PISA – Misurare il successo di una manifestazione alla prima edizione, non sarebbe neppure troppo corretto, poiché ogni evento ha bisogno di tempo per entrare nel cuore e nelle abitudini delle persone.
Per BeeRiver possiamo decisamente fare eccezione. Pur essendo alla sua prima edizione il successo è stato indubbio. Più di 15.000 degustazioni, oltre 4.000 calici ritirati all’ingresso, fanno pensare che almeno 6/7.000 persone abbiano preso parte alla tre giorni pisana dedicata alla birra artigianale, che si è tenuta alla Stazione Leopolda. Il clima primaverile ha sicuramente aiutato gli organizzatori, ma gli ingredienti per la riuscita dell’evento erano stati valutati e studiati con attenzione. Oltre alla birra, pietanza principale e indiscussa, gli spazi, la formula (ingresso gratuito), il cibo, la musica, e tutto il resto è stato calibrato a dovere.
Così è risultato piacevole e rilassante passare anche molte ore a BeeRiver. Belle persone, clima rilassato: pur essendo molto frequentato, gli spazi erano agevoli e chi voleva trovare posti per sedersi (all’interno o all’esterno) riusciva a parlare in tranquillità. Infine, si mangiavano e bevevano prodotti di un livello qualitativo davvero alto, elemento oggi molto importante, perché crediamo che la cultura del cibo oltre a essere indispensabile rientri a pieno titolo nella cultura dei popoli.
Riportiamo, per onor di cronaca, una nota negativa: all’ora di cena il tempo di attesa per entrare è stato troppo elevato, a causa della lunga fila.
Le degustazioni, una al giorno, tenute dall’organizzatore Simone Cantoni, sono state partecipate e apprezzate, sia per gli accostamenti proposti (birra e formaggi, birra e salumi, birra e dolci) sia per le verie e proprie “lezioni” che Cantoni ha fornito ai partecipanti. La musica serale ha accompagnato tutti e tre i giorni con Sonămbula Triade Popolare la prima sera, il dj set di The Geckos la domenica, e i Betta Blues Society sabato sera.
Prima di passare a considerazioni più specifiche sui birrifici presenti e sulle loro birre vorremmo fare una riflessione, dato il successo di BeeRiver: speriamo che questa sia la prima di una serie di iniziative che promuovano la qualità e la consapevolezza alimentare, anche partendo da segnali semplici come quello che la birra si beve dentro un calice di vetro.
Birra del Borgo Borgorose – Rieti. «2005: Nasce ufficialmente Birra del Borgo a Borgorose, un piccolo paese in provincia di Rieti, al confine tra Lazio ed Abruzzo nella riserva naturale dei Monti della Duchessa. Nel Vecchio Birrificio di Colle Rosso vedono la luce le prime birre che avranno un grande successo e faranno conoscere Birra del Borgo in tutto il mondo: la ReAle, la DucAle, la Duchessa».
Si presenta a BeeRiver con quattro birre, due dolci e due amare. Di notevole impatto, rispetto alla sua categoria, è la Reale. Un’ambrata dove spicca il forte sentore di luppoli, di decisa ma non troppo connotazione alcolica. La prima birra prodotta da questo birrificio, nella quale si vede tutto l’amore profuso per questo mestiere.
Birrificio Badalà Montemurlo – Prato. «Nel 2013 la congiuntura astrale sembra tramare in nostro favore. Quell’idea che continuava a baluginare sotto la cenere si è riaccesa in un lampo, avevamo “Interessanti prospettive per il futuro». Ed ora siamo qui a goderci questa realtà e a condividerla con voi. Ricette storiche, ricette nuove e mille idee per nuove sperimentazioni. Godiamocela!
Ci dispiace ma non siamo riusciti ad assaggiare prodotti di questo birrificio, dato che sono produttori di zona, speriamo di poter recuperare quanto prima
Birrificio Bibibir Castellalto – Teramo. «Bibibir è il risultato di circa dieci anni di homebrewing durante i quali i soci, con grande passione, hanno impiegato tutto il loro impegno per migliorare le proprie tecniche di produzione. In particolar modo Bibibir si è ispirato ad alcuni impianti tipici belgi per poi progettarne uno unico, secondo le proprie esigenze e seguendo quelle che erano le abitudini delle cotte fatte in casa».
Specializzato nelle birre belghe in special modo, le trappiste. Ottime vedo quadruplo, e vedo triplo. Due birre dalla forte connotazione speziata, con fiori d’arancio, e lieve sentore di cannella, la prima è una forte scura che maschera fin troppo bene i dieci gradi alcolici. La seconda è una birra decisa che scende benissimo in bocca, di forte impatto per una bionda.
Birrificio del Doge Zero Branco – Treviso. «Dall’amore per la Natura e per tutto ciò che grazie ad essa si può creare nasce la passione per la birra: passione che, nel 2008, i fratelli Giuman ed il birraio Federico Casarin decidono di trasformare, da semplice hobby, in lavoro.Il Birrificio del Doge ha come suoi punti di forza la meticolosa selezione delle materie prime, la scelta di utilizzare acqua di fonte e, soprattutto, la voglia di offrire un prodotto di prima qualità: sono queste le basi da cui partire per garantire, ad ogni sorso, una birra buona da bere e piacevole da gustare».
Birrificio, particolare, da premiare sicuramente la simpatia dei rappresentanti. Degna di nota la loro Vienna lager, anche se distante dai miei gusti personali. Meno convincente la loro weizen.
Birrificio Etnia Cassano delle Murge – Bari. «Estro, ricerca e tradizione, gli ingredienti presenti in ogni birra ETNIA.
Linea TOP o linea SESSION, li ritroverete in ognuna delle sei scelte. L’estro dei sapori, la ricerca degli abbinamenti, la tradizione italiana di una serie di birre che vorrete bere di nuovo».
Birrificio che sicuramente ama le scommesse. Le sue birre sperimentano varie tipologie poco diffuse. Per chi ama scoprire cose nuove, da provare sicuramente la birra NZ, con luppoli provenienti dalla nuova Zelanda, dove spiccano forti sentori erbacei. Sicuramente particolari anche le altre birre speciali. la USA e UK. Ottima, per un pasto tranquillo o da bere in riva al mare la Double Blanche.
Birrificio Sorrento Massa Lubrense – Napoli. «Il Birrificio Sorrento nasce nel 2009 come frutto del sogno e della passione coltivati da Giuseppe Schisano e Francesco Galano nella penisola sorrentina, lì dove nei primi anni ’80 nacque il primo microbirrificio italiano. Ben presto nascono due etichette, che uniscono tecnica brassicola e territorio».
Birrificio che sicuramente mette grande impegno nella ricerca di materie prime. Non si cimenta in molti stili, produce solo due birre, una chiara e una ambrata. Tra esse degna di nota sicuramente la chiara, leggera ma non troppo, beverina, adatta anche agli aperitivi e alle calde giornate estive, in essa spiccano, i limoni di Sorrento.
J63 Birrificio Agricolo Toscano Tenuta Torre a Cenaia, Crespina – Pisa. «Il Birrificio Agricolo Artigianale J63 coltiva autonomamente l’orzo necessario alla realizzazione della birra. Una volta raccolto, il cereale viene inviato al maltificio consortile per ricavarne il malto e da lì torna al Birrificio, dove ha inizio la lavorazione».
Sicuramente bisogna soffermarci sul nome, un birrificio agricolo infatti è un birrificio che deve produrre autonomamente più del 50% delle materie utilizzate. Detto questo, qui vediamo la passione e l’amore di chi ama il proprio mestiere, le birre sono leggere per la maggior parte, ma con aromi particolari che emergono al retrogusto. Ottima nel suo genere la Jrubra.
La Gilda dei Nani Birrai Pisa. «La Gilda dei Nani Birrai è il primo birrificio ad avere un impianto di produzione situato entro i confini del comune di Pisa. Ed è nato con il preciso intento e di sviluppare un forte radicamento nel territorio: di comunicare con chiarezza il proprio senso d’appartenenza alla città e alle sue tradizioni».
Il Birrificio di Pisa, come quello di Livorno, vanta una vasta gamma di stili birrai, nonostante la sua recente nascita. La birra è prodotta con materie prime di qualità, personalmente consiglierei sicuramente la loro ammiraglia la Draconis, un Belgian Strong Ale da nove gradi, scorrevole e allo stesso tempo decisa in bocca. Oppure il loro ultimo prodotto, la Cordis, un’ottima Scottish Ale, che bilancia stupendamente il dolce e l’amaro, da provare anche per chi non ama, come me, quello stile.
Piccolo Birrificio Clandestino Livorno. «All’alba l’odore di malto pervade il capannone. Controlliamo le temperature, i tempi… siamo in piena cotta: acqua, malto d’orzo, luppolo e spezie. Per non rimanere mai senza scorta».
Forse uno dei miei preferiti. Produce tantissime birre di stili diversi. Quasi tutte degne di nota. Ma dividendole tra dolce e amaro, sicuramente consiglierei le birre dolci. Ne cito due in particolare, la Cinque e Cinque, una birra Strong Ale Belgian dalle fortissime e decise note speziate. Una delle migliori nel genere. Poi la Santa Giulia, una American Brown Ale, che fa risaltare la dolcezza dei malti caramellati, con un’ottima combinazione dei luppoli.
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