PISA – C’è della magia sotto le stelle di Pisa. E, per una volta, non c’entrano i suoi gioielli artistici né l’atmosfera di una fresca notte di fine settembre.
Dalle 21 di venerdì 23 alla mezzanotte di sabato 24, Borgo Stretto si è trasformato in una piccola Hogwarts per celebrare l’uscita dell’ottavo capitolo di una delle saghe più famose del mondo. Harry Potter e la maledizione dell’erede (edito da Salani) è il testo dello spettacolo teatrale di Jack Thorne (scritto e ideato con la signora Rowling e John Tiffany) che ha debuttato a Londra lo scorso luglio.
La notizia di un nuovo capitolo è stata accolta da un misto di scetticismo e trepidante attesa (con quest’ultima in discreto vantaggio), ma la signora Rowling non ha infranto – per ora – la promessa di concludere la saga “ufficiale” con il settimo romanzo. Che è solo il punto di partenza per questa storia. Quella, sì, nuova. “L’ottava storia. Diciannove anni dopo”. Si presenta così il nuovo volume, fisicamente più piccolo dei predecessori che avevano l’abitudine di presentarsi ai lettori in ordine crescente di grandezza, dando spago alla suggestione di crescere assieme a loro.
Abbiamo due “diciannove”. Gli anni trascorsi dalla prima edizione inglese del primissimo libro, Harry Potter e la pietra filosofale per gli italofoni, e quelli che dividono la storica battaglia di Hogwarts – in cui Harry uccide lord Voldemort – dall’ultimo capitolo del romanzo conclusivo. Siamo alla stazione di King’s Cross, dove Harry, Ron e Hermione hanno accompagnato i rispettivi figli all’appuntamento col loro primo espresso per Hogwarts. Sulla pensilina del binario nove e tre quarti, s’intende.
Rispetto all’ottavo libro, non ci spingiamo oltre le poche righe di presentazione: «È sempre stato difficile essere Harry Potter e non è molto più facile ora, da impiegato al Ministero della Magia, oberato di lavoro, marito e padre di tre figli in età scolare. Mentre fa i conti con un passato che si rifiuta di rimanere tale, Albus, suo secondogenito, deve lottare con il peso di un’eredità familiare che non ha mai voluto. Quando passato e presente si fondono in un’oscura minaccia, padre e figlio apprendono una scomoda verità: il pericolo proviene a volte da luoghi inaspettati».
Harry Potter è tornato, dunque. E alla libreria Ghibellina, di Rimedia Deffenu, Paola Bertini, Elena Cioni e Maria Minutillo, nell’atmosfera di quel Borgo Stretto con cui abbiamo aperto le danze, sono accorse almeno centocinquanta persone per assistere alla (piccola) maratona di attesa prima di aprire i proverbiali scatoloni, che l’editore si è raccomandato di non violare fino alla mezzanotte. Fra letture scelte dai sette romanzi, domande al pubblico e un’originale lezione dal titolo “La fisica di Harry Potter spiegata ai babbani” di Marilù Chiofalo, assessore all’istruzione del Comune di Pisa, per l’occasione in veste di appassionata, la mezzanotte è arrivata in un colpo di bacchetta, e gli appassionati si sono diligentemente messi in fila per ottenere la propria copia scontata, in un rituale tanto consolidato quanto intimamente sottaciuto.
Ma non è tornato solo Harry Potter. Si è risvegliato quel legame emotivo, un vero e proprio fil rouge, in grado di unire più generazioni. Dai ventenni cresciuti con le parole della signora Rowling, passando per i loro genitori che lo hanno letto subito dopo e magari sono diventati degli accaniti fan, fino ai bambini di oggi. E, a tal proposito, è molto interessante il risultato di uno studio che la casa editrice Salani ha commissionato a Doxa, che ha tentato di scoprire chi sono i giovani della cosiddetta “generazione Harry Potter” (18-30 anni) e di comprendere il fascino esercitato sui lettori più piccoli (5-13 anni). Il lettore che emerge dalla prima fascia riconosce che, grazie alla saga, ha fatto propri valori quali l’amicizia, il coraggio e il gioco di squadra. E non occorre essere appassionati del genere fantasy, perché – sempre secondo l’indagine – molti bambini che si sono avvicinati alla lettura con Harry Potter al tempo della prima uscita italiana (1998), oggi hanno gusti letterari piuttosto eterogenei, lontani quindi dal fanatismo cieco e unidirezionale.
E i più piccoli di oggi? Doxa ci dice che i bambini che hanno conosciuto Harry Potter nel 2015 sono 6,6 volte quelli che lo hanno incontrato nel 1998. Non male.
Se uno degli scopi principali della letteratura è capire il mondo e interpretarlo con gli strumenti che è in grado di fornirci, in Harry Potter, a ben vedere, c’è un forte legame con l’attualità. Chi è l’antagonista? È chi si ritiene “puro”, come lord Voldemort e i suoi seguaci. È chi non conosce la pietà umana ed è ostile alle contaminazioni culturali, sociali e personali.
Forse la signora Rowling non sapeva che il confronto con la diversità sarebbe diventata una delle sfide più vertiginose del futuro del mondo. Forse.
Buona lettura e… fatto il misfatto.
(foto a cura di Ilaria Soriani)
Francesco Bondielli
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