The Tree Of Life (Terence Malick, 2011)
«Ci sono cose che devi imparare. Come facciamo a sapere se non osserviamo?»
Vi siete mai fermati ad osservare le cose? A guardare più attentamente il mondo che ci circonda, che ci appartiene, che convive con noi giorno dopo giorno? The Tree of Life non è un semplice film che vuole riproporci una riflessione sul nostro percorso di vita in quanto essere umano, ma vuole piuttosto inserirci in un contesto comune a tutti: la natura. Giorno dopo giorno i nostri occhi guardano colori, focalizzano piccoli dettagli, ci regalano visioni celestiali di quello che la natura vuole mostrarci. Il problema è, forse, che spesso siamo troppo accecati dalle nostre abitudini quotidiane, dalle nostre routine, dal nostro lavoro da non renderci conto delle prelibatezze che madre natura ci ha concesso. Il colore del cielo, il calore del sole, la freschezza dell’acqua, la delicatezza del vento. Elementi che ci sembrano così naturali che ci portano quasi ad ignorare la loro essenza, quasi a sminuire il piacere di percepire.
Terrence Malick ci propone così un film fuori dagli schemi comuni. Una storia che non è una storia. Una dimostrazione di come si è creata la vita sulla terra, degli eventi che hanno portato ad essere la terra come la vediamo oggi? No. Un viaggio alla scoperta di ciò che c’è ma che non vediamo. Ci accorgiamo della natura solo nei momenti in cui scatena la sua più tremenda forza. «La natura vuole solo compiacere se stessa e spinge gli altri a compiacerla, le piace dominare, le piace fare a modo suo. Trova ragioni di infelicità quando tutto splende intorno a lei e l’amore sorride ad ogni cosa». La natura che uccide. Quella la vediamo perché ci fa paura. Malick però non decide di mostrarci “omicidi di massa” dovuti ad uno tsunami, o ad un terremoto o qualsiasi altra catastrofe. Vediamo un incresparsi delle onde da un punto di vista subacqueo che invece di scatenare timore, ci suscita una sensazione di magnificenza. Tuttavia quelle sono le stesse onde dello stesso mare che, osservato dalla spiaggia, ci intimorisce a vederlo agitato contro gli scogli in una giornata tempestosa; il vento tra le foglie degli alberi, quel leggero fruscio che muove la flora nei boschi, una farfalla che si posa sulla mano, eppure è lo stesso vento che ci preoccupa quando vediamo un ramo spezzarsi per via del suo potente soffio.
In tutto il film vi è questo contrasto continuo tra Natura e Grazia. La natura è vista come qualcosa di potente, violenta e che vuole dominare; la grazia invece è la purezza delle cose, dell’animo, è la spensieratezza, l’amore che si sente nell’aria. Come mostrare, quindi, una cosa così umanamente impercepibile? Utilizzando una metafora. Il regista, dopo averci incantato con una serie di immagini della natura nel suo semplice e nudo essere, decide di personificare i due temi introducendoli nell’animo dei protagonisti del racconto della vita: Brad Pitt che simboleggia la natura, e Jessica Chastain che invece rappresenta la grazia.
La manifestazione di questi due elementi avviene tramite il rapporto che intercorre tra genitori e figli: quando questi si trovano assieme al padre sono intimoriti, devono essere rispettosi, il primogenito ha delle responsabilità decisamente più alte nei confronti dei suoi fratelli minori. Brad Pitt come la Natura, ci spaventa, è violento nei confronti degli altri perchè sa di essere il più forte. Ma così come la Natura, una volta passata la catastrofe lascia dietro di sé distruzione e desolazione, così Brad Pitt a seguito della morte del primogenito, prova un enorme rimorso e senso di colpa nel non aver passato il giusto tempo col proprio figlio. Non averlo amato come, al contrario di lui, la Grazia aveva saputo fare. Dall’altro lato, invece, abbiamo la figura di Jessica Chastain, madre apprensiva, capace di vedere la purezza nell’animo non solo dei propri figli, ma anche degli animali e delle piante attorno a lei. Quando il padre si assenta per motivi di lavoro, in casa aleggia un’armonia decisamente pura: c’è allegria, c’è spensieratezza e soprattutto c’è amore condiviso e non forzato.
Questa è la differenza tra le due personalità: la Natura è egoista, la Grazia è sensibile.
Di fronte a questi due temi contrastanti veniamo proiettati in un viaggio introspettivo, guidati dal regista, alla ricerca dell’essenza delle cose. Alla ricerca di domande che necessitano risposte. Forse dobbiamo interpellare qualcuno che non sappiamo se esista o meno, un “Tu” che ci ascolta, che tenta di dare un senso alle cose. O semplicemente che ci risponde attraverso la natura stessa e il nostro progressivo cammino della vita.
Lorenzo Talotti
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