Da Orwell a Collins, un distopico ritorno tra ieri, oggi e domani

“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”. (1984 – George Orwell)

Avrete sicuramente sentito parlare della serie “Hunger Games”, libro e poi film fortunato (The Hunger Games – 2008, Catching Fire – 2009, Mockingjay – 2010) di Suzanne Collins.

Avrete, poi, senz’altro presente “Divergent” (Divergent – 2011, Insurgent – 2013, Allegiant – 2014, Four: A Divergent Collection – 2015) di Veronica Roth, così come “The Maze Runner” di James Dashner.

Sono titoli (principalmente dedicati ai giovani e giovanissimi) che non vi suonano nuovi, perché opere parecchio discusse ma soprattutto amate in questi ultimi anni.

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Ma vediamo di non soffermarci solo sulle “ultime” uscite; voglio tirare in ballo anche il vecchiume, per così dire, del tema di cui voglio parlare: e quindi nomino “Il Mondo Nuovo” (Brave new world, 1932) di Aldous Huxley, “1984” di George Orwell, “Fahrenheit 451” (1953) di Ray Bradbury; ma anche “Arancia Meccanica” (Clockwork Orange, 1962) di Anthony Burgess – poi film di Stanley Kubrick -, “Il pianeta delle scimmie” (La planète des singes, 1963) di Pierre Boulle, “Il cacciatore di androidi” (Do androids dream of electric sheep?, 1968) di Philip K. Dick, da cui poi è stato tratto il film “Blade Runner”.

La lista potrebbe continuare all’infinito (o quasi) con perle come “V for vendetta” di Alan Moore (1982) o il ciclo di “Mad Max” (Interceptor, Interceptor – Il guerriero della strada, Mad Max – Oltre la sfera del tuono, Mad Max – Fury Road), e proseguire poi con capolavori poco conosciuti come “The Giver” (1993) di Lois Lowry, “Battle Royale” (1999) di Koushun Takami, “Genesis” di Bernard Beckett, “The Lobster” (2015)… ma sarebbe meglio arrivare al dunque, per dare un senso a tutti questi titoli.

Ebbene, che cos’è esattamente che accomuna gli elementi di questa lunga (e non completa) lista della spesa?

Non è la fama, nonostante molti dei libri, film e fumetti citati siano estremamente famosi, conosciuti ed amati, così come non sono i temi dell’amore, del mistero e dell’azione a renderli simili. A differenza di quello che ci si potrebbe aspettare, poi, non è nemmeno la pura fantascienza in sé ad avvicinarli del tutto, bensì i concetti di distopia e ucronia, contenuti in essa.

L’ucronia (fantastoria) è un genere letterario che si riferisce ad una narrativa che immagina futuri alternativi basati sull’idea che la storia effettiva del mondo abbia avuto un seguito diverso rispetto a quello reale.

La distopia (anch’essa genere letterario) si basa sulla descrizione di una realtà futura nella quale tendenze sociali e politiche percepite nelle società attuali sono estremizzate in senso negativo. Il termine “distopia”, infatti, è stato coniato come contrario a quello di “utopia”.

Le opere distopiche si manifestano dunque in veste di ammonimenti, come critiche e caricature acute di pericoli avvertiti nel presente, spostando però l’interesse su epoche future.

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Le distopie ci raccontano quindi di società perfette ma portate talmente all’estremo da riuscire a trasformare tale “perfezione” in degenerazione; ci raccontano di degradazione del vivere civile, di controllo su ogni aspetto della vita umana, di vera e propria disumanizzazione;

Le distopie ci mettono in guardia da temi comuni e sentiti quali propagande di regime e società gerarchiche, conformismo preponderante, depersonalizzazione e soppressione dell’individualità, sorveglianza continua ed estrema, perdita del legame col mondo naturale, avvelenato e radioattivo, con conseguenti mutazioni genetiche sfiguranti.

Niente di tutto questo ci suona nuovo, non è vero?

Adesso il termine “ritorno”, proveniente dal titolo di questo articolo, ci suona un po’ meno estraneo…

Le ucronie e le distopie non vogliono che puntarci il dito contro perché, nate “da una riflessione sul presente e da uno studio sul passato”, criticano duramente ciò cui l’uomo potrebbe catastroficamente andare incontro. Ed è proprio qui che troviamo il tema del ritorno più radicato che mai: le tirannie si risvegliano e l’errore umano si ripete sotto ogni aspetto ignorando, come sempre, una storia maestra di memorie mai ascoltate.

“Le memorie non riguardano solo il passato, determinano il nostro futuro”. (The Giver – Lois Lowry)
Elisa Berrugi

 

Francesco Bondielli
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