunque sono stata sballottata su e giù per lo stivale durante tutta l’infanzia, con gravi e irreversibili conseguenze per il mio equilibrio mentale. Alla fine mi sono fermata a Pisa, e sono rimasta nell’orbita di questa città, che ormai sento mia non meno di quella in cui sono nata. Oggi vivo a Calci per scelta, perché, anche se in fondo mi sento a casa (o fuori posto) dappertutto, ho la sensazione di appartenere a queste colline. Per vivere faccio l’OSS, operatore socio-sanitario, ma è un caso, come molte altre cose nella mia vita. Prima ho fatto diversi altri lavori (fra cui la badante e la venditrice di profumi per cani) e altri ne farò, visto che per avere una pensione ho calcolato che dovrò lavorare fino a 85 anni e chiedere l’accompagnamento per riuscire a raggiungere l’ufficio.
Come ti sei avvicinata alla lettura?
I miei genitori leggevano moltissimo, e i libri sono stati per me fin dall’infanzia oggetti familiari, amici. Ho imparato a leggere molto presto, prima di andare a scuola, cominciando con le fiabe classiche per passare a Salgari e ai libri di avventure. Negli anni del liceo ho incontrato alcuni dei grandi libri che hanno segnato la mia vita di lettrice. Penso a Il Maestro e Margherita di Bulgakov, a Cent’anni di solitudine di Marquéz, a Il deserto dei Tartari di Buzzati, a La marcia di Radetsky di Roth. Più tardi ho scoperto la letteratura nord-americana, che è una delle mie grandi passioni, e in particolare Cormac Mc Carthy, impareggiabile maestro di ferocia e di perfezione. Nell’ultimo anno mi sono dedicata alla scoperta di alcuni valenti e misconosciuti scrittori italiani, noti col nome di Sognatori.
Parlaci di loro, e del progetto editoriale di cui fai parte.
La Factory Editoriale I Sognatori è un progetto al tempo stesso semplice e rivoluzionario, nel quale ognuno – editore e scrittori che della Factory fanno parte – lavora per il gruppo e così facendo, anche per sé. Nel gruppo si discutono idee e proposte, in gruppo si prendono molte decisioni importanti. Ognuno è chiamato a contribuire per quel che può e che sa. L’editore, pur conservando le sue prerogative, non siede isolato nella stanza dei bottoni, e fra gli scrittori, posso testimoniarlo per esperienza diretta, si creano legami di solidarietà e simpatia piuttosto inconsueti in un ambiente in cui di solito è la rivalità a farla da padrona. Mi sono dimenticata di dire che, ovviamente, la Factory è una casa editrice rigorosamente non a pagamento.
A quando risale la tua passione per la scrittura? Hai sempre sognato di fare la scrittrice o anche questo è stato un caso?
In realtà, non ho mai deciso di mettermi a scrivere. È capitato. Ho sempre scribacchiato: piccoli racconti, schizzi di vita familiare, diari di viaggio… ma lo facevo per divertimento, e solo per me stessa, al più per gli amici. È stato l’incontro con la Factory che mi ha fatto venire la voglia di provare a scrivere sul serio.
Parlaci un po’ del tuo libro.
La vicenda di Terra degli Orsi, che si svolge fra la Toscana e il Trentino, ha al centro tre figure femminili. Una giovane biologa, la sua trisnonna, vissuta a cavallo tra l’ottocento e il novecento, e un’orsa, colte nel momento in cui cercano di comprendere quale sia la propria strada, il proprio ruolo nel mondo (per l’orsa si tratta, ovviamente, non tanto di una ricerca, quanto di una scoperta). Ognuna dovrà superare ostacoli e difficoltà…che scoprirete se avrete la curiosità di leggere la storia!
Qual è la genesi di Terra degli orsi? E perché hai scelto proprio questo animale come protagonista della tua storia?
Ogni scrittore, credo, fa tesoro dell’osservazione delle persone che la vita mette sulla sua strada. La scelta degli orsi e l’incipit del romanzo sono nati dalle mie conversazioni con una biologa che ho conosciuto nell’ospedale in cui lavoro. E più studiavo gli orsi, più me ne innamoravo. La vicenda di questi animali mi è sembrata carica di significato, quasi paradigmatica delle tante distruzioni che avvengono quotidianamente sul nostro pianeta, nell’indifferenza generale. E non penso solamente agli animali, ma anche agli esseri umani, alle specie vegetali, alle tradizioni culturali. Il romanzo è nato quasi da solo, giorno dopo giorno. Era iniziato come un racconto, poi si è aggiunto il personaggio dell’antenata, e man mano che le protagoniste acquistavano corpo e carattere, sono state loro a indicarmi in quale direzione volevano andare.
Che rapporto hai con Madre Natura? Idilliaco o Leopardiano?
La natura per me è sicuramente una fonte di ispirazione, tant’è vero che vivo in collina, in una casa affacciata sulla cascata di un vecchio frantoio, in compagnia di una cagnetta a cui piacciono i libri (li mangia) e di tre gatti. Penso che la natura sia la casa in cui abitiamo e la nostra possibile salvezza, se solo comprendiamo l’importanza di rispettarla e di vivere in armonia con lei. Ho cercato di fare scelte coerenti, nei limiti del possibile e, spero, senza fanatismi. Sono vegetariana, ho smesso di fumare, ho un’auto a metano e faccio la raccolta differenziata.
Ami tutti gli animali allo stesso modo?
Gli animali selvatici mi piacciono molto, ma credo fermamente che debbano rimanere tali. Di conseguenza i miei animali preferiti sono, in modo assai poco fantasioso, i cani e i gatti, quelli che meno soffrono della convivenza con gli umani e con cui è più facile stabilire un rapporto. I cani sono amici quasi ideali, allegri compagni di scorribande, occhi in cui sprofondare quando si ha voglia di sentirsi amati senza condizioni. I gatti, invece, sono padroni esigenti e capricciosi, silenziosi e tolleranti compagni di solitudini.
E lo scrittore, che tipo di animale è?
Mi vengono in mente gli animali immaginari che da bambina vedevo sulle figurine di certi biscotti. Creature formate da pezzi di altri animali, assortimenti improbabili eppure azzeccatissimi. Così, in uno scrittore convive la testardaggine del mulo, la pazienza del bue, le ferocia del predatore, l’occhio dell’aquila e a volte la stupidità della gallina.
Cosa si prova a sapere che in giro c’è un libro col tuo nome impresso sopra?
Incredulità, e un pizzico di orgoglio: non ho pagato per vederlo pubblicato.
L’editing può essere una vera tortura per certi autori. Tu come hai affrontato questa fase della pubblicazione?
A parole ho sempre sostenuto la necessità di sottoporre i propri lavori a un editing professionale, e ora che ci sono passata posso dire che ne sono ancora più convinta. Confesso però che è stato molto difficile, quasi doloroso, accettare i cambiamenti che l’editore di volta in volta mi proponeva. Come suppongo succeda a molti scrittori, mi pareva quasi una violazione modificare quello che avevo partorito con tanta fatica.
Il 14 dicembre lo presenteremo al Voltapagina: cosa ti attendi da quell’incontro?
Mi piacerebbe, attraverso la lettura di alcuni brani, comunicare ai presenti un poco dell’emozione che ho provato nello scrivere questo libro, e che spero sia rimasta impigliata nelle sue pagine. E… sì, sono molto emozionata.
- Il bello del classico – Così parlò Zarathustra - 15 Febbraio 2016
- Il bello del classico – Se questo è un uomo - 14 Gennaio 2016
- La ricerca spirituale di T.S. Eliot - 15 Dicembre 2015
Che magnifica anteprima, compagnuzza di pubblicazione! Ma usciranno davvero i nostri libri?
Complimenti a te, fresca come una rosellina di maggio
e complimenti a Filippo. Ci vediamo al Voltapagina!
Grazie Verdiana, ci vediamo al Voltapagina