Oggi, Luigi Bulleri compie 90 anni, li festeggerà al circolo Arci Pisanova alle 17:00, racconterà ad amici e compagni il suo essere stato sindaco della nostra città e militante comunista. Per me è stato, insieme a Giuliana Berti, la persona che mi ha accolto, mi ha insegnato a lavorare, entrambi sono le persone che hanno saputo aspettare che imparassi a vivere e camminare sicuro nelle strade della nostra bella città. Quindi sono onorato e anche orgoglioso di poterlo accogliere in uno di quei luoghi a lui caro. Auguri Gigi.
Quando nel 1972 arrivai a Pisa dalle campagne della Sardegna, la prima impressione che ebbi fu di paura. Ritrovarmi a camminare fra tanta gente a piedi, in bicicletta o in pullman affollati, a me, cresciuto in solitudine, dava un senso di insicurezza. Camminavo per strada vagando da un marciapiede all’altro e, come fanno i cani abbandonati, mi voltavo sempre all’indietro. Fu la bontà d’animo di una donna comunista ad accogliermi e a insegnarmi a vivere la città. Giuliana Berti, donna colta, medico, militante prima poi amministratrice. Fu con questa donna illuminata che varcai per la prima volta la soglia di un circolo Arci, era quello di Putignano dove Lei, allora presidente dello “schema 13” consorzio di comuni che si occupava di risorse idriche, era andata per una riunione con i cittadini che lamentavano la penuria d’acqua nei rubinetti delle loro case. Ancora oggi ho ben presente quel giorno, non tanto per la riunione in una sala al primo piano a cui io non partecipai, ma per i frequentatori del circolo: operai incalcinati che giocavano a carte in saloncini fumosi, bambini che scorrazzavano chiassosi e poche donne in disparte. Mi sentivo a mio agio nonostante poco capissi degli insulti bonari che si davano i giocatori delle carte, le discussione sulle partite di calcio dei giovanotti e i rimbrotti urlati ai bimbi scorrazzanti. Fu in quella occasione che Giuliana Berti mi spiegò la natura associativa dei circoli Arci e mi disse che a Pisa ce ne erano diversi, tutti importanti, e fu da allora che quando volevo ricaricarmi e prendere coraggio entravo in un circolo per bere una birra o consumare un gelato.
La mia militanza, prima sindacale poi all’interno del partito comunista, mi ha portato ad avere uno stretto rapporto con dirigenti di questi circoli uno fra tutti Enzo Cini, mitico sindacalista, dirigente territoriale di Porta a Mare e organizzatore di mega feste dell’unità. E’ grazie al legame stretto con questi compagni che decisi, prima della Bolognina, di prendere la tessera del partito Comunista, a suggellare un rapporto amicale oltre che di militanza con le persone che mi avevano accolto e insegnato a vivere la città. La tessera mi fu consegnata dalla segretaria della sezione Vasco Viviani di via del Borghetto Daniela Pioli davanti ai due garanti Giuliana Berti e Lugi Bulleri….
La “Svolta” annunciata da Achille Occhetto segretario del P.C.I. alla Bolognina determinò lo scioglimento del partito comunista e provocò una diaspora drammatica di tanti militanti; molti abbandonarono e non si iscrissero al nuovo soggetto politico PDS. Le sezioni si svuotarono, molte scomparvero, ed è stato in questo scenario che io fui nominato segretario. Giovane e un po’ incosciente accettai, incoraggiato da quelli che erano stati i miei garanti e dalla stessa Daniela Pioli e mi misi a disposizione. Fu un anno difficilissimo. Si rese necessario l’accorpamento delle sezioni; la “Vasco Viviani” venne accorpata con la “Enrico Berlinguer” di via Galluzzi in Pisanova e io ne divenni segretario. Partimmo con pochi iscritti e sfibranti discussioni. Per ricostruire bisognava ripartire e quale posto migliore di un circolo Arci?
Il circolo Arci Pisanova, a pochi passi dalla sezione, costituito con atto pubblico il 20 Novembre del 1981, risulta essere la più giovane Casa del Popolo della Toscana; aveva una struttura a L e ospitava sul lato corto il bar e su quello lungo la sala da ballo; sul fronte ovest una pista per il ballo estivo delimitato da tettoie incannicciate; fra questa e la strada un giardino con un pratino verde circondato da una siepe di allori; sulla parte del fabbricato esposta a sud i bagni e un angusto ufficio. Bussai alla porta di questo ufficio per presentarmi, vi trovai l’Arrighini con funzioni di segretario, il Giuntini tesoriere, il Parentini seduto su una sedie a rotelle, lo Sasso, il Volpi e Gigi. Esposi loro il motivo della mia visita che fondamentalmente era quella di instaurare un rapporto di collaborazione fra la sezione e il circolo per far ripartire quella cinghia di trasmissione che si era interrotta con la “Svolta”. «Vieni, vieni, hai voglia di veni’, qui c’è da fa’ più che da di’» disse il Gigi anticipando tutti. Non sono stato a pesare l’ironia che celavano quelle parole, a me era sufficiente aver sciolto il ghiaccio. Tutti i giorni, uscito dal lavoro passavo, prima di tornare a casa, al circolo a salutare e poi in sezione. Nel tempo conobbi il gruppo delle donne: la Isa, responsabile del ballo, la Mildred e la Milena, regine della Cucina, la Mirella tombolaia, La Vivetta e la Franca. Mentre gli uomini venivano chiamati per cognome quasi fossero nomi di battaglia, le donne avevano il privilegio di essere chiamate per nome. In base a questo uso ben presto anche io diventai il Branchitta. Da lì a poco conobbi il Bernardini (Graziano) il Presidente e sua moglie Patrizia Dini. Di queste compagne e questi compagni diventai ben presto amico e loro per me maestri di vita; imparavo tante cose, una su tutte l’uso del “noi”. Fare le cose insieme era un fatto normale, magari ci voleva più tempo per realizzarle, magari il risultato era preceduto da una discussione di troppo, ma alla fine la soddisfazione era tanta e di tutti.
La collaborazione fra la Sezione e il circolo cominciava a dare i suoi frutti, gli iscritti aumentavano e il quartiere ritornava a essere partecipe quando si affrontavano i problemi della comunità. Fu sull’onda di questo ritrovato entusiasmo che decidemmo con Carlo Gori, membro della segreteria comunale del partito, di chiedere la disponibilità a candidarsi come consigliere comunale a Ermanno Conti, farmacista del quartiere. Ermanno, anarchico Carrarino, era molto popolare nel quartiere, accompagnava la vendita delle medicine con una lezione di antifascismo. Lui dette la disponibilità e fu l’inizio di una bellissima avventura.
A Ermanno piaceva la politica e i luoghi dove la politica si svolgeva: la sezione e il circolo Arci; per questo finito di lavorare, alle 5 del pomeriggio passavo a prenderlo nella sua farmacia, ci ritiravamo in uno di questi luoghi a discutere del quartiere; più spesso andavamo direttamente fra le persone ad ascoltare i loro problemi e dar loro una mano per cercare di risolverli.
Dopo il dissolversi dei partiti storici nasceva L’ULIVO e con Ermanno aprimmo la sezione ai comitati per “L’Italia che vogliamo”. Con questo gruppo di giovani entusiasti organizzammo nella sede del circolo Arci Pisanova la prima e forse unica festa dell’ULIVO a cui partecipò il presidente del consiglio Romano Prodi. Da quel momento Ermanno e io entrammo a far parte della “famiglia” Arci Pisanova con ruoli lui di vice presidente e io di segretario e cominciamo a sognare una casa del popolo nuova, più grande, più funzionale. Grazie alla abilità gestionale di Graziano Bernardini riuscimmo nel 2004 a realizzare questo sogno e ricorrendo a un mutuo ipotecario di 700 mila euro da restituire in 15 anni abbiamo realizzato una struttura fra le più grandi in toscana, con una sala polifunzionale di 400 posti, sala bar con annesso sala per il gioco delle carte, una sala riunioni di 100 metri quadri e un grande spazio all’aperto per eventi estivi…….
Oggi il circolo Arci Pisanova, che qualcuno si ostina a chiamare ancora “circolino” irritandomi non poco, è una grande realtà associativa non solo del quartiere ma di tutta la città e della Toscana. Si tengono corsi di musica, recita di fine anno delle scuole del quartiere, si organizzano manifestazioni politiche, assemblee di condominio, mercato contadino e la tripla EEE… il nostro circolo è davvero una realtà associativa di cui andare orgogliosi.
In questo momento rivivo quel blocco trasmissivo fra sezione e circolo determinato allora dalla “ SVOLTA” della Bolognina.
L’intuizione di istituire l’ARCI nel “57 fu giusta; da allora fino ad oggi i Circoli ARCI sono stati un presidio di libertà, di custodia della democrazia e dei valori antifascisti, forti punti di aggregazione, hanno colmato solitudini e dato alle persone il senso di comunità . Noi abbiamo percorso questo sentiero dietro il lume del Lampadiero di Ton Benetollo semplicemente perché ci abbiamo creduto. Speriamo che altri ci seguano e proseguano su questo sentiero illuminato.
Luigi Branchitta
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