Il bacio della donna ragno e Figli di un dio minore: minoranze, politica, educazione, sentimento.
Elegante e sobrio tanto da incarnare il classico yuppie di metà anni ‘80, stiloso da sembrare britannico, sempre riflessivo e con un gran senso della misura. Così si presentava William Hurt negli anni ’80, decennio nel quale l’attore nativo di Washington ha espresso al meglio le proprie qualità attoriali in film come Brivido caldo, Gorky Park o nel suo fulminante debutto Stati di allucinazione. In questo articolo saranno prese in esame due pellicole che hanno visto l’attore farsi megafono di alcune minoranze come l’omosessualità e il mondo dei sordo-muti: Il bacio della donna ragno e Figli di un dio minore.
Il bacio della donna ragno (Kiss of The Spider Woman, Héctor Babenco, 1985)
Nel 1982 il produttore David Weisman e il regista Héctor Babenco vengono attratti dal romanzo Il bacio della donna ragno, opera dello scrittore argentino Manuel Puig. Il soggetto del libro – e dunque anche del film – verteva sulla convivenza forzata in una cella di un carcere brasiliano, durante gli anni del regime militare, di un dissidente politico e di un omosessuale. Quest’ultimo, inizialmente, doveva avere il volto di Burt Lancaster. Solamente dopo l’abbandono del famoso attore newyorchese, dovuto essenzialmente al disaccordo tra la sua proposta di sceneggiatura e quella di Leonard Schrader (fratello del più celebre Paul), il ruolo fu affidato a William Hurt.
Babenco, nei 120 minuti della durata del film, riesce ad unire una serie di suggestioni che portano lo spettatore a viaggiare su piani paralleli: il mondo reale e crudo del carcere, il mondo fittizio costituito dalle scene del film di propaganda nazista che Luis Molina (William Hurt) racconta a Valentin Arregui (Raul Julia), il mondo onirico rappresentato dalla fantomatica storia della donna-ragno e dal finale enigmatico, una sotto-trama spy necessaria alla narrazione ma soprattutto una costruzione dei personaggi eccellente, sopraffine e poetica.
Leggere le critiche e le dichiarazioni dell’epoca (L’Unità del 14 maggio 1985, 26 marzo 1986 e La Stampa dell’8 ottobre 1985) ci aiuta a capire come al regista e agli attori veniva chiesto assiduamente di focalizzare i motivi della scelta di questa tematica così borderline.
Il regista, al momento del lancio della pellicola, dichiarò che «il fatto che uno di costoro sia omosessuale non ha, secondo me, alcuna importanza». Mentre William Hurt disse che accettare questo ruolo fu «semplice perché Hector Babenco mi ha lasciato scoprire questo personaggio, Molina, senza influenzarmi particolarmente. Per me è stata una sfida, una operazione di grande delicatezza, come cercare di forgiare con un martello un ago d’oro, meglio ancora una piuma […] Non mi sono messo a studiare né i carcerati né gli omosessuali. Ho solo cercato di esprimere tenerezza ed amore, cose che appartengono a tutti».
Da queste e altre parole e pensieri ma soprattutto dalla visione dell’opera è facile capire come Puig, prima, e Babenco, dopo, hanno voluto rappresentare un affresco di diversità e minoranze, dove il dissidente politico e l’omosessuale rappresentano qualsiasi minoranza ostacolata, osteggiata, messa alla prova, condotta al compromesso o alla tentazione, posta davanti alla via più semplice per ottenere una sorta di lasciapassare per il mondo dei “normali”, quel mondo fatto di etichette che questo film tenta di scardinare.
Figli di un dio minore (Children of a Lesser God, Randa Heines, 1986)
Terminata l’avventura della donna ragno con la vittoria dell’Oscar come miglior attore protagonista, Hurt si imbarca in nuovo progetto ambizioso, anche se di carattere più leggero, sentimentale e commerciale. Il punto di partenza per questo film di Randa Heines è un’opera teatrale, Children of A Lesser God di Mark Medoff. In questo lavoro William Hurt entra nei panni di un professore testardo, moderno e rivoluzionario che ha a che fare con degli alunni particolari: ragazzi sordomuti interpretati da un cast di veri attori portatori di questo handicap. Il film mette in scena l’inserimento del nuovo professore nell’istituto, il suo rapporto difficile ma alla fine vincente con i suoi alunni e la storia d’amore del docente con l’addetta alle pulizie scolastiche (l’attrice realmente sordomuta Marlee Matlin). Il film incontrò alcune difficoltà di realizzazione dovute alla coordinazione di un cast prevalentemente costituito da esordienti. La Haines raccontò che durante la lavorazione di una scena «loro mi capivano e io capivo loro. Altre volte, invece, capitava che, quando gridavo “azione”, non si muoveva nessuno».
Se Il bacio della donna ragno è un film che vive di suggestioni, di una raffinatezza di fondo che paradossalmente cozza con gli austeri ambienti delle carceri, Figli di un dio minore è un dramma sentimentale molto più canonico, ma non per questo privo di fascino dettato soprattutto dai metodi didattici di Hurt che anticipano di qualche anno quelli di Robin Williams ne L’attimo fuggente e dalla difficoltà di comunicazione tra i due amanti: per loro, andare oltre le etichette ha rappresentato il coronamento di una vita di sacrificio; per i carcerati narrati da Puig andare oltre le etichette è stato un traguardo più triste e fatale, ma al tempo stesso liberatorio.
Tomas Ticciati
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