#Orzo20 – Una storia di passioni, ideali e birra

Da Milano a Pisa in direzione ostinata e contraria

#Orzo20 – Milano

Fine anni 90. Milano. Facoltà di Agraria e Scienze e Tecnologie Alimentari.

Sono anni di grande fermento, il movimento della Pantera è ormai solo un ricordo, e la “Milano da bere” pure, anche se non è mai arrivata nei corridoi universitari, almeno non in quelli di Agraria. Berlusconi è da poco entrato in politica, quindi c’è molto da discutere e ci sono lotte da portare avanti.

Cinque amici, Rosa, Davide, Giuseppe, Alessio e Micaela, studiano e progettano il futuro. Giuseppe e Alessio frequentano Agraria gli altri Scienze e tecnologie alimentari.

Stesse passioni, stessi ideali, grande condivisione sugli aspetti fondanti della vita. Giuseppe ricorda «facevamo tutti parte del mitico collettivo di agraria quindi ci si conosceva “politicamente” da anni, in più con alcuni oltre a studiare si giocava insieme a pallone, si girava in bici per le colline, con tutti ovviamente si beveva!! Insomma eravamo rodati su più livelli».

Il contesto è effervescente, bella atmosfera, eventi culturali, tante opportunità, Milano è cosmopolita e ad Agraria ci sono iniziative, manifestazioni e intanto la laurea si avvicina.

È il 1996 e Rosa sta scegliendo l’argomento della sua tesi di laurea, tutto lascia pensare a una tesi sul vino e le nuove tecnologie. Un amico parlando le dice che a Milano, per la precisione a Lambrate, sta aprendo un nuovo birrificio artigianale.

Succede spesso così, ciò che ci può cambiare la vita arriva per caso. O, secondo gli antichi greci, per il fato i cui effetti non si possono né prevedere né mutare.

Rosa passa i successivi tre anni al birrificio Lambrate e qui incontra, tra gli altri, Lorenzo Dabove.

Negli anni novanta probabilmente, Lorenzo Dabove non è ancora il famoso e acclamato Kuaska, il “Santo Padre” della birra artigianale – come qualcuno scherzosamente lo chiama oggi – o il Profeta della birra, ma è già sicuramente il più grande conoscitore del mondo brassicolo estero, in particolar modo di quello belga e inglese.

Lorenzo Dabove detto Kuaska

Lorenzo riconosce subito il talento di Rosa e la «prende sotto la sua ala» come dichiara lui stesso oggi. Rosa è brava, lavora e studia freneticamente, «il suo arrivo a Lambrate – ricorda Lorenzo – dà un notevole impulso al birrificio, nonostante lei dovesse essere solo una tirocinante; le birre migliorano sensibilmente soprattutto la Porpora e la Brighella»

Con Lorenzo Dabove, Rosa andrà a Londra, in Belgio e poi in Germania.

Sono anni di formazione incredibili e fondamentali. Presentazioni, conoscenze, degustazioni, tanto studio e nel 1999 Rosa Gravina diventa la prima mastro birraia d’Italia.

Agli albori del nuovo secolo, Davide, Rosa, Giuseppe, Alessio e Micaela sono tutti laureati e hanno un grande sogno: cambiare vita, cambiare città e far sì che il loro lavoro coincida con la loro filosofia di vita. «Volevamo andar via da Milano e costruire qualcosa» racconta Giuseppe.

La Toscana è una meta molto ambita, racchiude molti degli aspetti che il gruppo sta cercando. Il suo aspetto naturalistico e paesaggistico è sicuramente il più attrattivo, qui è possibile trovare città universitarie molto vicine alla campagna dove ci sono ampi terreni coltivabili e inoltre la Toscana è da sempre una regione di sinistra e potersi trasferire in un luogo con un clima politico affine ai loro ideali è molto allettante. I nonni di Giuseppe all’epoca abitano a Pisa, il nonno lavora alla Piaggio. Inoltre a Pisa c’è anche il mare «per un milanese, anche Tirrenia sembra mare» dice oggi Giuseppe ridendo.

#Orzo20 – Pisa

Così nel 2002 Rosa, Davide, Giuseppe, Alessio e Micaela e il loro carico di sogni arrivano a Pisa. La realtà li sta aspettando.

Le cose da fare sono davvero tante. Servono:

  • La licenza commerciale ( non dimentichiamo che nel 2003 le licenze commerciali sono contingentate e nel comune di Pisa sono bloccate)
  • Un fondo commerciale in città
  • Un fondo fuori città per l’impianto di produzione
  • I terreni per la produzione agricola

Il sogno nel cassetto è aprire un Birrificio Agricolo.

Come è normale che sia, arrivano le difficoltà, gli intoppi, la burocrazia, le carte e le scartoffie, e tutto questo è ingigantito dal fatto che ciò che chiedono e vogliono fare non è mai stato fatto, quindi non ci sono precedenti né casi da consultare. Chi richiede tutto ciò, inoltre, sono ragazzi poco più che ventenni.

Una delle difficoltà, la più grande di tutte è di tipo normativo quindi non aggirabile, né superabile. In quegli anni la produzione di birra, per la legge è considerata attività industriale quindi non assimilabile alla produzione agricola.

Il sogno del birrificio agricolo si interrompe qui. Rosa, Davide, Giuseppe, Alessio e Micaela erano in anticipo di almeno dieci anni.

La normativa cambierà, infatti, nel 2010 e il primo birrificio agricolo italiano nascerà qualche anno più tardi.

La prima definizione legislativa di birra artigianale arriverà addirittura nel 2016 con l’aggiunta del comma 4 all’ art. n. 2 della L. 16/62

Una volta messa da parte l’idea originale del birrificio agricolo, tutto il resto trova la quadra e a marzo del 2003 prende il via la produzione delle prime tre birre del Birrificio Artigiano a Bientina. Il 27 giugno inaugura a Pisa L’Orzo Bruno, in via Case Dipinte, 6/8

Giuseppe, Davide e Rosa – Orzo Bruno 2003

La Pisa del 2003 è già una città con una forte componente universitaria. L’Università di Pisa, La Scuola Normale Superiore e la Scuola di Perfezionamento S. Anna le tre scuole d’eccellenza della città attirano studenti da ogni parte d’Italia e non solo. In quel periodo gli studenti sono quasi 40.000 e 90.000 circa i residenti pisani. Il sindaco è Paolo Fontanelli che viene confermato per il secondo mandato proprio nello stesso anno. Ma, sotto l’aspetto commerciale la città è molto diversa. Via delle Case Dipinte – dove si trova l’Orzo Bruno – ne è un esempio. Nel 2003 non c’è nessun locale, per i pisani la strada e sopratutto la spiazzo davanti è ritenuto il luogo dello spaccio, pur essendo a meno di 100 mt di distanza da Borgo Stretto, la strada pisana dello shopping di qualità. Per l’esattezza non c’è nessun pub in tutta la zona a nord dell’Arno. La “movida” come la conosciamo oggi ancora non esiste. Ma le cose cambieranno in fretta. Già dopo due anni il locale funziona benissimo, giovani pisani e studenti fuori sede stazionano davanti al locale fino a tarda sera. Rapidamente la zona si trasforma e cambia aspetto, c’è un bel fermento: giovani che discutono di musica, di politica, di cinema, della società, ma anche degli esami e delle materie di studio. In questo contesto L’Orzo Bruno va avanti nel suo percorso

#Orzo20
Le tappe di questi 20 anni

Nel 2018 abbiamo l’unico cambio societario. Micaela, dopo 15 anni di attività, cambia strada e lascia. Al suo posto entra Livio, un ragazzo che aveva iniziato a lavorare all’Orzo nel 2010. «Diventare socio dell’Orzo Bruno e del Birrificio Artigiano è stata una scelta di vita – ci dice Livio -non certo una questione economica. Io sono di Cuneo e lì frequentavo il birrificio Baladin. Trovare a Pisa L’Orzo Bruno fu la prima bella scoperta. Quando ho iniziato a lavorarci me ne sono innamorato, è stata la conferma di ciò che immaginavo, un ambiente allegro, sereno, dove si respira una bella aria e si conoscono molte persone. Quando i soci mi hanno proposto di entrare in società mi ha davvero colpito, umanamente parlando. Una ricompensa per otto anni di lavoro e sopratutto la stima umana delle persone. Un giorno che ricorderò» Sempre in questo anno entra anche Francesco, un nuovo socio esclusivamente per la parte relativa alla produzione.

#Orzo20 – Il 27 giugno 2023 SI FA FESTA!!!

#Orzo20

Questo il claim scelto per la festa dei 20 anni di attività. Questo il programma della serata:

  • Musica con i Drunkenwillow
  • Presentazione di due nuove birre: B-day20 – nuova ipa al cedro e la Pioneer Spirit in collaborazione con @birrificiolambrate
  • Tanti gadgets e cotillons

Una festa in stile Orzo Bruno, niente fuochi artificiali o effetti speciali. Si mangia e si beve bene, si sta insieme e ci si diverte. Non serve di più

#Orzo20

Ma che cos’è oggi l’Orzo Bruno? Come si è trasformato o cosa rappresenta? L’Orzo Bruno è essenzialmente quello del 2003, quello che i soci fondatori volevano. Verrebbe da chiedersi perché se nel 2003 erano così avanti – l’ex sindaco Fontanelli ricorda che non riuscì ad andare all’inaugurazione (ci fu un’inaugurazione?) ma dopo qualche tempo andò a vederlo poiché in Comune si parlava molto di questa apertura, “erano la novità”. Dicevamo quindi, se vent’anni fa erano così visionari, perché il locale adesso è come quando ha aperto? Nessuna nuova insegna, il marketing è praticamente inesistente, non partecipano per scelta a nessun tipo di concorso per birre. Sembra quasi che vogliano andare sempre in direzione ostinata e contraria. Sarebbero assolutamente capaci di fare tutte le cose che i nuovi tempi richiederebbero, ma a loro piace così.

A questo punto, a fine di una piacevolissima serata, proviamo a fare ancora qualche domanda:

Il ventesimo compleanno porterà con sé qualche novità? «Da gennaio 2023 è operativo un nuovo impianto di produzione, più grande – dice Rosa – e sopratutto nel corso di questo anno aprirà la nostra tap room a Bientina»

Che cosa è rimasto dei sogni e cosa invece si è trasformato in un semplice lavoro? «ovviamente oggi è un lavoro – risponde Giuseppe – Oggi, oltre i sogni personali ci sono delle responsabilità verso altri, figli, dipendenti… ma un lavoro in cui cerchi di far star bene le persone grazie al prodotto che fai con le tue mani e grazie al tuo locale “contro il logorio della vita moderna” come recitava una vecchia pubblicità, è comunque un bel lavoro ed è una fortuna averlo».

Qualcosa che vi piacerebbe cambiare, qui nel locale? «Sarebbe bello allestire uno spazio fuori più consono – sostiene Livio – ma fino a che il Comune di Pisa non deciderà di fare una zona pedonale vera, senza moto, né auto è improponibile. Peccato, lo spazio esterno qui davanti sarebbe molto più bello libero dalle auto».

E così, mentre stiamo per salutarci un giovane ragazzo pisano, Dario, cresciuto anche trascorrendo serate con gli amici davanti al locale chiede:

Ma, qual era e qual è ancora, l’idea che sta dietro al progetto? poi ci spiega che lui a sedici anni fu molto colpito dal fatto che all’Orzo Bruno chiunque potesse andare in bagno senza consumare né chiedere il permesso, gli piaceva poter trovare i giochi, i libri in libera consultazione e tutto a un giusto prezzo. Ecco, Dario si è sempre chiesto se fossero scelte casuali o se in realtà avessero dietro una idea ben precisa. Risponde Rosa «L’idea era, ed è, il nostro progetto di vita. Creare un luogo di lavoro e un locale per i clienti che fossero entrambi rispondenti ai nostri ideali. Da questo deriva tutto il resto. Un ambiente di lavoro sereno e allegro e sopratutto onesto. Onesto nei confronti di noi stessi, dei clienti e dei dipendenti. Siamo felici ogni volta che riusciamo a creare anche un solo posto di lavoro in più, un lavoro retribuito in maniera legale e equa. L’onestà nei confronti del cliente significa che siamo sicuri di servire cibo e birra che noi per primi mangiamo e beviamo tutti i giorni sulle nostre tavole. Cibo e birra buono e sano. Per il prezzo, abbiamo cercato sempre di mantenerlo il più basso possibile rispetto alla qualità del prodotto finale, per far questo abbiamo scelto che il profitto derivasse dal volume totale degli affari. Sembra una scelta banale ma non lo è, significa essere sempre attenti all’organizzazione del lavoro. Anche gli altri aspetti derivano dall’idea iniziale: un locale consono ai nostri ideali. Un luogo dove tu puoi venire e sentirti a casa, indipendentemente da chi lavora quella sera, indipendentemente dal fatto che tu sia con amici o da solo, che tu abbia voglia di parlare o di riflettere, puoi leggere un libro, una rivista o ascoltare la musica. Il nostro locale doveva essere la casa di tutti voi ».

Probabilmente dentro a questa risposta ci sta anche tutto il non detto di questa storia. Grazie per questi 20 anni.

Buon Compleanno Orzo Bruno e lunga vita al Birrificio Artigiano

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