Woody Allen e l’umorismo in pillole

Dai tre classici di Woody Allen emerge il filo rosso del suo umorismo

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Se Marlowe scrisse i lavori di Shakespeare, chi scrisse quelli di Marlowe? La risposta sta nel fatto che Shakespeare era sposato con una donna di nome Anne Hathaway. Non ero sicuro se Shakespeare era Marlowe o Marlowe era Shakespeare o cosa. So solo questo, che non avrei mai preso uno dei loro assegni – e le loro opere mi piacciono”.*

Il genere umoristico è da sempre legato a formule narrative brevi, in particolare al racconto, sia come espressione della voce di un narratore onnisciente che amplifica l’assurdità di una situazione, sia come finto testo autobiografico che si fa parodia dell’autore stesso, sia come descrizione di scene di vita quotidiana che messe in risalto come straordinarie acquistano una connotazione comica, sia come elaborazione di avvenimenti e personaggi conosciuti attraverso un’insolita lente di ingrandimento.

Nelle sue tre raccolte di racconti, Senza Piume, Effetti Collaterali e Rivincite, Woody Allen sperimenta infiniti livelli di umorismo in diverse forme narrative, passando dall’autobiografia parodiata allo sketch teatrale fino alla corrispondenza epistolare.

La parodia, che per sua natura è priva di una forma narrativa definita, è trasformata in colonna portante di tutti i racconti, rivestendosi della struttura dello sketch comico. Allen parodia se stesso, ma anche tutti i grandi della letteratura (Kafka, Hemingway, Shakespeare, Camus, Joyce, Ibsen…) senza tralasciare autori sconosciuti come Ross MacDonald e Mickey Spillane. Nessuno è escluso dal filtro alleniano, nemmeno personaggi di un certo calibro come Dio o la Morte stessa.

WP_20160131_18_58_56_Pro (1)“La Morte (poiché non è altri che lei): Gesù! Per poco non mi rompo il collo.

Nat (guardandola con smarrimento): lei chi è?

La Morte: la Morte.

Nat: chi?
La Morte: la Morte. Senti – posso sedermi? Per poco non mi rompevo il collo. Sto tremando come una foglia.

Nat: chi è lei?

La Morte: la Morte. Hai un bicchiere d’acqua?

Nat: la Morte? Come sarebbe a dire, la Morte?

La Morte: Cos’è che hai? Non vedi il costume nero e la falce imbiancata?

Nat: sì.

La Morte: E’ Halloween?

Nat: No.

La Morte: e allora sono la Morte. E adesso posso avere un bicchier d’acqua – o una soda?”*

Dal film Io a Annie, 1977

                                          Dal film Io a Annie, 1977

Per un comico e a maggior ragione per Woody Allen la comicità ha inizio e raggiunge il suo apice massimo proprio nella parodia di se stesso, che da’ origine all’esistenza di un personaggio parallelo che non troviamo solamente nei suoi racconti, ma molto frequentemente anche nei suoi film. L’alter ego di Woody Allen è l’ebreo imbranato, il prototipo dello schlimazel, non il personaggio goffo che inciampa in una zuppa, ma la vittima inconsapevole del destino e delle avversità.

Anche Weinstein aveva filtrato con i comunisti. Per fare colpo su una ragazza alla Rutgers University, si era trasferito a Mosca e si era arruolato nell’Armata Rossa. Quando le telefonò per un secondo appuntamento, lei stava già con qualcun altro. Il suo grado di sergente nella fanteria russa lo avrebbe danneggiato in seguito, quando ebbe bisogno di un visto per avere l’antipasto gratis prima di una cena a Longchamps.”*

L’Allen degli esordi, che è proprio quello dei racconti, dimostra una perfezione stilistica che rende le sue opere perfette dal punto di vista tecnico; il risultato è un humor sempre garantito, qualsiasi sia la forma scelta: si passa dall’anticlimax (“Non solo Dio esiste, ma provate a trovare un idraulico nel weekend”), all’allusione (“Preferisco di gran lunga la cremazione alla sepoltura, e tutte e due a un weekend con la signora Needleman”), al non sequitur (“E’ meglio amare o essere amati? Nessuno dei due se il vostro colesterolo è più di seicento”).

Manhattan (1979) Directed by Woody Allen Shown from left: Diane Keaton, Woody Allen

d                                           al film Manhattan (1979)

I personaggi, i luoghi e le situazioni descritte nei racconti sono anticipatori di ciò che vedremo poi nei suoi film, sia con i continui riferimenti all’umorismo ebraico, la filosofia, la psicanalisi, la religione e la satira, e questo avviene in modo più esplicito con quei racconti che rappresentano l’idea primigenia da cui poi scaturirà il film (ad esempio “Un ricordo degli anni Venti”, da cui è tratto Midnight in Paris).

Il Woody Allen a noi contemporaneo sembra tuttavia allontanarsi dall’acume dei primi tempi, in molti lo hanno criticato per essersi uniformato alla società attuale perdendo quella freschezza e vivacità dei primi lavori. Ma il lavoro del comico si costruisce proprio intorno all’umanità che lo circonda, di conseguenza la comicità e l’umorismo di Allen si sono evoluti e hanno seguito immancabilmente il declino della società: se i soggetti risultano infatti più decadenti, rimane intatta la sagacia e l’ironia dello scrittore/regista, o meglio dell’artista. Allen si dimostra anzi come un anticipatore del futuro della società contemporanea:

Più che in ogni altra epoca storica, l’umanità si trova a un bivio. Una strada porta alla disperazione e allo sconforto più assoluto. L’altra alla totale estinzione. Preghiamo il cielo che ci dia la saggezza di fare la scelta esatta”.*

Dagli anni ’60 ai giorni nostri Woody Allen si è dimostrato uno specchio dell’uomo contemporaneo, debole nel suo rapporto con Dio e con se stesso, inerme di fronte all’ineluttabilità del destino, in continua balia di qualcosa che non può controllare, un uomo decadente. E’ questa la costante che caratterizza i suoi lavori, siano essi racconti o film, e l’umorismo è la chiave attraverso la quale questo mondo alla deriva può essere affrontato dall’uomo comune e perché no, anche dallo scrittore stesso.

*Ma piano… molto piano, in Senza Piume, pag 137

*La morte bussa, in Rivincite, pag 41

*Niente Kaddish per Weinstein, in Senza Piume, pag 147

*Il mio discorso ai laureandi, in Effetti Collaterali, pag 57

Maria Cristina Impagnatiello

 

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